
Una stanza con le pareti bianche, una sedia, un comodino, un letto e un piccolo armadio, molto piccolo.
Quest’anonimo ambiente di una casa di riposo diverrà la stanza di una persona, non importa quanti anni abbia, 70, 80 oppure 90, e nemmeno quante cose possegga, con sé può portare solo una valigia.
E così un giorno lui entra in quella stanza, timido, silenzioso, smarrito. I vestiti nell'armadio, un piccolo calendario alla parete per scandire i giorni che passano, un portafoto sul comodino. Ci si aspetterebbe di trovarci un ritratto, una foto di famiglia invece c'è la foto di una Rosa gialla.
Nel suo sguardo c'è delusione, paura, rabbia. Si chiude in un mondo fatto di incertezze, di lacrime, di solitudine. Ci vorrà del tempo per capire ed adattarsi e lui questo lo sa.
I giorni passano, la quotidianità diventa certezza, la routine sicurezza. I volti di chi lo assiste giornalmente diventano famigliari, un sorriso viene ricambiato, le parole diventano frasi e così piano piano comincia ad avere il coraggio di esprimersi, di parlare di sè.
Lui attende con ansia i pochi momenti della giornata trascorsi assieme per le cure. Così il buon giorno del mattino diventa un raggio di sole, un sorriso gli dà il via al poter raccontare la storia della sua Rosa gialla. Il racconto parla del suo passato, di lui da bambino, del suo grande amore, dei suoi figli, della sua vecchia casa, del suo giardino. E’ ripetitivo, spesso confuso ma se si presta attenzione e lo si ascolta con curiosità, la storia si arricchisce di particolari, di nostalgia, di emozioni. Il suo sguardo cerca la foto, i suoi occhi risplendono di gioia o si inumidiscono di lacrime.
La foto della sua Rosa deve rimanere sul comodino, non la si può toccare, altrimenti appassisce. Non la si può spostare perché lui quando è disteso a letto la deve poter vedere.
Ti chiama per sistemare il cuscino, il lenzuolo e racconta, ti lasci coinvolgere dalla sua dolcezza, dal suo sorriso sdentato, dal suo sguardo perso nei ricordi prima di addormentarsi.
Troppo poco è il tempo che trascorri in quella stanza, troppe ancora sono le storie da ascoltare.
Il corpo è stanco, debole, pesante. Leggera invece è la sua anima, pronta e desiderosa di affrontare un nuovo lungo viaggio, senza rimpianti, con coraggio e serenità.
Così una mattina entri nella stanza e trovi un letto vuoto. Non c'è tempo per fermarsi, il lavoro ti chiama, i ritmi sono estenuanti. Solo a fine giornata ti prendi del tempo per riflettere, entri nella stanza: c'è una sedia, un comodino, un letto e un piccolo armadio, molto piccolo. Ma, guardando con più attenzione, noti che nel letto vuoto c'è una Rosa gialla.
Una lacrima scende accompagnata da un sorriso.
Quest’anonimo ambiente di una casa di riposo diverrà la stanza di una persona, non importa quanti anni abbia, 70, 80 oppure 90, e nemmeno quante cose possegga, con sé può portare solo una valigia.
E così un giorno lui entra in quella stanza, timido, silenzioso, smarrito. I vestiti nell'armadio, un piccolo calendario alla parete per scandire i giorni che passano, un portafoto sul comodino. Ci si aspetterebbe di trovarci un ritratto, una foto di famiglia invece c'è la foto di una Rosa gialla.
Nel suo sguardo c'è delusione, paura, rabbia. Si chiude in un mondo fatto di incertezze, di lacrime, di solitudine. Ci vorrà del tempo per capire ed adattarsi e lui questo lo sa.
I giorni passano, la quotidianità diventa certezza, la routine sicurezza. I volti di chi lo assiste giornalmente diventano famigliari, un sorriso viene ricambiato, le parole diventano frasi e così piano piano comincia ad avere il coraggio di esprimersi, di parlare di sè.
Lui attende con ansia i pochi momenti della giornata trascorsi assieme per le cure. Così il buon giorno del mattino diventa un raggio di sole, un sorriso gli dà il via al poter raccontare la storia della sua Rosa gialla. Il racconto parla del suo passato, di lui da bambino, del suo grande amore, dei suoi figli, della sua vecchia casa, del suo giardino. E’ ripetitivo, spesso confuso ma se si presta attenzione e lo si ascolta con curiosità, la storia si arricchisce di particolari, di nostalgia, di emozioni. Il suo sguardo cerca la foto, i suoi occhi risplendono di gioia o si inumidiscono di lacrime.
La foto della sua Rosa deve rimanere sul comodino, non la si può toccare, altrimenti appassisce. Non la si può spostare perché lui quando è disteso a letto la deve poter vedere.
Ti chiama per sistemare il cuscino, il lenzuolo e racconta, ti lasci coinvolgere dalla sua dolcezza, dal suo sorriso sdentato, dal suo sguardo perso nei ricordi prima di addormentarsi.
Troppo poco è il tempo che trascorri in quella stanza, troppe ancora sono le storie da ascoltare.
Il corpo è stanco, debole, pesante. Leggera invece è la sua anima, pronta e desiderosa di affrontare un nuovo lungo viaggio, senza rimpianti, con coraggio e serenità.
Così una mattina entri nella stanza e trovi un letto vuoto. Non c'è tempo per fermarsi, il lavoro ti chiama, i ritmi sono estenuanti. Solo a fine giornata ti prendi del tempo per riflettere, entri nella stanza: c'è una sedia, un comodino, un letto e un piccolo armadio, molto piccolo. Ma, guardando con più attenzione, noti che nel letto vuoto c'è una Rosa gialla.
Una lacrima scende accompagnata da un sorriso.