Sentire ed ascoltare sono azioni apparentemente simili ma hanno una caratteristica che le differenzia nella sostanza, ed è data dall’ intenzionalità.
Sentire è naturale, innato ed automatico, ascoltare invece è una abilità che si sviluppa e consiste nel dare un significato a ciò che si sente.
Julian Treasure, esperto di suono e comunicazione, definisce tre tipi di ascolto che sono importarti nello sviluppo della relazione, e sono quello esterno, interno e creativo.
Ascolto esterno intende i suoni che arrivano dall’ambiente ai quali noi diamo significato e forma in base ai nostri filtri e mappe, e maggiormente ne siamo consapevoli, più saremo in grado di dare all’ascolto una qualità diversa.
Ascolto interno intende “la vocina”, solitamente giudicante che ci parla dentro la testa e ci ricorda in continuo cosa abbiamo sbagliato, cosa avremmo dovuto fare, che siamo troppo di questo o troppo poco di quest’altro. La vocina non siamo noi ma è anch’essa parte di noi, quindi ascoltarla, accettarla e soprattutto accoglierla è uno dei modi per renderla meno dispotica, magari, affiancando ad essa frasi di sostegno a contrasto.
Un terzo tipo di ascolto riguarda l’aspetto creativo,in quanto non ascoltiamo le persone allo stesso modo, basta pensare a come prestiamo ascolto adun partner, piuttosto che un figlio, il capo o la vicina di casa. Ma come noi differenziamo dobbiamo pensare che anche i nostri interlocutori fanno queste differenziazioni, quindi sarebbe bene chiedersi durante un momento comunicativo: qual è la qualità di ascolto in questa circostanza? Prenderne atto e consapevolezza piuttosto che continuare a relazionarsi, dando per scontato che il livello di ascolto sia uguale al nostro, ci risparmierà di sicuro energie utili e molta frustrazione.
L’ascolto è l’elemento cardine nelle relazioni d’aiuto, quali il counseling ed il coaching. L’ascolto passivo e poi l’ascolto attivo sono alla base del colloquio, senza di essi non si può pensare di entrare in relazione col cliente. Se poi all’ascolto aggiungiamo il cuore, allora si trasformerà in un ascolto empatico e la persona potrà sviluppare quel sentimento di fiducia necessario che le permetterà di esplorare i suoi mondi interiori, andando così a trovare nuove risorse alle quali attingere
Sentire è naturale, innato ed automatico, ascoltare invece è una abilità che si sviluppa e consiste nel dare un significato a ciò che si sente.
Julian Treasure, esperto di suono e comunicazione, definisce tre tipi di ascolto che sono importarti nello sviluppo della relazione, e sono quello esterno, interno e creativo.
Ascolto esterno intende i suoni che arrivano dall’ambiente ai quali noi diamo significato e forma in base ai nostri filtri e mappe, e maggiormente ne siamo consapevoli, più saremo in grado di dare all’ascolto una qualità diversa.
Ascolto interno intende “la vocina”, solitamente giudicante che ci parla dentro la testa e ci ricorda in continuo cosa abbiamo sbagliato, cosa avremmo dovuto fare, che siamo troppo di questo o troppo poco di quest’altro. La vocina non siamo noi ma è anch’essa parte di noi, quindi ascoltarla, accettarla e soprattutto accoglierla è uno dei modi per renderla meno dispotica, magari, affiancando ad essa frasi di sostegno a contrasto.
Un terzo tipo di ascolto riguarda l’aspetto creativo,in quanto non ascoltiamo le persone allo stesso modo, basta pensare a come prestiamo ascolto adun partner, piuttosto che un figlio, il capo o la vicina di casa. Ma come noi differenziamo dobbiamo pensare che anche i nostri interlocutori fanno queste differenziazioni, quindi sarebbe bene chiedersi durante un momento comunicativo: qual è la qualità di ascolto in questa circostanza? Prenderne atto e consapevolezza piuttosto che continuare a relazionarsi, dando per scontato che il livello di ascolto sia uguale al nostro, ci risparmierà di sicuro energie utili e molta frustrazione.
L’ascolto è l’elemento cardine nelle relazioni d’aiuto, quali il counseling ed il coaching. L’ascolto passivo e poi l’ascolto attivo sono alla base del colloquio, senza di essi non si può pensare di entrare in relazione col cliente. Se poi all’ascolto aggiungiamo il cuore, allora si trasformerà in un ascolto empatico e la persona potrà sviluppare quel sentimento di fiducia necessario che le permetterà di esplorare i suoi mondi interiori, andando così a trovare nuove risorse alle quali attingere