La teoria della “curva dell’attenzione” mostra inequivocabilmente l’incapacità della mente umana di mantenere lo stesso livello alto di attenzione per un lungo periodo di tempo. La curva mostra che l’attenzione può essere mantenuta ad alti livelli per un breve periodo di tempo (10-15 minuti), poi inizia il decadimento che può procedere con una certa velocità, ciò vale sia ad esempio per la conferenza (rapporto relatore-pubblico) sia per la semplice lezione a una classe (rapporto docente-allievi).
Come si vede dal grafico, dopo i primi 5 minuti abbiamo il picco massimo dell’attenzione, l’erosione attentiva opera a partire dai 15 minuti, per cui il massimo dell’attenzione che possiamo tenere è per 10 minuti circa prima del decadimento.
L’erosione dell’attenzione raggiunge una diminuzione dell’80% circa delle capacità attentive intorno ai 30 minuti, quindi gli “uditori” fisiologicamente sono “smarriti” dopo 30 minuti di presentazione.
Secondo le neuroscienze, l’attenzione è un insieme di processi neuropsicologici differenziati, composti dai fenomeni di:
La memorizzazione dell’informazione di per sé non risolve il processo dell’apprendimento, dobbiamo soprattutto fare i conti con la propensione a distruggere l’informazione che il nostro cervello mostra inesorabilmente.
Spesso gli allievi (e non solo loro) lamentano l’incapacità di fare affidamento alla memoria, questo corrisponde a processi neurocognitivi convalidati dalle neuroscienze. La curva dell’oblio, cioè la dimenticanza intesa come scomparsa del ricordo, più in particolare il processo che determina la perdita dei ricordi per attenuazione, modificazione o scomparsa delle tracce mnemoniche può essere contrastata attraverso prassi di ripetizioni e di pratica dei concetti acquisiti nel tempo. In altri termini la nostra memoria ha bisogno di continui refresh (rinfreschi) per mantenere ciò che la mente ha assimilato, pena l’oblio!
Lo studio scientifico delle funzioni dell’attenzione dimostrano che i sistemi sensoriali analizzano le qualità fondamentali degli stimoli quali l’intensità, la qualità, la durata, la posizione nello spazio. Una volta che lo stimolo ambientale viene “scomposto” in sottostimoli da parte delle diverse vie della corteccia celebrale sensoriale (processo “bottom – up”), viene poi “ricomposto” a livello della corteccia frontale (processo “top – down”) ove lo stimolo stesso acquisisce uno specifico significato per il soggetto.
Facciamo un esempio : se la tua attenzione è rivolta ad un fiore in un campo, può semplicemente essere che il fiore sia visivamente più rilevante rispetto al resto del campo. L’informazione che ti ha portato ad osservare il fiore ti è giunta in modo bottom-up. La tua attenzione non è stata condizionata dalla conoscenza del fiore; gli stimoli esterni erano già propriamente sufficienti.
Confronta questa situazione con una in cui tu stai cercando un fiore. Hai una rappresentazione di cosa cerchi. Quando vedi l’oggetto che cerchi, questo è saliente. Questo è un esempio dell’uso dell’informazione in modo top-down.
“Se diamo valore all’indipendenza, se siamo disturbati dal crescente conformismo della conoscenza, dei valori, dagli atteggiamenti che vengono indotti dal presente sistema, allora possiamo desiderare di stabilire delle condizioni di apprendimento che stimolano l’unicità, l’autodeterminazione e l’auto-apprendimento.”
CARL ROGERS
Come si vede dal grafico, dopo i primi 5 minuti abbiamo il picco massimo dell’attenzione, l’erosione attentiva opera a partire dai 15 minuti, per cui il massimo dell’attenzione che possiamo tenere è per 10 minuti circa prima del decadimento.
L’erosione dell’attenzione raggiunge una diminuzione dell’80% circa delle capacità attentive intorno ai 30 minuti, quindi gli “uditori” fisiologicamente sono “smarriti” dopo 30 minuti di presentazione.
Secondo le neuroscienze, l’attenzione è un insieme di processi neuropsicologici differenziati, composti dai fenomeni di:
- Arousal che evidenzia la predisposizione fisiologica a ricevere stimoli
dall’ambiente esterno; - Attenzione sostenuta che si riflette sui limiti e sulle potenzialità che
abbiamo di tenere alto il livello di concentrazione per un lungo periodo
di tempo; - Bottom-up, come influiscono inconsciamente alcuni input ambientali
sulla nostra capacità attentiva; - Top-down, la capacità che abbiamo di selezionare alcuni input per
immagazzinarli e successivamente rielaborarli; - Attenzione distribuita, che implica la capacità che abbiamo di dare
attenzione a più input contemporaneamente.
La memorizzazione dell’informazione di per sé non risolve il processo dell’apprendimento, dobbiamo soprattutto fare i conti con la propensione a distruggere l’informazione che il nostro cervello mostra inesorabilmente.
Spesso gli allievi (e non solo loro) lamentano l’incapacità di fare affidamento alla memoria, questo corrisponde a processi neurocognitivi convalidati dalle neuroscienze. La curva dell’oblio, cioè la dimenticanza intesa come scomparsa del ricordo, più in particolare il processo che determina la perdita dei ricordi per attenuazione, modificazione o scomparsa delle tracce mnemoniche può essere contrastata attraverso prassi di ripetizioni e di pratica dei concetti acquisiti nel tempo. In altri termini la nostra memoria ha bisogno di continui refresh (rinfreschi) per mantenere ciò che la mente ha assimilato, pena l’oblio!
Lo studio scientifico delle funzioni dell’attenzione dimostrano che i sistemi sensoriali analizzano le qualità fondamentali degli stimoli quali l’intensità, la qualità, la durata, la posizione nello spazio. Una volta che lo stimolo ambientale viene “scomposto” in sottostimoli da parte delle diverse vie della corteccia celebrale sensoriale (processo “bottom – up”), viene poi “ricomposto” a livello della corteccia frontale (processo “top – down”) ove lo stimolo stesso acquisisce uno specifico significato per il soggetto.
Facciamo un esempio : se la tua attenzione è rivolta ad un fiore in un campo, può semplicemente essere che il fiore sia visivamente più rilevante rispetto al resto del campo. L’informazione che ti ha portato ad osservare il fiore ti è giunta in modo bottom-up. La tua attenzione non è stata condizionata dalla conoscenza del fiore; gli stimoli esterni erano già propriamente sufficienti.
Confronta questa situazione con una in cui tu stai cercando un fiore. Hai una rappresentazione di cosa cerchi. Quando vedi l’oggetto che cerchi, questo è saliente. Questo è un esempio dell’uso dell’informazione in modo top-down.
“Se diamo valore all’indipendenza, se siamo disturbati dal crescente conformismo della conoscenza, dei valori, dagli atteggiamenti che vengono indotti dal presente sistema, allora possiamo desiderare di stabilire delle condizioni di apprendimento che stimolano l’unicità, l’autodeterminazione e l’auto-apprendimento.”
CARL ROGERS