Ho sempre saputo che la realtà cambia in base all’osservatore. Questo “fenomeno” mi ha sempre affascinata, fin da piccola, perchè non capivo come mai qualcosa che per me era in un modo, per altri era totalmente diverso.
Crescendo ho ritrovato questo argomento leggendo di Einstein, di fisica quantistica, rendendomi conto che questa teoria è applicabile a tutti gli aspetti dell’esistenza umana.
Premetto che la fisica non è il mio campo, ma ho semplificato talmente tanto quello che ho letto, che la RELATIVITA’ e IL RUOLO DELL’OSSERVATORE, hanno cominciato a far parte della mia quotidianità, diventando complici in molte spiegazioni ai miei figli, sul perchè a volte una nostra azione può essere sbagliata anche quando ci sembra giusta.
Una delle “lezioni” che ho imparato di recente l’ho chiamata LA RELATIVITA’ DELLA DISTANZA.
Sia in amore che in amicizia, questo fenomeno è ricco di esempi significativi. Due persone si incontrano, fanno amicizia o si innamorano e si sentono particolarmente affini, tanto da passare infiniti momenti in armonia. Risate, chiacchiere, scambi di esperienze: vivono l’idillio della storia d’amore passando qualche ora della giornata insieme per poi tornare ognuno a casa propria. Sono innamorati, stanno insieme in lunghi fidanzamenti o amicizie di anni.
Poi arriva il matrimonio o la convivenza o può capitare che, per una serie di eventi, i due sperimentino una sorta di convivenza, tipo una vacanza o per lavoro. Come spesso accade, la convivenza mostra diversi lati del carattere di entrambi: non più solo risate ed emozioni positive, ma anche nervosismi, prese di posizione, debolezze e tutto quello che, normalmente, si tende a tenere nascosto.
E qui arriva il ruolo fondamentale dell’Osservatore.
I due si scoprono, attraverso risate, emozioni, confronti…battibecchi, musi lunghi, litigi.
Capiscono, così, di essere molto diversi. Uno dei due si allontana perchè, a suo modo di vedere le cose, si è molto “distanti”. La conoscenza, dal suo punto di vista, allontana.
Per l’altro, invece, questo allontanamento può sembrare insensato perchè, la conoscenza dei limiti dell’altro, delle sue paure, delle sue nevrosi, dei suoi difetti, era al pari dei suoi lati positivi e, vedere quei lati dell’altro che a volte facevano arrabbiare, non faceva altro che…avvicinarlo.
Più conosceva l’altra persona e più la sentiva vicina. Quindi la “distanza” che sentiamo nei confronti di qualcuno è “relativa” rispetto al nostro modo di osservarla. La valutazione di un evento cambia in base all’osservatore, cambia in base alla prospettiva dalla quale si osserva. Entrare in contatto con le molteplici sfaccettature di una persona, la “avvicina” a noi in maniera proporzionale alla nostra disponibilità ad accettarne le peculiarità, siano esse positive o negative. Aumentando la conoscenza aumenta la comprensione e la capacità di tollerare gli altrui punti di vista senza giudizio.
Mia figlia ha ormai quasi tredici anni. E’ curiosa, analitica e, sebbene spesso dimostri la sua età, a volte mi rendo conto che è abbastanza matura da affrontare argomenti e discussioni più importanti ed è in grado di percepire molte sfumature delle persone. Ho affrontato con lei questo argomento e pare che abbia recepito molto bene il messaggio: qualche giorno fa mi ha detto che una delle sue migliori amiche è proprio quella ragazzina che, qualche mese fa, sentiva tanto “distante” da lei.
Come dicevo…LA DISTANZA E’ RELATIVA.
Crescendo ho ritrovato questo argomento leggendo di Einstein, di fisica quantistica, rendendomi conto che questa teoria è applicabile a tutti gli aspetti dell’esistenza umana.
Premetto che la fisica non è il mio campo, ma ho semplificato talmente tanto quello che ho letto, che la RELATIVITA’ e IL RUOLO DELL’OSSERVATORE, hanno cominciato a far parte della mia quotidianità, diventando complici in molte spiegazioni ai miei figli, sul perchè a volte una nostra azione può essere sbagliata anche quando ci sembra giusta.
Una delle “lezioni” che ho imparato di recente l’ho chiamata LA RELATIVITA’ DELLA DISTANZA.
Sia in amore che in amicizia, questo fenomeno è ricco di esempi significativi. Due persone si incontrano, fanno amicizia o si innamorano e si sentono particolarmente affini, tanto da passare infiniti momenti in armonia. Risate, chiacchiere, scambi di esperienze: vivono l’idillio della storia d’amore passando qualche ora della giornata insieme per poi tornare ognuno a casa propria. Sono innamorati, stanno insieme in lunghi fidanzamenti o amicizie di anni.
Poi arriva il matrimonio o la convivenza o può capitare che, per una serie di eventi, i due sperimentino una sorta di convivenza, tipo una vacanza o per lavoro. Come spesso accade, la convivenza mostra diversi lati del carattere di entrambi: non più solo risate ed emozioni positive, ma anche nervosismi, prese di posizione, debolezze e tutto quello che, normalmente, si tende a tenere nascosto.
E qui arriva il ruolo fondamentale dell’Osservatore.
I due si scoprono, attraverso risate, emozioni, confronti…battibecchi, musi lunghi, litigi.
Capiscono, così, di essere molto diversi. Uno dei due si allontana perchè, a suo modo di vedere le cose, si è molto “distanti”. La conoscenza, dal suo punto di vista, allontana.
Per l’altro, invece, questo allontanamento può sembrare insensato perchè, la conoscenza dei limiti dell’altro, delle sue paure, delle sue nevrosi, dei suoi difetti, era al pari dei suoi lati positivi e, vedere quei lati dell’altro che a volte facevano arrabbiare, non faceva altro che…avvicinarlo.
Più conosceva l’altra persona e più la sentiva vicina. Quindi la “distanza” che sentiamo nei confronti di qualcuno è “relativa” rispetto al nostro modo di osservarla. La valutazione di un evento cambia in base all’osservatore, cambia in base alla prospettiva dalla quale si osserva. Entrare in contatto con le molteplici sfaccettature di una persona, la “avvicina” a noi in maniera proporzionale alla nostra disponibilità ad accettarne le peculiarità, siano esse positive o negative. Aumentando la conoscenza aumenta la comprensione e la capacità di tollerare gli altrui punti di vista senza giudizio.
Mia figlia ha ormai quasi tredici anni. E’ curiosa, analitica e, sebbene spesso dimostri la sua età, a volte mi rendo conto che è abbastanza matura da affrontare argomenti e discussioni più importanti ed è in grado di percepire molte sfumature delle persone. Ho affrontato con lei questo argomento e pare che abbia recepito molto bene il messaggio: qualche giorno fa mi ha detto che una delle sue migliori amiche è proprio quella ragazzina che, qualche mese fa, sentiva tanto “distante” da lei.
Come dicevo…LA DISTANZA E’ RELATIVA.