Se noi sapessimo che le cose belle finiscono, forse le ameremo un po' di più. O forse solo ne avremmo più cura e attenzione, non le fisseremo lì nella quotidianità, dandole per certe e indissolubili, come se il tempo a disposizione per goderne fosse infinito.
Se ripenso a quando ho ascoltato le tue ultime parole, la tua voce, l'ultima frase pronunciata...avessi saputo che era l'ultima volta che ti parlavo dopo un'intera vita trascorsa fianco a fianco fra gli impianti della Doralux! Quante volte non ci ho fatto caso, ai singoli gesti, sapendo che tanto erano lì a mia disposizione quotidianamente, come l'alba che vedo sorgere ogni giorno fra i rami degli alberi, appena fuori dalla finestra, basta allungare una mano e volgere lo sguardo per sapere che la vita procede così come dev'essere con le certezze fra le dita.
E' questo ciò che accade: diamo per certi alcuni aspetti delle nostre micro-esistenze, forse la maggior parte, inconsapevoli della loro natura effimera.
Ho imparato il dolore.
Ho imparato dal dolore!
In questi anni difficili di salute ho sostato a lungo nell'incapacità, nella lotta continua, nel rifiuto e molto spesso anche nella rabbia. Ho creduto di temere la morte, quando la tragedia più grave è forse quella di perdere la vita un po' per volta; perdere quel significato profondo che è insito nei momenti preziosi, nella pausa di fronte alla bellezza, nella gioia di fare le cose che danno significato ai nostri piedi in questo mondo.
Ho imparato che ci si abitua a tutto, anche al dolore, anestetizzando il tempo, talvolta anche i sensi ma infondo all'anima lo spazio si restringe al punto di avvertirlo così tanto inadeguato per la dimensione dei sogni. Allora non mi resta che restringere anche quelli e dimenticare che c'è stato un tempo in cui ho creduto che l'unico limite fosse nel coraggio di sognare in grande.
Oggi più che mai, mi accorgo di come sia difficile riporre nel cassetto del dolore, le piccole cose; piccole e grandi in realtà, perchè nei giorni in cui la vita prosegue come se niente fosse, come se nulla avesse intaccato la normalità, mi rimprovero di non aver goduto abbastanza di ogni singolo istante passato sotto al mare o vicino a te, quell'istante di silenzio nella pausa di uno sguardo rivolto al blu infinito o verso i tuoi occhi, così com'è stato, l'ultima occasione di portare con me quel momento, quella memoria, quell'istante unico che resta fissato nella pellicola dell'anima, ancora per un po', vivo almeno nei ricordi e negli oggetti vissuti e condivisi. Ahimè, sono solo oggetti e la felicità di quel tempo unico resta lì sotto al mare dell'apnea perduta o dentro al tuo camice blu, sempre perfetto che adesso è solo un pezzo di stoffa vuoto!
Le mie dita indugiano oggi sui bottoni della mia giacca; indosso i miei abiti migliori per venire a salutarti un'ultima volta, con tutta la dignità che riesco a trovare per riuscire a farlo bene. Ho scritto le mie parole più belle per te ma la bellezza la conservo per dopo, per le cose che accadranno domani. Sarà un'alba diversa, fra i rami degli alberi, un'alba senza di te ma con la vita in tasca e il coraggio della sfida fra le dita; dolce è la sofferenza che ho scoperto in questo pendio. Il dolore ci insegna anche l'amore.
Se ripenso a quando ho ascoltato le tue ultime parole, la tua voce, l'ultima frase pronunciata...avessi saputo che era l'ultima volta che ti parlavo dopo un'intera vita trascorsa fianco a fianco fra gli impianti della Doralux! Quante volte non ci ho fatto caso, ai singoli gesti, sapendo che tanto erano lì a mia disposizione quotidianamente, come l'alba che vedo sorgere ogni giorno fra i rami degli alberi, appena fuori dalla finestra, basta allungare una mano e volgere lo sguardo per sapere che la vita procede così come dev'essere con le certezze fra le dita.
E' questo ciò che accade: diamo per certi alcuni aspetti delle nostre micro-esistenze, forse la maggior parte, inconsapevoli della loro natura effimera.
Ho imparato il dolore.
Ho imparato dal dolore!
In questi anni difficili di salute ho sostato a lungo nell'incapacità, nella lotta continua, nel rifiuto e molto spesso anche nella rabbia. Ho creduto di temere la morte, quando la tragedia più grave è forse quella di perdere la vita un po' per volta; perdere quel significato profondo che è insito nei momenti preziosi, nella pausa di fronte alla bellezza, nella gioia di fare le cose che danno significato ai nostri piedi in questo mondo.
Ho imparato che ci si abitua a tutto, anche al dolore, anestetizzando il tempo, talvolta anche i sensi ma infondo all'anima lo spazio si restringe al punto di avvertirlo così tanto inadeguato per la dimensione dei sogni. Allora non mi resta che restringere anche quelli e dimenticare che c'è stato un tempo in cui ho creduto che l'unico limite fosse nel coraggio di sognare in grande.
Oggi più che mai, mi accorgo di come sia difficile riporre nel cassetto del dolore, le piccole cose; piccole e grandi in realtà, perchè nei giorni in cui la vita prosegue come se niente fosse, come se nulla avesse intaccato la normalità, mi rimprovero di non aver goduto abbastanza di ogni singolo istante passato sotto al mare o vicino a te, quell'istante di silenzio nella pausa di uno sguardo rivolto al blu infinito o verso i tuoi occhi, così com'è stato, l'ultima occasione di portare con me quel momento, quella memoria, quell'istante unico che resta fissato nella pellicola dell'anima, ancora per un po', vivo almeno nei ricordi e negli oggetti vissuti e condivisi. Ahimè, sono solo oggetti e la felicità di quel tempo unico resta lì sotto al mare dell'apnea perduta o dentro al tuo camice blu, sempre perfetto che adesso è solo un pezzo di stoffa vuoto!
Le mie dita indugiano oggi sui bottoni della mia giacca; indosso i miei abiti migliori per venire a salutarti un'ultima volta, con tutta la dignità che riesco a trovare per riuscire a farlo bene. Ho scritto le mie parole più belle per te ma la bellezza la conservo per dopo, per le cose che accadranno domani. Sarà un'alba diversa, fra i rami degli alberi, un'alba senza di te ma con la vita in tasca e il coraggio della sfida fra le dita; dolce è la sofferenza che ho scoperto in questo pendio. Il dolore ci insegna anche l'amore.