
Ci piace conoscere la fine del libro.
Come si conclude.
Non ci concediamo il tempo di esplorare ma azzardiamo ipotesi leggendo solo le prime righe.
Ipotesi che nascono dal nostro vissuto.
A quella modalità a noi nota corrisponde solo quell’azione.
Non ne immaginiamo altre.
Se non quelle sempre note.
E questo ci accade anche con le nostre relazioni.
Interne od esterne che siano.
Per quella frase, per quel comportamento noi agiamo secondo schemi prestabiliti non ponendo attenzione a ciò che in noi si genera né alla reazione e al sentire dell’altro.
Tanto sappiamo già la risposta. Cosi è stato, cosi è!
Rimaniamo nella facilità del passato.
Niente si trasforma.
Perché se ci apriamo a tale possibilità si aprono scenari a noi sconosciuti, che tolgono quelle effimere sicurezze che dobbiamo avere (almeno così ci è stato insegnato) per poter vivere tranquilli, per poter avere pochi problemi, per poter essere uomini o donne di carattere.
Perché chi sa, chi è sempre perentorio, chi non ha dubbi, chi non ha “ma” o “anche”, è nell’immaginario di tutti una persona consapevole, una persona concreta e quindi affidabile. Chi “esplora” è strano….
A me piace pensare, invece, che leggere lo stesso libro, guardare le persone che già conosciamo, vivere situazioni o luoghi a noi già noti, con occhi nuovi, con mente libera, con giudizi assenti, con pensieri positivi, senza ciò che è stato, senza il passato facile, sia un modo splendido per concedersi quel tempo dell’esplorazione, per riappropriarsi di quella mente bambina, di quella curiosità stimolante, di quella possibilità di rimanere senza fiato, di riscoprire sensazioni ed emozioni nuove.
Concedersi di ritrovarsi e riscoprirsi, di ripensare ad obiettivi diversi, di avere la possibilità di non piacersi o di amarsi di nuovo, di avere la capacità di parlarsi, di condividere il reciproco perdono, di essere persone migliori.
Ma è un esercizio quotidiano. Serve allenamento. Qualcuno che di tanto in tanto lo ricordi.
Che ci spinga a voler essere persone migliori senza ricadere nella facilità del passato ma fornendoci i mezzi e gli stimoli giusti per riportare l’attenzione a ciò che ci accade, a ciò che è!
Che ci tolga il tasto Rewind e ci raddoppi il tasto Play e Pause. Cosi da vivere il nostro tempo e permetterci di rallentarlo per apprezzarne ancora di più i singoli momenti, per assaporarne l’intensità.
Apriamoci all’oggi. Apriamoci alla curiosità. Apriamoci all’incertezza. Impariamo a gestirla.
Apriamoci alle emozioni. Impariamo ad esprimerle.
Apriamoci alla passione. Impariamo a ritrovarla e con lei l’entusiasmo che ci ha spinto ad iniziare.
Diventiamo persone migliori.
Guardiamoci negli occhi sempre come se fosse la prima volta.
Ancora prima dei pianeti in galassie lontane scopriamo noi stessi e guardiamo davanti a noi, il nostro orizzonte. Senza paure ma con passione e curiosità.
Abbandoniamo la facilità del passato!
Come si conclude.
Non ci concediamo il tempo di esplorare ma azzardiamo ipotesi leggendo solo le prime righe.
Ipotesi che nascono dal nostro vissuto.
A quella modalità a noi nota corrisponde solo quell’azione.
Non ne immaginiamo altre.
Se non quelle sempre note.
E questo ci accade anche con le nostre relazioni.
Interne od esterne che siano.
Per quella frase, per quel comportamento noi agiamo secondo schemi prestabiliti non ponendo attenzione a ciò che in noi si genera né alla reazione e al sentire dell’altro.
Tanto sappiamo già la risposta. Cosi è stato, cosi è!
Rimaniamo nella facilità del passato.
Niente si trasforma.
Perché se ci apriamo a tale possibilità si aprono scenari a noi sconosciuti, che tolgono quelle effimere sicurezze che dobbiamo avere (almeno così ci è stato insegnato) per poter vivere tranquilli, per poter avere pochi problemi, per poter essere uomini o donne di carattere.
Perché chi sa, chi è sempre perentorio, chi non ha dubbi, chi non ha “ma” o “anche”, è nell’immaginario di tutti una persona consapevole, una persona concreta e quindi affidabile. Chi “esplora” è strano….
A me piace pensare, invece, che leggere lo stesso libro, guardare le persone che già conosciamo, vivere situazioni o luoghi a noi già noti, con occhi nuovi, con mente libera, con giudizi assenti, con pensieri positivi, senza ciò che è stato, senza il passato facile, sia un modo splendido per concedersi quel tempo dell’esplorazione, per riappropriarsi di quella mente bambina, di quella curiosità stimolante, di quella possibilità di rimanere senza fiato, di riscoprire sensazioni ed emozioni nuove.
Concedersi di ritrovarsi e riscoprirsi, di ripensare ad obiettivi diversi, di avere la possibilità di non piacersi o di amarsi di nuovo, di avere la capacità di parlarsi, di condividere il reciproco perdono, di essere persone migliori.
Ma è un esercizio quotidiano. Serve allenamento. Qualcuno che di tanto in tanto lo ricordi.
Che ci spinga a voler essere persone migliori senza ricadere nella facilità del passato ma fornendoci i mezzi e gli stimoli giusti per riportare l’attenzione a ciò che ci accade, a ciò che è!
Che ci tolga il tasto Rewind e ci raddoppi il tasto Play e Pause. Cosi da vivere il nostro tempo e permetterci di rallentarlo per apprezzarne ancora di più i singoli momenti, per assaporarne l’intensità.
Apriamoci all’oggi. Apriamoci alla curiosità. Apriamoci all’incertezza. Impariamo a gestirla.
Apriamoci alle emozioni. Impariamo ad esprimerle.
Apriamoci alla passione. Impariamo a ritrovarla e con lei l’entusiasmo che ci ha spinto ad iniziare.
Diventiamo persone migliori.
Guardiamoci negli occhi sempre come se fosse la prima volta.
Ancora prima dei pianeti in galassie lontane scopriamo noi stessi e guardiamo davanti a noi, il nostro orizzonte. Senza paure ma con passione e curiosità.
Abbandoniamo la facilità del passato!