A volte ci si domanda come nascano rotture, incomprensioni, rancori con chi si vuol bene o si ama… le domande maggiori in numero alle risposte; ma queste situazioni generano fatiche, stanchezze, dolore, da ultimo se la persona è fragile o lasciata sola nel dolore profondo in disperazione.
Questa digressione veloce nel mondo relazionale adulto non è assente, come spesso si può immaginare o sentir dire dalla gente comune del mondo occidentale moderno sui bambini: “beati loro, non hanno neanche un pensiero, quando ero piccolo sì mi divertivo, giocavo sempre!”…
Sicuramente la persona adulta oggi porta con sé carichi di fatiche enormi… corse: casa-lavoro, impegni personali, burocrazia da sbrigare, tempo “libero” da dedicare allo sport ed al corpo, amicizie da coltivare che minano fortemente equilibri di stabilità emotiva per dedicare tempo per gli affetti più cari.
I bambini, li vedo un po’ come nucleo di una “cellula sociale” viva e pulsante all’interno di un sistema istituzionale a volte rigido, freddo e burocratico in cui loro stessi sono visti come persone aventi diritti e doveri, nell’attuale anno 2013 in cui siamo, ma poi cosa pensino o siano realmente non so in realtà a quanti interessi veramente.
Molti sono i convegni sulle loro potenzialità, le carte dei diritti emanati in difesa per l’infanzia, in particolare negli ultimi cent’anni. Si è intervenuto su diversi fronti per la loro tutela, tanto si sta facendo e si farà visto questo percorso e sensibilità umana comune ed istituzionale che non è mai terminato.
Ma i bambini quando sono in difficoltà assieme ad altri bambini/e a chi si rivolgono e per cosa litigano e soffrono?
Sicuramente in ogni casa dove c’è un papà ed una mamma il/la bambino/a è portato fin dai primi anni a rivolgersi a loro per trovare rassicurazione, conforto e tranquillità emotiva per ripartire, ma sappiamo bene dai fatti più o meno di cronaca, dalle persone che frequentiamo, o nelle nostre famiglie che non sempre la “famiglia del mulino bianco” è reale ed i genitori non sempre sono disponibili ad aiutarli nelle loro, a volte, continue e pressanti richieste di aiuto.
Vediamo allora per un momento un’altra realtà che supporta la famiglia: la scuola.
In questa realtà i bambini/e sono maggiormente esposti a confrontarsi dal diverso da sé, sia con il personale docente, sia con bambini che non sono chi conosce. Questa realtà scuola vede i bambini interagire fra loro, non per qualche ora soltanto e qualche giorno la settimana ma tutti i giorni e per un’intera giornata scolastica che varia dalle 7 o 8 ore, in alcuni casi anche 9 fuori dalle mura domestiche.
Anche i bambini a volte quindi soffrono perché vogliono la mamma o il papà, perché vogliono andare a casa, perché non vogliono fare delle attività ma normalmente dopo un primo e graduale inserimento la scuola diventa per loro un luogo accogliente, istruttivo e ludico dove la socializzazione ed il confronto con l’altro un continuum che li fa muovere, agire, condividere e collaborare. Logicamente non è sempre così: piccoli e grandi conflitti nascono e muoiono ogni giorno, i bambini più grandi riescono a trovare accordi magari dopo vari tentativi fra loro ricorrono all’aiuto dell’insegnante, che sanno essere sempre presente, la quale offre chiavi di lettura per risolvere i conflitti più disparati: “Mi vuole sempre prendere! Mi tira i sassi! Non vuole giocare con me! Non mi dà il gioco! Mi ha detto che non sono più suo amico! Non voglio scendere dal cavallino, lei c’è già stata tanto! Non mi vuole più bene! E’ cattivo perché mi fa male! Mi ha tirato la sabbia negli occhi!...e si potrebbe andare avanti per ore!
Tutti noi siamo stati piccoli, tutti noi abbiamo litigato per i più futili o grandi motivi, ma avere accanto un adulto accogliente, ascoltante e motivato ad ascoltarci ed aiutarci lo ritengo un dono prezioso della vita.
Questa digressione veloce nel mondo relazionale adulto non è assente, come spesso si può immaginare o sentir dire dalla gente comune del mondo occidentale moderno sui bambini: “beati loro, non hanno neanche un pensiero, quando ero piccolo sì mi divertivo, giocavo sempre!”…
Sicuramente la persona adulta oggi porta con sé carichi di fatiche enormi… corse: casa-lavoro, impegni personali, burocrazia da sbrigare, tempo “libero” da dedicare allo sport ed al corpo, amicizie da coltivare che minano fortemente equilibri di stabilità emotiva per dedicare tempo per gli affetti più cari.
I bambini, li vedo un po’ come nucleo di una “cellula sociale” viva e pulsante all’interno di un sistema istituzionale a volte rigido, freddo e burocratico in cui loro stessi sono visti come persone aventi diritti e doveri, nell’attuale anno 2013 in cui siamo, ma poi cosa pensino o siano realmente non so in realtà a quanti interessi veramente.
Molti sono i convegni sulle loro potenzialità, le carte dei diritti emanati in difesa per l’infanzia, in particolare negli ultimi cent’anni. Si è intervenuto su diversi fronti per la loro tutela, tanto si sta facendo e si farà visto questo percorso e sensibilità umana comune ed istituzionale che non è mai terminato.
Ma i bambini quando sono in difficoltà assieme ad altri bambini/e a chi si rivolgono e per cosa litigano e soffrono?
Sicuramente in ogni casa dove c’è un papà ed una mamma il/la bambino/a è portato fin dai primi anni a rivolgersi a loro per trovare rassicurazione, conforto e tranquillità emotiva per ripartire, ma sappiamo bene dai fatti più o meno di cronaca, dalle persone che frequentiamo, o nelle nostre famiglie che non sempre la “famiglia del mulino bianco” è reale ed i genitori non sempre sono disponibili ad aiutarli nelle loro, a volte, continue e pressanti richieste di aiuto.
Vediamo allora per un momento un’altra realtà che supporta la famiglia: la scuola.
In questa realtà i bambini/e sono maggiormente esposti a confrontarsi dal diverso da sé, sia con il personale docente, sia con bambini che non sono chi conosce. Questa realtà scuola vede i bambini interagire fra loro, non per qualche ora soltanto e qualche giorno la settimana ma tutti i giorni e per un’intera giornata scolastica che varia dalle 7 o 8 ore, in alcuni casi anche 9 fuori dalle mura domestiche.
Anche i bambini a volte quindi soffrono perché vogliono la mamma o il papà, perché vogliono andare a casa, perché non vogliono fare delle attività ma normalmente dopo un primo e graduale inserimento la scuola diventa per loro un luogo accogliente, istruttivo e ludico dove la socializzazione ed il confronto con l’altro un continuum che li fa muovere, agire, condividere e collaborare. Logicamente non è sempre così: piccoli e grandi conflitti nascono e muoiono ogni giorno, i bambini più grandi riescono a trovare accordi magari dopo vari tentativi fra loro ricorrono all’aiuto dell’insegnante, che sanno essere sempre presente, la quale offre chiavi di lettura per risolvere i conflitti più disparati: “Mi vuole sempre prendere! Mi tira i sassi! Non vuole giocare con me! Non mi dà il gioco! Mi ha detto che non sono più suo amico! Non voglio scendere dal cavallino, lei c’è già stata tanto! Non mi vuole più bene! E’ cattivo perché mi fa male! Mi ha tirato la sabbia negli occhi!...e si potrebbe andare avanti per ore!
Tutti noi siamo stati piccoli, tutti noi abbiamo litigato per i più futili o grandi motivi, ma avere accanto un adulto accogliente, ascoltante e motivato ad ascoltarci ed aiutarci lo ritengo un dono prezioso della vita.