La zona di confort è quella dimensione “tranquilla” creatasi dopo aver vissuto e fatto esperienza di un’emozione, emozione che dopo averla immagazzinata nelle memorie cellulari, e in una parte del nostro cervello emozionale, ci porta ad abbassare la guardia e a dedicarci a qualcos’altro.
Le emozioni esperenziate vengono conservate nel “nostro baule del vissuto conscio” posto dove possiamo, alzando il coperchio, guardare ciò che c’è, senza troppi sconvolgimenti emozionali poichè trattasi di esperienze già elaborate.
Dopo aver vissuto una forte esperienza, come se dovessimo ricaricare le “batterie”, ci mettiamo comodi e rilassati. Creiamo la nostra zona di confort dove stiamo talmente bene tanto da difenderla a tutti i costi; ci adagiamo al tran tran giornaliero e viviamo in uno stato quasi “vegetale” cercando di non farci toccare da quelle emozioni che potrebbero farci alzare dal nostro comodo ”divano emozionale” e costringerci a buttarci di nuovo nella mischia.
All’improvviso però, accade qualcosa che ci riporta “indietro” in un vissuto doloroso, una fortissima carica emotiva che supera di potenza l’emozione prima evasa, facendoci ri-piombare in una fortissima ansia che manda in tilt il nostro cervello.
Avevamo l’errata convinzione di avere creato gli “anticorpi” necessari, di essere ormai “guariti” dalla ferita emozionale, e invece presi alla sprovvista, prendiamo atto che siamo ancora dentro ad un ”sequestro emozionale”, incapaci di agire consapevolmente, inermi nel subire ancora un processo di “adeguamento” alla nnuova situazione.
Lentamente l’emozione va scemando sino alla metabolizzarne dell’evento e in quel momento ci rintaniamo di nuovo nella nostra zona di confort.
Sino a quando ???? alla prossima…………..
Le emozioni esperenziate vengono conservate nel “nostro baule del vissuto conscio” posto dove possiamo, alzando il coperchio, guardare ciò che c’è, senza troppi sconvolgimenti emozionali poichè trattasi di esperienze già elaborate.
Dopo aver vissuto una forte esperienza, come se dovessimo ricaricare le “batterie”, ci mettiamo comodi e rilassati. Creiamo la nostra zona di confort dove stiamo talmente bene tanto da difenderla a tutti i costi; ci adagiamo al tran tran giornaliero e viviamo in uno stato quasi “vegetale” cercando di non farci toccare da quelle emozioni che potrebbero farci alzare dal nostro comodo ”divano emozionale” e costringerci a buttarci di nuovo nella mischia.
All’improvviso però, accade qualcosa che ci riporta “indietro” in un vissuto doloroso, una fortissima carica emotiva che supera di potenza l’emozione prima evasa, facendoci ri-piombare in una fortissima ansia che manda in tilt il nostro cervello.
Avevamo l’errata convinzione di avere creato gli “anticorpi” necessari, di essere ormai “guariti” dalla ferita emozionale, e invece presi alla sprovvista, prendiamo atto che siamo ancora dentro ad un ”sequestro emozionale”, incapaci di agire consapevolmente, inermi nel subire ancora un processo di “adeguamento” alla nnuova situazione.
Lentamente l’emozione va scemando sino alla metabolizzarne dell’evento e in quel momento ci rintaniamo di nuovo nella nostra zona di confort.
Sino a quando ???? alla prossima…………..