Guardi quegli stessi occhi ma non sono più gli stessi occhi, cerchi la pienezza del rapporto ma trovi solo un vuoto desolante e vertiginoso, vuoi la complicità ma sentì una distanza siderale, chiedi comprensione ma ricevi fredda banalità, vorresti affetto ma ricevi indifferenza , vorresti rispetto ma ottieni solo rabbia e rancore, desideri passare più tempo con lei ma lei scappa ogni volta , credi che passerà ma ogni giorno la distanza cresce sempre di più : la fine di un amore è molto peggio di una morte, è un cancro dell’anima, almeno fino a quando non ne hai piena consapevolezza… ti scava dentro, ti svuota, ti fa sentire inadeguato, sconveniente, inappropriato, incompleto, poi arriva la botta, il trauma la separazione delle anime quando pensavi di poter invecchiare con la tua isola , con il tuo porto sicuro che sapeva e poteva accoglierti perché ne aveva il sentimento e la forza per poterlo fare, e non c’è nulla e nessuno che in questa fase ti possa dare pace, quel senso di solitudine che avevi provato tante volte torna prepotente e metastatico. Non è colpa di nessuno, semplicemente è la logica conseguenza di fatti e comportamenti e della ridefinizione delle priorità di vita di entrambi i partner: non c’è rancore, non più rabbia o aspettative, soltanto la lucida visione che la tua vita deve continuare senza l’altra metà della mela, per quanto fosse imperfetta o avvelenata perché ti rendi conto che la distanza umana è incolmabile, alienante e non puoi trattenerla ne’ sanarla.
Esiste una chimica dell’amore, esiste una chimica della fine di un amore, e te ne rendi conto quando ne esci: il cortisolo pervadeva le discussioni e le ingigantiva, l’adrenalina toglieva la serenità e la leggerezza nello stare assieme, ora lo sai, ora lo sentì in modo clamoroso, era una perversione maledetta destinata alla distruzione e annientamentro delle reciproche personalità . Era inutile combattere per cercare momenti di effimero benessere, o resistere facendo appello a delle aree di falso comfort, o facendo appello su ciò che di buono si era costruito e provato assieme : tutto definitivamente obnubilato da una inesorabile percezione di lutto e di rifiuto.
Poi si esce dalla imprigionante e risonante dicotomia vittima-carnefice : non ci sono più colpe, c’è solo l’accettazione della fine di un amore guardandoti in uno specchio cinico in cui nessuno ne esce senza responsabilità, come conseguenza di una equazione vibrazionale tossica.
Ora è stupefacente accettare questa conclusione, rende libera e leggera l’anima , sprigionando un senso di staminalita’ , di libertà e di rinascita
Esiste una chimica dell’amore, esiste una chimica della fine di un amore, e te ne rendi conto quando ne esci: il cortisolo pervadeva le discussioni e le ingigantiva, l’adrenalina toglieva la serenità e la leggerezza nello stare assieme, ora lo sai, ora lo sentì in modo clamoroso, era una perversione maledetta destinata alla distruzione e annientamentro delle reciproche personalità . Era inutile combattere per cercare momenti di effimero benessere, o resistere facendo appello a delle aree di falso comfort, o facendo appello su ciò che di buono si era costruito e provato assieme : tutto definitivamente obnubilato da una inesorabile percezione di lutto e di rifiuto.
Poi si esce dalla imprigionante e risonante dicotomia vittima-carnefice : non ci sono più colpe, c’è solo l’accettazione della fine di un amore guardandoti in uno specchio cinico in cui nessuno ne esce senza responsabilità, come conseguenza di una equazione vibrazionale tossica.
Ora è stupefacente accettare questa conclusione, rende libera e leggera l’anima , sprigionando un senso di staminalita’ , di libertà e di rinascita