Decido di parlarne perche' finalmente sono diventate esperienze positive. Non sono sicura di riuscire a condividerle in modo corretto, ma ci provo.
La tartaruga torna alla spiaggia, ci torna provata, ma il ritorno e' comunque foriero di altre esperienze di vita.
I ricordi sono stati per molto tempo qualcosa da cui istintivamente rifuggire, e poi ti rendi conto, e ci metti molto, del valore che rivestono nella tua vita, del nuovo punto di partenza che rappresentano. E che si tratta di processi e non di momenti.
E quando la cantastorie ti chiede di ricordarti di te quando avevi sei anni, ti viene in mente il mare e il ricordo preziossimo di te con tuo fratello davvero piccolo e tuo padre, che ci porta di notte al molo a vedere la pesca delle seppie: percio' un molo al buio e luci sfuocate sott'acqua e la lanterna rossa in fondo. Ed e' un ricordo semplicissimo e vividissimo.
Poi pero' la cantastorie ti complica le cose chiedendo a te, quando hai sei anni, di parlare alla te di adesso, e la prospettiva ti fulmina per un momento, sei li' che vorresti fuggire e invece decidi di starci dentro, e di vivertelo tutto, per celebrare il fatto che adesso accetti i ricordi.
Ti costringe ad un salto all'indietro e poi subito in avanti che mette duramente alla prova la capacita' di ammettere che le cose sono cambiate, che no, non andrai piu' al molo con tuo padre, ma che lui ancora c'e' e ti ricordi di ringraziarlo mentalmente per avertici portato, dopo piu' di trent' anni, che l'acqua e il mare nel frattempo sono diventati i grandi amanti in comune tra me e mio fratello, ma che soprattutto riesci attraverso il ricordo ad apprezzare quello che e' stato senza rimpianti. E apprezzi la magia del parlare dalla prospettiva dei sei anni, del chiedere da li', a te stessa, di portarti sempre un po' con te, che serve a capire. Mi insegnano ad un corso di formazione che linea della vita, nelle persone traumatizzate, perde il senso del passato, del presente e del futuro che vengono schiacciati in un eterno presente, che confonde e non guida.
E allora da li' invece e' stupefacente costatare che il recupero dei ricordi ti aiuta a intuire chi sei, cosa e' stato, cosa ti ha fatto male, e cosa hai deciso di continuare a coltivare. Ritrovarsi capace di stare dentro ai ricordi, affacciandosi almeno all'accettazione, perche' raggiungerla pienamente e' ancora lontano da venire, e' il recupero di una prospettiva futura che va bene anche se sara' comunque piena di difetti e inciampi, e' la tua personale sfera di cristallo che fornisce chiavi di lettura e getta i semi di una nuova crescita personale, e' il pensiero che ti confonde all'improvviso alla vista di un paesaggio, al sentire una musica familiare, al vedere una foto che non rivedevi da tempo, che ti rida' il valore della persona che sei stata e che in parte sei ancora, e che ti ricorda quante volte hai rivisto il contenuto dello zaino e che sollecita scintille di comprensione, salti in avanti e la capacita' di stare nel presente in modo molto piu' genuino e pieno. E che fatica, e che conquista.
La tartaruga torna alla spiaggia, ci torna provata, ma il ritorno e' comunque foriero di altre esperienze di vita.
I ricordi sono stati per molto tempo qualcosa da cui istintivamente rifuggire, e poi ti rendi conto, e ci metti molto, del valore che rivestono nella tua vita, del nuovo punto di partenza che rappresentano. E che si tratta di processi e non di momenti.
E quando la cantastorie ti chiede di ricordarti di te quando avevi sei anni, ti viene in mente il mare e il ricordo preziossimo di te con tuo fratello davvero piccolo e tuo padre, che ci porta di notte al molo a vedere la pesca delle seppie: percio' un molo al buio e luci sfuocate sott'acqua e la lanterna rossa in fondo. Ed e' un ricordo semplicissimo e vividissimo.
Poi pero' la cantastorie ti complica le cose chiedendo a te, quando hai sei anni, di parlare alla te di adesso, e la prospettiva ti fulmina per un momento, sei li' che vorresti fuggire e invece decidi di starci dentro, e di vivertelo tutto, per celebrare il fatto che adesso accetti i ricordi.
Ti costringe ad un salto all'indietro e poi subito in avanti che mette duramente alla prova la capacita' di ammettere che le cose sono cambiate, che no, non andrai piu' al molo con tuo padre, ma che lui ancora c'e' e ti ricordi di ringraziarlo mentalmente per avertici portato, dopo piu' di trent' anni, che l'acqua e il mare nel frattempo sono diventati i grandi amanti in comune tra me e mio fratello, ma che soprattutto riesci attraverso il ricordo ad apprezzare quello che e' stato senza rimpianti. E apprezzi la magia del parlare dalla prospettiva dei sei anni, del chiedere da li', a te stessa, di portarti sempre un po' con te, che serve a capire. Mi insegnano ad un corso di formazione che linea della vita, nelle persone traumatizzate, perde il senso del passato, del presente e del futuro che vengono schiacciati in un eterno presente, che confonde e non guida.
E allora da li' invece e' stupefacente costatare che il recupero dei ricordi ti aiuta a intuire chi sei, cosa e' stato, cosa ti ha fatto male, e cosa hai deciso di continuare a coltivare. Ritrovarsi capace di stare dentro ai ricordi, affacciandosi almeno all'accettazione, perche' raggiungerla pienamente e' ancora lontano da venire, e' il recupero di una prospettiva futura che va bene anche se sara' comunque piena di difetti e inciampi, e' la tua personale sfera di cristallo che fornisce chiavi di lettura e getta i semi di una nuova crescita personale, e' il pensiero che ti confonde all'improvviso alla vista di un paesaggio, al sentire una musica familiare, al vedere una foto che non rivedevi da tempo, che ti rida' il valore della persona che sei stata e che in parte sei ancora, e che ti ricorda quante volte hai rivisto il contenuto dello zaino e che sollecita scintille di comprensione, salti in avanti e la capacita' di stare nel presente in modo molto piu' genuino e pieno. E che fatica, e che conquista.