Il cervello ci protegge attraverso l’emozione della paura (nella nostra confort zone siamo re indiscussi), comunica con la parte conscia attraverso le sensazioni (dolore e piacere sono i suoi ingredienti principali), prende decisioni rapidamente e si affida alle informazioni che ha già raccolto in passato.
E’ normale quindi pensare che il nostro comportamento sia guidato da abitudini consolidate, da sensazioni poco aggiornate e da decisioni funzionali basate sulla nostra più o meno sicura esperienza.
Così, mentre noi ci pensiamo padroni della moderazione, dell’autocontrollo, dell’autodisciplina, il governo di noi stessi avviene in automatico.
Quando abbiamo paura e possiamo riflettere sull’esperienza che ci spaventa, siamo talmente focalizzati e convinti delle nostre osservazioni che ci rivolgiamo ai ‘perché’ delle cose e non al ‘come’ accadono. Erroneamente pensiamo di essere al centro di un mondo dove le nostre esperienze corrispondono alla verità e che rispondere ‘al perché abbiamo paura’ ci calmi. Ci sbagliamo.
Se vogliamo affrontare la paura e cioè l’errata interpretazione tra realtà e immaginazione, dobbiamo approfondire la conoscenza di come accadono le cose, di come operano le emozioni, di come le percepiamo, agiamo e reagiamo, allo scopo di liberarle sia in senso psicologico che fisiologico.
Vediamo come, attraverso le sfumature della paura.
Il timore promette piacere ma teme il dolore. L’ansia cerca indizi per risolvere il conflitto tra ricerca del piacere e dolore. La paura cerca la fuga o l’evitamento dal dolore. La fobia dilata le proporzioni delle cose ed evita l’aumento dell’ansia. Il panico paralizza il pensiero e l’azione. Il terrore permette la fuga dentro sé stessi.
Dobbiamo comprendere come costruiamo le nostre esperienze, ad esempio ‘la paura di qualcosa …’ e come la interpretiamo. Dobbiamo rendere evidente il processo della paura, attraverso le immagini che visualizziamo, le sensazioni che proviamo e il modo in cui reagiamo ad esse.
Così facendo, possiamo dilatare il vocabolario di sensazioni ed emozioni. Possiamo rendere espliciti i processi che sottendono la nostra esperienza e riconoscere le sottili differenze che le avvalorano.
La paura non è a caso. E’ dominata dall’istinto, è votata alla sopravvivenza ed è ricca di ‘marcatori somatici’ che dicono ‘pericolo’ o ‘agisci adesso’. Noi abbiamo il compito di cambiare la struttura della nostra esperienza: questa è la nostra sfida. Non basta chiederci perché abbiamo paura, ma dobbiamo seguire le orme del processo che ci guida a riconoscerle e trasformarle.
E’ normale quindi pensare che il nostro comportamento sia guidato da abitudini consolidate, da sensazioni poco aggiornate e da decisioni funzionali basate sulla nostra più o meno sicura esperienza.
Così, mentre noi ci pensiamo padroni della moderazione, dell’autocontrollo, dell’autodisciplina, il governo di noi stessi avviene in automatico.
Quando abbiamo paura e possiamo riflettere sull’esperienza che ci spaventa, siamo talmente focalizzati e convinti delle nostre osservazioni che ci rivolgiamo ai ‘perché’ delle cose e non al ‘come’ accadono. Erroneamente pensiamo di essere al centro di un mondo dove le nostre esperienze corrispondono alla verità e che rispondere ‘al perché abbiamo paura’ ci calmi. Ci sbagliamo.
Se vogliamo affrontare la paura e cioè l’errata interpretazione tra realtà e immaginazione, dobbiamo approfondire la conoscenza di come accadono le cose, di come operano le emozioni, di come le percepiamo, agiamo e reagiamo, allo scopo di liberarle sia in senso psicologico che fisiologico.
Vediamo come, attraverso le sfumature della paura.
Il timore promette piacere ma teme il dolore. L’ansia cerca indizi per risolvere il conflitto tra ricerca del piacere e dolore. La paura cerca la fuga o l’evitamento dal dolore. La fobia dilata le proporzioni delle cose ed evita l’aumento dell’ansia. Il panico paralizza il pensiero e l’azione. Il terrore permette la fuga dentro sé stessi.
Dobbiamo comprendere come costruiamo le nostre esperienze, ad esempio ‘la paura di qualcosa …’ e come la interpretiamo. Dobbiamo rendere evidente il processo della paura, attraverso le immagini che visualizziamo, le sensazioni che proviamo e il modo in cui reagiamo ad esse.
Così facendo, possiamo dilatare il vocabolario di sensazioni ed emozioni. Possiamo rendere espliciti i processi che sottendono la nostra esperienza e riconoscere le sottili differenze che le avvalorano.
La paura non è a caso. E’ dominata dall’istinto, è votata alla sopravvivenza ed è ricca di ‘marcatori somatici’ che dicono ‘pericolo’ o ‘agisci adesso’. Noi abbiamo il compito di cambiare la struttura della nostra esperienza: questa è la nostra sfida. Non basta chiederci perché abbiamo paura, ma dobbiamo seguire le orme del processo che ci guida a riconoscerle e trasformarle.