Mentre tornavo da Ferrara verso Siena, ho ascoltato la semifinale di Champions tra Liverpool e Roma e mi ha colpito il modo in cui una partita possa trasformarsi in delirio e la testa dei giocatori e l’organizzazione di una squadra possa andare nel pallone.
La battaglia tra Liverpool-Roma per la semifinale di Champions League si è consumata ed è finita 5 a 2 per il Liverpool.
Dopo 25 minuti di gioco equilibrato la Roma ha perso le misure soffrendo la velocità del Liverpool e la sua messa in campo. Sono bastati pochi errori ed è cominciata la corrida. Toro insanguinato, la Roma. Torero scatenato, il Liverpool.
E’ lì che la Roma ha perso la testa e il pallone è diventato un oggetto estraneo?
Con una messa in campo non ottimale da parte dell’allenatore Di Francesco che ha schierato una difesa perforabile, i giocatori hanno perso spazi e misure.
La prima fase della bollitura sono stati gli errori banali e lo smarrimento di tempi e ritmi. Dopo pochi minuti la Roma si è dimenticata dei fondamentali, del fraseggio e della visione di gioco, e il respiro dei movimenti si è trasformato in panico.
Perdere la testa in quei momenti è terribile. Si concedono spazi a chi, come Salah, ci mangia a colazione.
Dopo il primo dei cinque goal, la difesa della Roma va in completa confusione. Da quel momento, la difesa disorientata e le marcature deboli rendono il gioco della Roma inefficace, incomprensibile, impraticabile. La lezione diventa pesantissima.
Palle parabilissime o intercettabili diventano errori su errori di una grammatica del calcio elementare, disconnessa, schizofrenica. Non c’è più ragionamento e si entra nell’incubo dell’avversario.
E’ lì che la testa non c’è più e che una squadra perde i propri riferimenti?
Disattenzioni nei passaggi, schemi di gioco saltati, ansia per qualsiasi pressione dell'avversario, dis-organizzazione della visione, demotivazione, incapacità di reagire e resettare rapidamente lo sconforto, sono stati una vera piaga.
Meno male il finale. Una reazione orgogliosa e speriamo una lezione di testa soprattutto.
Di una cosa siamo certi: quando la testa va nel pallone tutta la catena mentale di attenzione, concentrazione, memoria, emozione, ragionamento, motivazione, va in cantina.
Che cosa impariamo da tutto questo? Che se la testa va nel pallone va allenata la capacità di reagire ai momenti difficili.
Ben vengano allora queste lezioni che diventano esperienza dell'inesperienza. E cioè maturità.
La battaglia tra Liverpool-Roma per la semifinale di Champions League si è consumata ed è finita 5 a 2 per il Liverpool.
Dopo 25 minuti di gioco equilibrato la Roma ha perso le misure soffrendo la velocità del Liverpool e la sua messa in campo. Sono bastati pochi errori ed è cominciata la corrida. Toro insanguinato, la Roma. Torero scatenato, il Liverpool.
E’ lì che la Roma ha perso la testa e il pallone è diventato un oggetto estraneo?
Con una messa in campo non ottimale da parte dell’allenatore Di Francesco che ha schierato una difesa perforabile, i giocatori hanno perso spazi e misure.
La prima fase della bollitura sono stati gli errori banali e lo smarrimento di tempi e ritmi. Dopo pochi minuti la Roma si è dimenticata dei fondamentali, del fraseggio e della visione di gioco, e il respiro dei movimenti si è trasformato in panico.
Perdere la testa in quei momenti è terribile. Si concedono spazi a chi, come Salah, ci mangia a colazione.
Dopo il primo dei cinque goal, la difesa della Roma va in completa confusione. Da quel momento, la difesa disorientata e le marcature deboli rendono il gioco della Roma inefficace, incomprensibile, impraticabile. La lezione diventa pesantissima.
Palle parabilissime o intercettabili diventano errori su errori di una grammatica del calcio elementare, disconnessa, schizofrenica. Non c’è più ragionamento e si entra nell’incubo dell’avversario.
E’ lì che la testa non c’è più e che una squadra perde i propri riferimenti?
Disattenzioni nei passaggi, schemi di gioco saltati, ansia per qualsiasi pressione dell'avversario, dis-organizzazione della visione, demotivazione, incapacità di reagire e resettare rapidamente lo sconforto, sono stati una vera piaga.
Meno male il finale. Una reazione orgogliosa e speriamo una lezione di testa soprattutto.
Di una cosa siamo certi: quando la testa va nel pallone tutta la catena mentale di attenzione, concentrazione, memoria, emozione, ragionamento, motivazione, va in cantina.
Che cosa impariamo da tutto questo? Che se la testa va nel pallone va allenata la capacità di reagire ai momenti difficili.
Ben vengano allora queste lezioni che diventano esperienza dell'inesperienza. E cioè maturità.