L'assunzione di un atteggiamento distonico dal proprio essere, porta nel breve a percepire uno stato di insoddisfazione, un senso di mancanza di qualcosa. E' proprio quando scatta questa percezione che arriva la consapevolezza che l'atteggiamento assunto non era del tutto spontaneo anche se a livello conscio era passato come tale.
Inizia allora un' ulteriore lavoro di introspezione e ti accorgi che inconsciamente avevi costruito UN modello di condotta con l'intento da una parte di non soffrire e dall'altra di rendere una privazione subita.
La visione di tutto ciò diventa chiara nel momento in cui ti osservi mentre passi da uno stato di calma e serenità apparente, ad uno stato in cui ti trovi a sfogare in maniera anomala l'emozione trattenuta. In quel momento percepisci un senso di rabbia che dirigi all'esterno verso qualcuno che pensi sia la causa della tua privazione, ma in realtà l'altro rappresenta semplicemente ciò che tu voi che sia a giustificazione del tuo malessere.
Comprendi allora che tutto è frutto della tua percezione e della tua non piena accettazione di ciò che è e di ciò che sei.
'L'accettazione sviluppata nel cammino interiore significa molto di più rispetto a quanto è abitualmente suggerito dalla parola 'accettare'. L'accettazione è l'opposto di resistere, di chiudersi nella contrazione egoica; l'accettazione è fondata sul coraggio di non chiudersi, di non indurirsi, di non resistere. L'accettazione è la più alta forma di amore. È il sì definitivo all'esperienza sacra della vita' (Dugpa Rimpoce).
Perciò l'accettazione è un aspetto intrinseco della consapevolezza. Non a caso l'aggettivo più frequente per definire la consapevolezza è 'non giudicante', ossia accettante. Dunque, vera consapevolezza di ciò che è, delle cose così come sono, significa aprirsi alla realtà, ossia accettare.
È solo aprendoci e accettando che comprendiamo meglio le cose: il movimento dell'accettazione è condizione indispensabile per capire.
«Sei tu stesso il tuo avversario, la causa ripetuta dei tuoi fallimenti, C'è in te un mondo oscuro, che non conosci. Affrontalo con armi di luce.»
Inizia allora un' ulteriore lavoro di introspezione e ti accorgi che inconsciamente avevi costruito UN modello di condotta con l'intento da una parte di non soffrire e dall'altra di rendere una privazione subita.
La visione di tutto ciò diventa chiara nel momento in cui ti osservi mentre passi da uno stato di calma e serenità apparente, ad uno stato in cui ti trovi a sfogare in maniera anomala l'emozione trattenuta. In quel momento percepisci un senso di rabbia che dirigi all'esterno verso qualcuno che pensi sia la causa della tua privazione, ma in realtà l'altro rappresenta semplicemente ciò che tu voi che sia a giustificazione del tuo malessere.
Comprendi allora che tutto è frutto della tua percezione e della tua non piena accettazione di ciò che è e di ciò che sei.
'L'accettazione sviluppata nel cammino interiore significa molto di più rispetto a quanto è abitualmente suggerito dalla parola 'accettare'. L'accettazione è l'opposto di resistere, di chiudersi nella contrazione egoica; l'accettazione è fondata sul coraggio di non chiudersi, di non indurirsi, di non resistere. L'accettazione è la più alta forma di amore. È il sì definitivo all'esperienza sacra della vita' (Dugpa Rimpoce).
Perciò l'accettazione è un aspetto intrinseco della consapevolezza. Non a caso l'aggettivo più frequente per definire la consapevolezza è 'non giudicante', ossia accettante. Dunque, vera consapevolezza di ciò che è, delle cose così come sono, significa aprirsi alla realtà, ossia accettare.
È solo aprendoci e accettando che comprendiamo meglio le cose: il movimento dell'accettazione è condizione indispensabile per capire.
«Sei tu stesso il tuo avversario, la causa ripetuta dei tuoi fallimenti, C'è in te un mondo oscuro, che non conosci. Affrontalo con armi di luce.»