La cultura Occidentale potrebbe essere riassunta come una cultura che prevede una continua alternanza tra momenti nei quali essere altamente produttivi e momenti nei quali è concesso potersi svagare come meritato premio per essere stati così efficienti. Siamo tutti presi dal lavorare e dal divertirci a tutti i costi per poter bilanciare lo stress accumulato lavorando. È una cultura che incessantemente, attraverso i media, ci spinge verso un consumismo smodato. Ci troviamo inoltre a fare i conti con la schiavitù dei ruoli sociali. Siamo infatti così assorbiti dall’essere un buon partner, un buon genitore, un buon figlio, un buon collega, un buon amico, un buon cittadino, che finiamo col smarrirci non sapendo più chi siamo nel profondo e cosa vogliamo davvero. Ogni situazione genera in noi delle aspettative così come genera aspettative e proiezioni anche negli altri che ci circondano. Coliamo a picco in una profonda e costante ansia da prestazione. In questo caos quando troviamo tempo e spazio per pensare a ciò che accade dentro di noi e non fuori di noi? Quando portiamo l’attenzione al nostro mondo interiore per imparare a conoscerci davvero?
La pratica meditativa, figlia dell’antica saggezza Orientale, può venirci in soccorso e aiutarci a vivere con maggiore consapevolezza e quindi con maggiore gioia. Non si tratta di imitare gli yòghi di un tempo che si isolavano nella natura per mesi e addirittura per anni vivendo da eremiti assorti nella contemplazione mistica. Si tratta piuttosto di creare un appuntamento quotidiano con noi stessi.
Dedichiamo allora un’intera stanza della nostra casa alla pratica meditativa oppure, all’interno di una stanza, ricaviamo uno spazio riservato esclusivamente a questa funzione. Creiamoci la nostra oasi di pace. Il nostro “luogo-tempo sacro”. Raccogliamoci in silenzio. Lasciamo entrare dalle finestre la luce naturale e accendiamo una candela bianca come simbolo della luce data dalla chiarezza di mente e cuore che vogliamo raggiungere. Lasciamo che l’essenza di un incenso naturale purifichi l’ambiente. Stendiamo un tappeto e sediamoci a terra a gambe incrociate e cerchiamo di mantenere la nostra colonna vertebrale ben dritta. Se il nostro corpo trova scomoda la posizione possiamo appoggiare la schiena ad una parete o scegliere di sedere su una sedia tenendo i piedi ben piantati al pavimento. Appoggiamo le mani in grembo sovrapponendo la mano destra a quella sinistra unendo i pollici. Apriamo il petto e rilassiamo le spalle. Meditare non è soffrire quindi possiamo aggiustare la postura del corpo se sentiamo qualche tensione o dolore. Chiudiamo gli occhi. Teniamo dolcemente la bocca chiusa appoggiando la punta della lingua al palato. Inspiriamo ed espiriamo lentamente e profondamente attraverso le nostre narici. Limitiamoci a respirare e a portare l’attenzione all’aria che entra ed esce dal corpo. Lasciamo che i pensieri emergano liberamente e lasciamoli scorrere come le nuvole che si muovono nel cielo. Non aggrappiamoci ad essi e non giudichiamoli ma prendiamo atto di ciò che emerge come spunto per comprenderci e per guarire dentro. Cerchiamo di essere sempre amorevoli con noi stessi.
Matthieu Ricard, tra i massimi esperti mondiali sul Buddhismo e membro attivo del Mind and Life Institute, nel suo libro Il gusto di essere felici scrive:
Per quanto mi riguarda, ricordo molto bene che quando lavoravo come genetista all’istituto Pasteur, tutto preso dalla vita parigina, ricavavo immensi benefici da qualche momento di raccoglimento quotidiano. L’effetto durava a lungo, espandendosi come un profumo dentro le attività della giornata e conferendo loro un diverso valore. Con raccoglimento non intendo soltanto una pausa di rilassamento, ma il fatto di volgere lo sguardo verso l’interno, e osservare il modo in cui si manifestano i pensieri. Non è così complicato come sembra. È sufficiente investire un po' di tempo in questo esercizio per capirne la portata e apprezzarne la ricchezza.
Thich Nhat Hanh, maestro Zen di enorme levatura, usa invece le seguenti parole nel testo La pace è ogni passo per sottolineare i vantaggi che si hanno dal praticare quotidianamente:
Se sapremo vivere ogni istante con una mente risvegliata, saremo consapevoli delle vicissitudini delle nostre sensazioni e percezioni del presente, e non lasceremo che si formino o si stringano nodi nella nostra coscienza. E se sapremo osservare le nostre emozioni, potremo scoprire le radici delle formazioni psichiche più inveterate e trasformarle, anche quelle che sono diventate molto forti.
Il Buddha Śākyamuni invitava a non credere a priori alle sue parole ma a sperimentare direttamente i suoi insegnamenti per verificarne la veridicità ed efficacia.
Tale invito è molto saggio e torna utile come approccio anche alla pratica meditativa. Non ci resta quindi che meditare e provarne gli effetti sulla nostra vita.
La pratica meditativa, figlia dell’antica saggezza Orientale, può venirci in soccorso e aiutarci a vivere con maggiore consapevolezza e quindi con maggiore gioia. Non si tratta di imitare gli yòghi di un tempo che si isolavano nella natura per mesi e addirittura per anni vivendo da eremiti assorti nella contemplazione mistica. Si tratta piuttosto di creare un appuntamento quotidiano con noi stessi.
Dedichiamo allora un’intera stanza della nostra casa alla pratica meditativa oppure, all’interno di una stanza, ricaviamo uno spazio riservato esclusivamente a questa funzione. Creiamoci la nostra oasi di pace. Il nostro “luogo-tempo sacro”. Raccogliamoci in silenzio. Lasciamo entrare dalle finestre la luce naturale e accendiamo una candela bianca come simbolo della luce data dalla chiarezza di mente e cuore che vogliamo raggiungere. Lasciamo che l’essenza di un incenso naturale purifichi l’ambiente. Stendiamo un tappeto e sediamoci a terra a gambe incrociate e cerchiamo di mantenere la nostra colonna vertebrale ben dritta. Se il nostro corpo trova scomoda la posizione possiamo appoggiare la schiena ad una parete o scegliere di sedere su una sedia tenendo i piedi ben piantati al pavimento. Appoggiamo le mani in grembo sovrapponendo la mano destra a quella sinistra unendo i pollici. Apriamo il petto e rilassiamo le spalle. Meditare non è soffrire quindi possiamo aggiustare la postura del corpo se sentiamo qualche tensione o dolore. Chiudiamo gli occhi. Teniamo dolcemente la bocca chiusa appoggiando la punta della lingua al palato. Inspiriamo ed espiriamo lentamente e profondamente attraverso le nostre narici. Limitiamoci a respirare e a portare l’attenzione all’aria che entra ed esce dal corpo. Lasciamo che i pensieri emergano liberamente e lasciamoli scorrere come le nuvole che si muovono nel cielo. Non aggrappiamoci ad essi e non giudichiamoli ma prendiamo atto di ciò che emerge come spunto per comprenderci e per guarire dentro. Cerchiamo di essere sempre amorevoli con noi stessi.
Matthieu Ricard, tra i massimi esperti mondiali sul Buddhismo e membro attivo del Mind and Life Institute, nel suo libro Il gusto di essere felici scrive:
Per quanto mi riguarda, ricordo molto bene che quando lavoravo come genetista all’istituto Pasteur, tutto preso dalla vita parigina, ricavavo immensi benefici da qualche momento di raccoglimento quotidiano. L’effetto durava a lungo, espandendosi come un profumo dentro le attività della giornata e conferendo loro un diverso valore. Con raccoglimento non intendo soltanto una pausa di rilassamento, ma il fatto di volgere lo sguardo verso l’interno, e osservare il modo in cui si manifestano i pensieri. Non è così complicato come sembra. È sufficiente investire un po' di tempo in questo esercizio per capirne la portata e apprezzarne la ricchezza.
Thich Nhat Hanh, maestro Zen di enorme levatura, usa invece le seguenti parole nel testo La pace è ogni passo per sottolineare i vantaggi che si hanno dal praticare quotidianamente:
Se sapremo vivere ogni istante con una mente risvegliata, saremo consapevoli delle vicissitudini delle nostre sensazioni e percezioni del presente, e non lasceremo che si formino o si stringano nodi nella nostra coscienza. E se sapremo osservare le nostre emozioni, potremo scoprire le radici delle formazioni psichiche più inveterate e trasformarle, anche quelle che sono diventate molto forti.
Il Buddha Śākyamuni invitava a non credere a priori alle sue parole ma a sperimentare direttamente i suoi insegnamenti per verificarne la veridicità ed efficacia.
Tale invito è molto saggio e torna utile come approccio anche alla pratica meditativa. Non ci resta quindi che meditare e provarne gli effetti sulla nostra vita.