Negli anni sono state sviluppate molte teorie riguardanti la rabbia, un sentire che nella società occidentale trova sempre maggior ragione di esistere.
Secondo Paul Mc Lean, colui che ha elaborato la teoria dei tre cervelli, la rabbia era una modalità che permetteva all'uomo la conservazione della specie e, come tale, non era una reazione negativa ma una reazione conservativa ad una reale minaccia.
Wilhelm Reich diceva che la rabbia è un'emozione secondaria rispetto alla frustrazione e la frustrazione nasce dal dolore, nasce dal mancato soddisfacimento di un nostro desiderio, ovvero, nasce da una impossibilità di raggiungere il piacere. La rabbia, quindi, nasce dalla frustrazione ma maschera il dolore. Pensiamoci: quante volte ci sentiamo addolorati per i più disparati motivi e quante volte siamo capaci di far uscire il dolore invece della rabbia? Probabilmente succede molto raramente, forse mai perché nella nostra cultura e nel nostro immaginario il dolore ci rende deboli.
Alexander Lowen parla della rabbia come la percezione di un afflusso di energia all'interno del corpo che attiva i muscoli che potrebbero realizzare l'atto rabbioso. La percezione però è un fenomeno superficiale, che significa che un impulso porta al sentimento solo quando raggiunge la superficie del corpo. Molti impulsi non si traducono in sentimenti perché rimangono confinati all'interno. Spesso è quello che accade con la rabbia: l'impulso raggiunge il muscolo e lo rende pronto all'azione. L'io blocca l'azione attraverso una controtensione. Quindi iniziamo a capire come la rabbia possa avere un effetto sul corpo (il "soma").
Osho offre una propria visione della rabbia:
"Hai mai notato com’è grande l’energia che hai quando hai paura? E la stessa cosa accade con la rabbia; entrambi sono aspetti dello stesso fenomeno.
La rabbia è aggressiva mentre la paura è non-aggressiva. La paura è lo stato negativo della rabbia; la rabbia è lo stato positivo della paura. Hai mai osservato come diventi forte e potente quando sei arrabbiato – quanta energia hai? Oppure, quando hai paura, corri così veloce da far invidia persino a un olimpionico. La paura crea energia: la paura è energia, e l’energia non può essere distrutta. Nemmeno un briciolo di energia può essere rimossa dall’esistenza. Devi continuare a ricordartelo, perché altrimenti finisci col fare qualcosa di sbagliato. Non puoi distruggere nulla, tutto ciò che puoi fare è cambiarne la forma. Non puoi distruggere una goccia d’acqua: puoi trasformarla in ghiaccio, puoi farla evaporare, ma continuerà a esistere. Da qualche parte rimarrà, perché non può essere eliminata dall’esistenza."
Roberto Assagioli, padre della Psicosintesi, propone alcune tecniche di disidentificazione utili per affrontare la rabbia: "Comincio con un principio psicologico fondamentale: Siamo dominati da tutto quello con cui si identifica il nostro Io. Possiamo dominare e controllare tutto quello da cui ci disidentifichiamo. L’errore comune che facciamo tutti è di identificarci con qualche contenuto della nostra coscienza, piuttosto che con la coscienza stessa. Alcune persone si identificano con i loro sentimenti, altri con i loro pensieri, altri ancora con i loro ruoli sociali. Ma questa identificazione con una parte della personalità distrugge la libertà che deriva dall’esperienza dell’Io puro.[...] Spesso una crisi nella vita di una persona la depriva della funzione o del ruolo con il quale si era identificata: il corpo di un atleta è mutilato, un’amata se ne va con un poeta vagabondo, un lavoratore assiduo si deve ritirare. Allora il processo di disidentificazione avviene forzatamente e ci può essere una soluzione solo dopo un processo di morte e rinascita nel quale la persona entra in una identità più ampia, ma questo processo può avvenire coscientemente. Con l’esercizio della disidentificazione e identificazione si tratta di praticare la consapevolezza ed affermare: Ho un corpo, ma non sono il mio corpo. Ho emozioni, ma non sono le mie emozioni. Ho un lavoro, ma non sono il mio lavoro, ecc. L’introspezione sistematica può aiutare ad eliminare le parziali autoidentificazioni.[...]
Questa tecnica è vicina alla meditazione buddista vipassana nella quale uno solamente osserva i pensieri che passano, le sensazioni e le immagini. Porta all’affermazione che l’osservatore è diverso da chi osserva. Quindi lo stadio naturale che viene dopo la disidentificazone è una nuova identificazione con l’Io centrale. Io riconosco ed affermo: "Io sono un centro di pura autocoscienza. Io sono un centro di volontà, capace di comandare, dirigere e usare tutti i miei processi psicologici ed il mio corpo fisico.""
Alexander Lowen, nel formulare i propri trattati di Bioenergetica, offre un metodo per esprimere e liberare la rabbia: colpire un materasso, con i pugni o con una racchetta, e/o urlare la propria rabbia o dolore. Il tono della voce riflette e determina la qualità dell'esperienza, l'uso della voce fa risuonare il canale centrale del corpo aumentando notevolmente la carica energetica dell'azione.
I praticanti di sport da combattimento conoscono bene l'effetto che può avere lo scarico della rabbia verso il sacco (da boxe), oppure in uno scambio di alcune tecniche con uno sparring partner. L'uso di una respirazione consapevole combinato con alcune tecniche di pugno, ad esempio, può far sì che venga trasformata e dissipata moltissima energia prodotta dalla rabbia.
I diversi pensieri raccolti ci permettono di raccogliere alcuni tratti comuni e ipotizzare uno scenario in cui sia possibile esprimere la propria rabbia attraverso il movimento del corpo, che compie una trasformazione di energia liberando un potenziale che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. L'atto ci permette un'elaborazione vista come strada per la consapevolezza.
Secondo Paul Mc Lean, colui che ha elaborato la teoria dei tre cervelli, la rabbia era una modalità che permetteva all'uomo la conservazione della specie e, come tale, non era una reazione negativa ma una reazione conservativa ad una reale minaccia.
Wilhelm Reich diceva che la rabbia è un'emozione secondaria rispetto alla frustrazione e la frustrazione nasce dal dolore, nasce dal mancato soddisfacimento di un nostro desiderio, ovvero, nasce da una impossibilità di raggiungere il piacere. La rabbia, quindi, nasce dalla frustrazione ma maschera il dolore. Pensiamoci: quante volte ci sentiamo addolorati per i più disparati motivi e quante volte siamo capaci di far uscire il dolore invece della rabbia? Probabilmente succede molto raramente, forse mai perché nella nostra cultura e nel nostro immaginario il dolore ci rende deboli.
Alexander Lowen parla della rabbia come la percezione di un afflusso di energia all'interno del corpo che attiva i muscoli che potrebbero realizzare l'atto rabbioso. La percezione però è un fenomeno superficiale, che significa che un impulso porta al sentimento solo quando raggiunge la superficie del corpo. Molti impulsi non si traducono in sentimenti perché rimangono confinati all'interno. Spesso è quello che accade con la rabbia: l'impulso raggiunge il muscolo e lo rende pronto all'azione. L'io blocca l'azione attraverso una controtensione. Quindi iniziamo a capire come la rabbia possa avere un effetto sul corpo (il "soma").
Osho offre una propria visione della rabbia:
"Hai mai notato com’è grande l’energia che hai quando hai paura? E la stessa cosa accade con la rabbia; entrambi sono aspetti dello stesso fenomeno.
La rabbia è aggressiva mentre la paura è non-aggressiva. La paura è lo stato negativo della rabbia; la rabbia è lo stato positivo della paura. Hai mai osservato come diventi forte e potente quando sei arrabbiato – quanta energia hai? Oppure, quando hai paura, corri così veloce da far invidia persino a un olimpionico. La paura crea energia: la paura è energia, e l’energia non può essere distrutta. Nemmeno un briciolo di energia può essere rimossa dall’esistenza. Devi continuare a ricordartelo, perché altrimenti finisci col fare qualcosa di sbagliato. Non puoi distruggere nulla, tutto ciò che puoi fare è cambiarne la forma. Non puoi distruggere una goccia d’acqua: puoi trasformarla in ghiaccio, puoi farla evaporare, ma continuerà a esistere. Da qualche parte rimarrà, perché non può essere eliminata dall’esistenza."
Roberto Assagioli, padre della Psicosintesi, propone alcune tecniche di disidentificazione utili per affrontare la rabbia: "Comincio con un principio psicologico fondamentale: Siamo dominati da tutto quello con cui si identifica il nostro Io. Possiamo dominare e controllare tutto quello da cui ci disidentifichiamo. L’errore comune che facciamo tutti è di identificarci con qualche contenuto della nostra coscienza, piuttosto che con la coscienza stessa. Alcune persone si identificano con i loro sentimenti, altri con i loro pensieri, altri ancora con i loro ruoli sociali. Ma questa identificazione con una parte della personalità distrugge la libertà che deriva dall’esperienza dell’Io puro.[...] Spesso una crisi nella vita di una persona la depriva della funzione o del ruolo con il quale si era identificata: il corpo di un atleta è mutilato, un’amata se ne va con un poeta vagabondo, un lavoratore assiduo si deve ritirare. Allora il processo di disidentificazione avviene forzatamente e ci può essere una soluzione solo dopo un processo di morte e rinascita nel quale la persona entra in una identità più ampia, ma questo processo può avvenire coscientemente. Con l’esercizio della disidentificazione e identificazione si tratta di praticare la consapevolezza ed affermare: Ho un corpo, ma non sono il mio corpo. Ho emozioni, ma non sono le mie emozioni. Ho un lavoro, ma non sono il mio lavoro, ecc. L’introspezione sistematica può aiutare ad eliminare le parziali autoidentificazioni.[...]
Questa tecnica è vicina alla meditazione buddista vipassana nella quale uno solamente osserva i pensieri che passano, le sensazioni e le immagini. Porta all’affermazione che l’osservatore è diverso da chi osserva. Quindi lo stadio naturale che viene dopo la disidentificazone è una nuova identificazione con l’Io centrale. Io riconosco ed affermo: "Io sono un centro di pura autocoscienza. Io sono un centro di volontà, capace di comandare, dirigere e usare tutti i miei processi psicologici ed il mio corpo fisico.""
Alexander Lowen, nel formulare i propri trattati di Bioenergetica, offre un metodo per esprimere e liberare la rabbia: colpire un materasso, con i pugni o con una racchetta, e/o urlare la propria rabbia o dolore. Il tono della voce riflette e determina la qualità dell'esperienza, l'uso della voce fa risuonare il canale centrale del corpo aumentando notevolmente la carica energetica dell'azione.
I praticanti di sport da combattimento conoscono bene l'effetto che può avere lo scarico della rabbia verso il sacco (da boxe), oppure in uno scambio di alcune tecniche con uno sparring partner. L'uso di una respirazione consapevole combinato con alcune tecniche di pugno, ad esempio, può far sì che venga trasformata e dissipata moltissima energia prodotta dalla rabbia.
I diversi pensieri raccolti ci permettono di raccogliere alcuni tratti comuni e ipotizzare uno scenario in cui sia possibile esprimere la propria rabbia attraverso il movimento del corpo, che compie una trasformazione di energia liberando un potenziale che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. L'atto ci permette un'elaborazione vista come strada per la consapevolezza.