Alcune volte nella vita ci si deve re-inventare, ricominciare daccapo.
Magari non da zero, ma da ciò che siamo diventati lungo il cammino della vita.
Mi viene in mente il film di Troisi dal titolo Ricomincio Da Tre.
Qualche decennio fa rimasi catturato da questo film e non capivo il perché.
Ricordo anche di averlo visto più volte, come si fa con i grandi capolavori in genere.
C'era qualcosa che mi interessava a livello subconscio: un segnale premonitore?
Chi lo sa.
Ebbene io mi trovo a ricominciare da tre.
"Tre cose mi sono riuscite nella vita, perché devo perdere pure queste?" Diceva Troisi.
In fondo quel film che a prima vista pareva puro intrattenimento, conteneva una perla di saggezza non da poco. Le ri-partenze nella vita non sono mai da zero.
Qualcosa di valido ce l'abbiamo sempre nel bagaglio esperienziale.
E se non siamo più giovanissimi dobbiamo semplicemente imparare a dosare bene le energie, che col passare degli anni diventano sempre più preziose,
Io personalmente sono stato piuttosto irrequieto e curioso.
Ho frequentato corsi di teatro, crescita personale, ho conosciuto luoghi sempre nuovi che mi parevano tutti bellissimi, persone che mi hanno arricchito moltissimo: autostoppisti giramondo con lo zaino e il sacco a pelo, esploratori del mondo e di sé stessi, ragazzi che raccontavano storie di viaggi che i film non raccontano.
Ho ascoltato mistici, religiosi, atei, agnostici, sognatori, gente di ogni età, orientamento e cultura.
Quelli che mi piacevano di più erano quelli senza l'etichetta, aperti a ogni argomento e suggestione.
Che ricchezza!
E poi arriva quello con i "piedi per terra" che ti mette in guardia da qualsiasi cosa.
Ce n'è uno anche nel film di Troisi che dice:
"Gaetà, chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca!".
Bella o brutta che sia la frase, capire che cosa si cerca è forse il vero senso della vita,
si rischia spesso di rimanere invischiati in una melma di illusioni, manipolazioni culturali, e sirene che ammaliano i naviganti con il loro canto e li conducono alla morte sugli scogli.
Che bella sfida capire cosa si vuole.
Vale la pena partire, prendere in mano la propria vita e farlo con la fiducia e l'entusiasmo di uno scopritore di tesori: c'è da remare, ma la fatica non deve mai far paura.
In questo momento immagino una scala da percorrere per arrivare su una grande terrazza da cui la vista è mozzafiato,
Il primo gradino è la consapevolezza di dove sono, quali sono le risorse e quali le sfide.
Il secondo gradino è munirsi di una mappa per orientarsi nel viaggio che ci attende.
Ci vuole un piano, un programma abbastanza preciso con delle scadenze che possano essere stimolanti, eccitanti.
Su questo gradino ci metterei anche l'equipaggiamento necessario per affrontare il mare agitato, nulla mi deve fermare. Ciò a cui mi riferisco è l'attrezzatura mentale, il così-detto mindset, la capacità di attraversare le onde altissime della vita e arrivare a riva fieri del percorso fatto.
E sul terzo gradino?
Lì ci metto le persone care. Quelle che ci aiutano sul nostro percorso.
Ci sono eccome! Sono come degli angeli che compaiono quando infuria la tempesta.
Sono quelle persone che vivono nello spazio dell'amore, quello con la A maiuscola.
Può essere una moglie, una fidanzata, un marito o un fidanzato.
Ma possono essere una madre, un padre e persino un figlio. Oppure il migliore amico, uno psicologo, un coach... Uno sconosciuto che si tuffa nel fiume per portarti in salvo. Rischia di essere risucchiato dalla corrente ma la sua missione è più forte della paura.
Loro non si tirano indietro mai.
Dare senza attendere nulla in cambio significa non rimanere mai senza, perché dare crea un flusso di cose meravigliose verso il donatore.
Dare il massimo di sé agli altri non è una questione di bontà, o non soltanto, ma riguarda la capacità di amare, attingere alla risorsa più grande che abbiamo a disposizione, un'energia rinnovabile all'infinito.
In casa ho una pianta di Potos, quella della foto. Forte, ha un vaso microscopico, un pugnetto di terra, chiede poca acqua e cresce all'infinito.
Magari non da zero, ma da ciò che siamo diventati lungo il cammino della vita.
Mi viene in mente il film di Troisi dal titolo Ricomincio Da Tre.
Qualche decennio fa rimasi catturato da questo film e non capivo il perché.
Ricordo anche di averlo visto più volte, come si fa con i grandi capolavori in genere.
C'era qualcosa che mi interessava a livello subconscio: un segnale premonitore?
Chi lo sa.
Ebbene io mi trovo a ricominciare da tre.
"Tre cose mi sono riuscite nella vita, perché devo perdere pure queste?" Diceva Troisi.
In fondo quel film che a prima vista pareva puro intrattenimento, conteneva una perla di saggezza non da poco. Le ri-partenze nella vita non sono mai da zero.
Qualcosa di valido ce l'abbiamo sempre nel bagaglio esperienziale.
E se non siamo più giovanissimi dobbiamo semplicemente imparare a dosare bene le energie, che col passare degli anni diventano sempre più preziose,
Io personalmente sono stato piuttosto irrequieto e curioso.
Ho frequentato corsi di teatro, crescita personale, ho conosciuto luoghi sempre nuovi che mi parevano tutti bellissimi, persone che mi hanno arricchito moltissimo: autostoppisti giramondo con lo zaino e il sacco a pelo, esploratori del mondo e di sé stessi, ragazzi che raccontavano storie di viaggi che i film non raccontano.
Ho ascoltato mistici, religiosi, atei, agnostici, sognatori, gente di ogni età, orientamento e cultura.
Quelli che mi piacevano di più erano quelli senza l'etichetta, aperti a ogni argomento e suggestione.
Che ricchezza!
E poi arriva quello con i "piedi per terra" che ti mette in guardia da qualsiasi cosa.
Ce n'è uno anche nel film di Troisi che dice:
"Gaetà, chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca!".
Bella o brutta che sia la frase, capire che cosa si cerca è forse il vero senso della vita,
si rischia spesso di rimanere invischiati in una melma di illusioni, manipolazioni culturali, e sirene che ammaliano i naviganti con il loro canto e li conducono alla morte sugli scogli.
Che bella sfida capire cosa si vuole.
Vale la pena partire, prendere in mano la propria vita e farlo con la fiducia e l'entusiasmo di uno scopritore di tesori: c'è da remare, ma la fatica non deve mai far paura.
In questo momento immagino una scala da percorrere per arrivare su una grande terrazza da cui la vista è mozzafiato,
Il primo gradino è la consapevolezza di dove sono, quali sono le risorse e quali le sfide.
Il secondo gradino è munirsi di una mappa per orientarsi nel viaggio che ci attende.
Ci vuole un piano, un programma abbastanza preciso con delle scadenze che possano essere stimolanti, eccitanti.
Su questo gradino ci metterei anche l'equipaggiamento necessario per affrontare il mare agitato, nulla mi deve fermare. Ciò a cui mi riferisco è l'attrezzatura mentale, il così-detto mindset, la capacità di attraversare le onde altissime della vita e arrivare a riva fieri del percorso fatto.
E sul terzo gradino?
Lì ci metto le persone care. Quelle che ci aiutano sul nostro percorso.
Ci sono eccome! Sono come degli angeli che compaiono quando infuria la tempesta.
Sono quelle persone che vivono nello spazio dell'amore, quello con la A maiuscola.
Può essere una moglie, una fidanzata, un marito o un fidanzato.
Ma possono essere una madre, un padre e persino un figlio. Oppure il migliore amico, uno psicologo, un coach... Uno sconosciuto che si tuffa nel fiume per portarti in salvo. Rischia di essere risucchiato dalla corrente ma la sua missione è più forte della paura.
Loro non si tirano indietro mai.
Dare senza attendere nulla in cambio significa non rimanere mai senza, perché dare crea un flusso di cose meravigliose verso il donatore.
Dare il massimo di sé agli altri non è una questione di bontà, o non soltanto, ma riguarda la capacità di amare, attingere alla risorsa più grande che abbiamo a disposizione, un'energia rinnovabile all'infinito.
In casa ho una pianta di Potos, quella della foto. Forte, ha un vaso microscopico, un pugnetto di terra, chiede poca acqua e cresce all'infinito.