Nel suo testo Di cosa parlano le donne quando parlano d’amore, Iaia Caputo scrive: “Chi è cresciuto di più in quell’eterna distanza che li ha separati? Ulisse O Penelope?” Ulisse è l’eroe per antonomasia, il guerriero, ovviamente maschio, indomito, viaggiatore ed esploratore: si perde nei mari , alla ricerca di se stesso, nel perpetuo tentativo di tornare a casa ma là, alla sua Itaca, non ci arriva mai, così da perpetuare le sue gesta eroiche ed erotiche . La nostalgia di casa è quasi un pretesto, un clichè. Il destino lo vuole sempre in viaggio, alla ventura. Fa esperienze che lo rendono più furbo e resiliente nelle difficoltà e nel combattimento ma l’amore lo coglie sempre di sorpresa, come fosse la prima volta. Come se in lui non emergesse un monito, un ricordo più grande, di Colei che lo attende. Mi ricordo il princìpio pedagogico di Emily Dickinson:“Io sono il compito più severo di me stessa”, letto con ispirazione da moltissime studentesse e giovani donne. Questo rigore, questa inflessibilità… Mi chiedo se sia il modo giusto per affrontare la vita, oggi.
“Ulisse resta sempre uguale a se stesso, in quel percorso circolare che da Itaca lo riporta ad Itaca: combatte e naufraga, sventa maledizioni e compiace gli dei seminando progenie lungo le coste greche senza che niente lo cambi. Vive senza crescere, in un movimento continuo, come in un’eterna infanzia di sogno”.
E Penelope, nel frattempo? Penelope si veste di silenzio, apparentemente immobile. In realtà nella sua attesa, trama i fili di un appassionato viaggio interiore, da cui attinge forza , pienezza, bellezza, sufficiente a resistere e a dare senso e scopo all’assenza. Attinge dalle Tradizioni, si rende regina del proprio fuoco domestico, immaginando il futuro e preservando il trono dai Proci, attraverso una intelligenza pratica, mite e concentrata, attenta alla sfera dei sentimenti che la spingono oltre le apparenze, mentre di giorno crea la tela e di notte la disfa, con la sapienza universale di chi sa stare in un presente ostile, con una resilienza ferma e gentile, presente a se stessa e al suo compito, senza visibilità. Penelope non mette mai in discussione la sua vita affettiva: lì, realizza totalmente se stessa, il suo progetto vocazionale. Una vita semplice ma densa di verità, con mani operose che si donano in ogni istante, come l’unica e più grande possibilità di amare. Senza mai darsi per vinta. La sua forza è la sua debolezza apparente.
Secondo la precisa interpretazione di Joseph Campbell, Ulisse e Penelope rappresentano il Sole e la Luna che si incontrano ogni vent’anni, con il solstizio d’inverno. È l’Unione Cosmica: quella vera interezza in cui il tempo si ferma. La sintesi degli opposti. Lo scioglimento delle polarità, tanto agognato. Mi sembra che questo equilibrio tra Animus e Anima (in senso junghiano), o se vogliamo dirlo in modo più semplice: tra essere e fare, tra azione e introspezione, sia ben espresso da John Whitmore, nei suoi testi di Coaching ad orientamento umanistico-transpersonale, evidenziando due dimensioni di crescita: quantitativa e qualitativa. Successo e progresso materiale, devono intercettare i valori spirituali e la dimensione evolutiva interiore, per evidenziare un percorso di crescita e di sviluppo armonico ed equilibrato. Queste due dimensioni rappresentano anche tendenze culturali tipiche rispettivamente del mondo occidentale e orientale, che oggi confluiscono in una visione olistica sintetica. I due poli, manifestano la pienezza dell’essere, conquistata con tenacia, coraggio, intelligenza. Rappresentano quella vera interezza, che è armonia e pace.
“Ulisse resta sempre uguale a se stesso, in quel percorso circolare che da Itaca lo riporta ad Itaca: combatte e naufraga, sventa maledizioni e compiace gli dei seminando progenie lungo le coste greche senza che niente lo cambi. Vive senza crescere, in un movimento continuo, come in un’eterna infanzia di sogno”.
E Penelope, nel frattempo? Penelope si veste di silenzio, apparentemente immobile. In realtà nella sua attesa, trama i fili di un appassionato viaggio interiore, da cui attinge forza , pienezza, bellezza, sufficiente a resistere e a dare senso e scopo all’assenza. Attinge dalle Tradizioni, si rende regina del proprio fuoco domestico, immaginando il futuro e preservando il trono dai Proci, attraverso una intelligenza pratica, mite e concentrata, attenta alla sfera dei sentimenti che la spingono oltre le apparenze, mentre di giorno crea la tela e di notte la disfa, con la sapienza universale di chi sa stare in un presente ostile, con una resilienza ferma e gentile, presente a se stessa e al suo compito, senza visibilità. Penelope non mette mai in discussione la sua vita affettiva: lì, realizza totalmente se stessa, il suo progetto vocazionale. Una vita semplice ma densa di verità, con mani operose che si donano in ogni istante, come l’unica e più grande possibilità di amare. Senza mai darsi per vinta. La sua forza è la sua debolezza apparente.
Secondo la precisa interpretazione di Joseph Campbell, Ulisse e Penelope rappresentano il Sole e la Luna che si incontrano ogni vent’anni, con il solstizio d’inverno. È l’Unione Cosmica: quella vera interezza in cui il tempo si ferma. La sintesi degli opposti. Lo scioglimento delle polarità, tanto agognato. Mi sembra che questo equilibrio tra Animus e Anima (in senso junghiano), o se vogliamo dirlo in modo più semplice: tra essere e fare, tra azione e introspezione, sia ben espresso da John Whitmore, nei suoi testi di Coaching ad orientamento umanistico-transpersonale, evidenziando due dimensioni di crescita: quantitativa e qualitativa. Successo e progresso materiale, devono intercettare i valori spirituali e la dimensione evolutiva interiore, per evidenziare un percorso di crescita e di sviluppo armonico ed equilibrato. Queste due dimensioni rappresentano anche tendenze culturali tipiche rispettivamente del mondo occidentale e orientale, che oggi confluiscono in una visione olistica sintetica. I due poli, manifestano la pienezza dell’essere, conquistata con tenacia, coraggio, intelligenza. Rappresentano quella vera interezza, che è armonia e pace.