Ho cambiato il titolo e l’argomento di questo post una quindicina di volte prima di arrivare al concetto che volevo esprimere.
Inizialmente avrei descritto come alcuni esercizi e riflessioni emersi nel primo incontro di questo Master mi siano stati utilissimi nella preparazione delle mie atlete. Avrei detto come due ori ed un bronzo siano stati il risultato di una applicazione efficace di queste tecniche e di come tutt’ora siano diventate parte integrante del mio metodo di preparazione delle agoniste.
Tuttavia, non è di questo che parlerò.
La verità è che mi mancava l’ispirazione di scrivere qualcosa di più intimo e personale. Forse ora, dopo due mesi e mezzo, ho capito: guardarsi dentro è difficile e lo è soprattutto ammettere di essere imperfetti e deboli. È estremamente arduo per alcune persone - spesso proprio per quelle che all’apparenza si pongono come dure, forti, sicure- ammettere di vacillare nella loro infinita umanità. È quasi un dolore a volte e spesso anche nei miei workshop mi ritrovo qualche studente che esce dall’aula piangendo. Io lavoro con il corpo e con i movimenti che sono espressione di quello che si prova e non si dice. Il corpo non mente: quando cerchi di sbloccarlo è estremamente delicato il momento in cui entri in contatto con te stesso. Se nascondi sotto un tappo quello che provi e cerchi di evitarlo, il tuo corpo non sarà mai fluido né esprimerà self-confidence, figuriamoci di fronte ad un pubblico o ad una giuria. Quando cerchi di togliere il tappo si apre un mondo.
A volte vedo ragazze distrutte psicologicamente dopo esercizi di improvvisazione e percepisco ciò che nascondono. Forse sono empatica, forse sono solo attenta (che poi, attenzione ed empatia sono sinonimi no?) ma mi accorgo sempre più che siamo fatti di emozioni e passiamo parte della vita a nasconderle.
Mi sono riproposta di portare avanti un esperimento che è iniziato poche settimane fa e che terminerà con una competizione a giugno: fare della più grande paura e debolezza di una delle mie ragazze il tema principale della sua performance. Sarà interessante seguirne lo sviluppo interiore e tradurre in punto di forza e di unicità, in movimento ed espressione artistica, quello che per lei rappresenta un ostacolo.
Inizialmente avrei descritto come alcuni esercizi e riflessioni emersi nel primo incontro di questo Master mi siano stati utilissimi nella preparazione delle mie atlete. Avrei detto come due ori ed un bronzo siano stati il risultato di una applicazione efficace di queste tecniche e di come tutt’ora siano diventate parte integrante del mio metodo di preparazione delle agoniste.
Tuttavia, non è di questo che parlerò.
La verità è che mi mancava l’ispirazione di scrivere qualcosa di più intimo e personale. Forse ora, dopo due mesi e mezzo, ho capito: guardarsi dentro è difficile e lo è soprattutto ammettere di essere imperfetti e deboli. È estremamente arduo per alcune persone - spesso proprio per quelle che all’apparenza si pongono come dure, forti, sicure- ammettere di vacillare nella loro infinita umanità. È quasi un dolore a volte e spesso anche nei miei workshop mi ritrovo qualche studente che esce dall’aula piangendo. Io lavoro con il corpo e con i movimenti che sono espressione di quello che si prova e non si dice. Il corpo non mente: quando cerchi di sbloccarlo è estremamente delicato il momento in cui entri in contatto con te stesso. Se nascondi sotto un tappo quello che provi e cerchi di evitarlo, il tuo corpo non sarà mai fluido né esprimerà self-confidence, figuriamoci di fronte ad un pubblico o ad una giuria. Quando cerchi di togliere il tappo si apre un mondo.
A volte vedo ragazze distrutte psicologicamente dopo esercizi di improvvisazione e percepisco ciò che nascondono. Forse sono empatica, forse sono solo attenta (che poi, attenzione ed empatia sono sinonimi no?) ma mi accorgo sempre più che siamo fatti di emozioni e passiamo parte della vita a nasconderle.
Mi sono riproposta di portare avanti un esperimento che è iniziato poche settimane fa e che terminerà con una competizione a giugno: fare della più grande paura e debolezza di una delle mie ragazze il tema principale della sua performance. Sarà interessante seguirne lo sviluppo interiore e tradurre in punto di forza e di unicità, in movimento ed espressione artistica, quello che per lei rappresenta un ostacolo.