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'L'erba voglio' di Alessandro Iob

26/4/2017

2 Comments

 
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Queste mie riflessioni nascono dalla casuale occasione di rivedere due film, entrambi collegati ad atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi di Calgary 1988. Il primo, dal titolo “Cool Runnings – Quattro sottozero“ (1993), racconta la favola della squadra Giamaicana di bob a quattro che riesce a qualificarsi e a partecipare alla competizione olimpica, mentre il secondo, “Eddie the Eagle - Il coraggio della follia” (2016), è ispirato alla storia di Michael Thomas Edwards, detto Eddie e soprannominato The Eagle, che divenne celebre per essere stato il primo atleta di nazionalità britannica ad aver partecipato alle Olimpiadi nella specialità del salto con gli sci.

Trovo che ambedue i racconti siano legati al nostro percorso e ritengo che le due storie, anche se la prima è più romanzata della seconda, raccontino le vicende di atleti che non vincono nelle discipline nelle quali partecipano, ma si impongono come uomini. Sono loro gli eroi, quelli che non mollano mai e che si trovano a dover affrontare difficoltà che sembrano imprese impossibili, ma che grazie alla loro volontà ferrea, alla dedizione e alla convinzione, diventano fattibili.

Inevitabile è il confronto. Io sarei capace di fare altrettanto, di avere tanta volontà, dedizione e convinzione da essere capace di affrontare “un’impresa impossibile” con la stessa dedizione e fermezza che questi atleti hanno dimostrato essere necessaria per raggiungere il loro obiettivo? Una parte di me tenta di indorare la pillola e di farmi notare che quelli che ho citato in fondo sono dei personaggi di una realtà romanzata e quindi in verità non sono altro che il frutto della narrazione di una favola, bella, con una splendida morale, ma pur sempre una favola. Ma questa giustificazione regge poco; mi vengono alla mente episodi, tremendamente reali, come le vicende umane e sportive di Bebe Vio e di Alex Zanardi, ambedue quasi schiacciati, ma con la forza di rialzarsi e tornare a combattere e, nei loro specifici casi, anche a vincere.

Quello che secondo me accomuna tutte queste persone è il verbo “Volere” e l’uso che essi ne hanno fatto e ne fanno quotidianamente. La lingua italiana è ricca e talmente variegata che ad ogni parola, ad ogni verbo è possibile associare differenti significati che hanno senso solo nel contesto nel quale sono espressi; è possibile verificarlo in un qualsiasi vocabolario. Ciò che ci ricordano e insegnano questi personaggi è quanto sia importante nei momenti di sconforto e di abbattimento, la capacità di usare il verbo “io voglio” nella sua accezione più imperativa. Volere significa essere deciso a ottenere qualcosa, ovvero avere la ferma intenzione di operare per il conseguimento di un risultato e di considerare con lucida certezza che “Volere è potere”, ovvero che chi davvero vuole ottenere qualcosa non si ferma davanti a nessuna difficoltà.

Il mio “io voglio” è certamente meno imperativo di quelli sopra citati e dal tempo dell’infanzia è stato condito con una cultura che ad ogni “io voglio” rispondeva in modo automatico ed immediato “l’erba voglio non esiste nemmeno nel giardino del re”, lasciandomi ammutolito e senza nessuna capacità di ribattere. La richiesta e l’eventuale discussione finiva, prima o poi, con questo detto, in fondo senza farmi capire se la mia richiesta era un capriccio o una richiesta che, seppur comprensibile, non poteva essere esaudita per una qualche reale esigenza familiare.

Ma oggi, sono certo, questa favola non è vera. L’erba voglio cresce nel giardino del re ed ognuno di noi è il re che può farla crescere nel proprio giardino. È un’erba molto delicata che va coltivata personalmente, con molta attenzione e della quale non bisogna abusare perché in questi casi certamente ci porta alla sconfitta sia come uomini che come sportivi. Ma se dopo una caduta vogliamo  davvero risollevarci è un potente alleato e diventa fortissima per permetterci di costruire nuove basi più solide dalle quali ripartire per affrontare nuove sfide con maggiore consapevolezza di noi, delle nostre possibilità e qualità.

2 Comments
Tiziana
26/4/2017 09:31:52 am

Caro Alessandro mi piace cio' che hai scritto.Anche a me e' stata recitata la frase:- l' erba voglio........., e dopo le prime timide richieste ho finito per non chiedere piu' e al contrario ho iniziato a dare, dimenticando cosa Io avrei voluto.
Oggi con l'aiuto dei nostri "Maestri di vita" ho finalmente imparato e capito che il nostro " prato" puo' essere infinito , e ricco di tutte le erbe che vogliamo raccogliere , prima per noi e poi con assertivita' farne dono agli altri.Grazie un abbraccio Tiziana

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Alessandro Iob
26/4/2017 01:48:52 pm

Ciao Tiziana, grazie per il tuo commento, mi riconosco nelle tue parole, tutte. Avere poi il coraggio di cercare aiuto e di condividere sensazioni e pensieri, è sicuramente merito di questo blog e dei nostri maestri.
A presto
Ale

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