Capita a tutti nella vita di trovarsi da soli o “sentirsi soli” anche in situazioni nelle quali si è con altre persone, di venire in contatto con quella sensazione profonda chiamata “solitudine”. La solitudine interiore è uno stato d’animo che fa parte della nostra vita, la sua percezione arriva a tutti prima o poi e la dobbiamo affrontare.
C’è chi la vive come una sofferenza insormontabile dalla quale fuggire immediatamente, riempendo questo vuoto o paura (dipende dalla percezione personale) in qualsiasi modo e scendendo a qualsiasi compromesso, e chi invece riesce a farne tesoro prezioso per “riordinare” il proprio “io” e prendere nuove consapevolezze in maniera autonoma, ascoltando la propria parte interiore “saggia”, che alberga in ognuno di noi.
Sarebbe veramente una cosa positiva provare a restare in ascolto in questi momenti dell’infinita bellezza della nostra personalità, dedicandoci completamente ad attività che ci gratificano profondamente o anche al dolce “non far niente”, o detto anche “ozio meditativo”, serve anche quello!
Fermatevi, contemplate il bello del silenzio, quanta musica di qualità si può sentire nel silenzio, abbandonate i pensieri e visualizzate immagini di ciò che vi riempie di gioia e d’amore, il viaggio emozionale è infinitamente piacevole e completamente gratuito!
Quanto benessere ne possiamo avere in cambio, usando questi momenti nel modo più creativo e non per sentire ed alimentare le nostre paure.
Un lavoro più profondo, che personalmente mi servito molto, è quello di ascoltare in silenzio anche i momenti più bui, tristi, malinconici, di dolore. Accettando anche questi momenti con gratitudine perché anch'essi fanno parte della vita e ci aiutano a contemplare ed amplificare quelli più belli, ci si rende conto della profonda liberazione dalle nostre paure più profonde, perché ci possiamo rendere conto che contemplando il buoi, l’incognito, basta la luce di un minuscolo cerino per “rompere” il buio e vedere la luce!
Un bravo coach, con visione olistica, dovrebbe riuscire a capire se la persona che sta aiutando può trarre beneficio per la sua creatività anche da questi momenti, in modo che possa ricercare dei propri momenti di "sana solitudine" per svilupparla o incrementarla.
Allargare i propri orizzonti è sempre positivo e ci permette di vedere anche le cose vicine in modo diverso, può essere sorprendente quanto possa cambiare la nostra percezione, capire quali esperienze ci possono aiutare nel nostro percorso di vita è fondamentale per vivere nel modo più soddisfacente possibile.
"Il dolore della solitudine è l'aspetto fisico della paura di essere soli. Questa paura crea il bisogno di altre persone e attività che distraggano l'individuo dal sentirsi solo. [...] Le persone possono stare sole se possono stare con se stesse. Ma se non si ha un senso forte e sicuro di sé, stare da soli significa sentirsi vuoti. Il sentimento di solitudine nasce da un senso di vuoto interiore che è una conseguenza dell'essersi esclusi dai sentimenti.
Non si può essere soli se si è emotivamente vivi. Si può essere soli, ma sentirsi parte della vita, della natura e dell'universo. Molti preferiscono stare da soli piuttosto che vivere i conflitti che oggi sembrano parte integrante delle relazioni. Altri accettano di stare da soli perché non hanno trovato la persona con cui desiderano condividere la loro esistenza. Tali persone non sono sole, non soffrono e non si sentono vuote. Senza la capacità di stare soli, si è persone bisognose che cercano all'esterno qualcuno che possa colmare il loro vuoto. Non c'è gioia in questo tipo di vita, giacché viene vissuta solo al livello di sopravvivenza, ossia: "Non posso vivere senza di te"."
Tratto dal libro di A. Lowen "Arrendersi al Corpo"
C’è chi la vive come una sofferenza insormontabile dalla quale fuggire immediatamente, riempendo questo vuoto o paura (dipende dalla percezione personale) in qualsiasi modo e scendendo a qualsiasi compromesso, e chi invece riesce a farne tesoro prezioso per “riordinare” il proprio “io” e prendere nuove consapevolezze in maniera autonoma, ascoltando la propria parte interiore “saggia”, che alberga in ognuno di noi.
Sarebbe veramente una cosa positiva provare a restare in ascolto in questi momenti dell’infinita bellezza della nostra personalità, dedicandoci completamente ad attività che ci gratificano profondamente o anche al dolce “non far niente”, o detto anche “ozio meditativo”, serve anche quello!
Fermatevi, contemplate il bello del silenzio, quanta musica di qualità si può sentire nel silenzio, abbandonate i pensieri e visualizzate immagini di ciò che vi riempie di gioia e d’amore, il viaggio emozionale è infinitamente piacevole e completamente gratuito!
Quanto benessere ne possiamo avere in cambio, usando questi momenti nel modo più creativo e non per sentire ed alimentare le nostre paure.
Un lavoro più profondo, che personalmente mi servito molto, è quello di ascoltare in silenzio anche i momenti più bui, tristi, malinconici, di dolore. Accettando anche questi momenti con gratitudine perché anch'essi fanno parte della vita e ci aiutano a contemplare ed amplificare quelli più belli, ci si rende conto della profonda liberazione dalle nostre paure più profonde, perché ci possiamo rendere conto che contemplando il buoi, l’incognito, basta la luce di un minuscolo cerino per “rompere” il buio e vedere la luce!
Un bravo coach, con visione olistica, dovrebbe riuscire a capire se la persona che sta aiutando può trarre beneficio per la sua creatività anche da questi momenti, in modo che possa ricercare dei propri momenti di "sana solitudine" per svilupparla o incrementarla.
Allargare i propri orizzonti è sempre positivo e ci permette di vedere anche le cose vicine in modo diverso, può essere sorprendente quanto possa cambiare la nostra percezione, capire quali esperienze ci possono aiutare nel nostro percorso di vita è fondamentale per vivere nel modo più soddisfacente possibile.
"Il dolore della solitudine è l'aspetto fisico della paura di essere soli. Questa paura crea il bisogno di altre persone e attività che distraggano l'individuo dal sentirsi solo. [...] Le persone possono stare sole se possono stare con se stesse. Ma se non si ha un senso forte e sicuro di sé, stare da soli significa sentirsi vuoti. Il sentimento di solitudine nasce da un senso di vuoto interiore che è una conseguenza dell'essersi esclusi dai sentimenti.
Non si può essere soli se si è emotivamente vivi. Si può essere soli, ma sentirsi parte della vita, della natura e dell'universo. Molti preferiscono stare da soli piuttosto che vivere i conflitti che oggi sembrano parte integrante delle relazioni. Altri accettano di stare da soli perché non hanno trovato la persona con cui desiderano condividere la loro esistenza. Tali persone non sono sole, non soffrono e non si sentono vuote. Senza la capacità di stare soli, si è persone bisognose che cercano all'esterno qualcuno che possa colmare il loro vuoto. Non c'è gioia in questo tipo di vita, giacché viene vissuta solo al livello di sopravvivenza, ossia: "Non posso vivere senza di te"."
Tratto dal libro di A. Lowen "Arrendersi al Corpo"