
Si riparte arricchiti: c'è chi ha trovato strumenti diversi per raggiungere propri obiettivi; chi ha scoperto abilità fino a ieri impensabili, sepolte sotto strati di insicurezze e rinchiuse in credenze limitanti; chi è riuscito a uscire dal bozzolo, e a sentirsi capace di spiccare il volo della farfalla.
Ognuno ha trovato ciò che gli serviva, quel tesoro che gli permetterà di riprendere il cammino guardando alla via con occhi nuovi, prospettive diverse, mappe rielaborate.
Ognuno di noi ha condiviso il suo percorso in uno spazio: una casa.
Secondo il pensiero di Clarissa Pinkola Estés, autrice di “Donne che corrono con i lupi” casa è “là dove un pensiero o una sensazione possono svilupparsi invece di essere interrotti, o di esserci strappati perché altro richiede la nostra attenzione, il nostro tempo.
Casa è un umore o un senso che ci consente di esperire sensazioni non necessariamente assecondate nel mondo fuori: meraviglia, visione, libertà dalle richieste, libertà di accedere alle nostre nostre voci più profonde, senza sentirci giudicati, disprezzati, derisi.
Casa è quel luogo dove tutto è come dovrebbe essere, dove tutti i rumori hanno il suono giusto, la luce è buona, gli odori ci calmano invece di metterci in allarme”
Casa è quindi quel luogo che rinvigorisce l'equilibrio e permette di fiorire.
Nel condividere la casa abbiamo imparato a riconoscere ed onorare la nostra natura, e le nature degli altri, ed anche imparato che abbiamo tutti gli strumenti per poterci migliorare. E così i brutti anatroccoli, gli zigoti scambiati, le donne scheletro hanno imparato a nutrire la loro anima. Ma anche coloro che non venivano da un esilio, e non avevano quella fame, hanno condiviso il nutrimento, le emozioni, l'accoglienza e l'abbraccio.
Abbiamo imparato tanto, tantissimo: abbiamo imparato a comunicare meglio, ad ascoltare meglio, a relazionarci meglio. Ci siamo guardati da vicino, occhi negli occhi nei nostri colloqui di prova, imparando ad accogliere le parole degli altri, ma imparando anche a sentirne le vibrazioni, le paure, le fragilità. Abbiamo imparato ad ascoltare meglio gli altri, ma anche ad ascoltare meglio noi stessi, e a far dialogare meglio le diverse parti di noi. Abbiamo sviluppato consapevolezze nuove, trovato forze interiori, riconosciute nostre capacità, elaborato nuove mappe mentali.
Abbiamo ascoltato voci flebili e sommesse, e voci squillanti e sonore. Ma anche le voci più lievi sono diventate, alla fine del percorso, voci più forti. Abbiamo visto rigidità che si sono ammorbidite, e cristalli che sono diventati diamanti. Abbiamo visto lacrime negli occhi persi in ricordi lontani, ma sempre vivi nel cuore; e occhi colmi di gioia per aver saputo raccontarsi davanti ad altri occhi.
Abbiamo cominciato un cammino in cui ognuno camminava da solo, per arrivare alla fine a tenerci per mano, condividendo le difficoltà di alcuni, le vittorie di altri, ma che erano ormai difficoltà e vittorie di tutti noi.
Porteremo con noi fotogrammi del nostro viaggio, custodendo nel cuore quei suoni, quelle luci, quegli odori.