La comunicazione nonviolenta chiamata anche comunicazione empatica, comunicazione collaborativa, è un modello comunicativo basato sull’empatia. È stata ideata nel 1960 da uno psicologo statunitense Rosenberg, secondo il quale essa permette di evitare le frequenti incomprensioni che derivano da un comunicare approssimativo e di riuscire a creare contesti comunicativi win-win.
La comunicazione nonviolenta si basa sull'idea che tutti gli esseri umani siano capaci di compressione. Qualora essi non riconoscano le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni ricorrono alla violenza fisica o psicologica in modo automatico, per consuetudine culturale.
La Comunicazione non violenta è definita anche come “linguaggio giraffa e si riferisce a uno dei pupazzi-marionette che Rosenberg utilizzava nei suoi seminari e conferenze, in giro per il mondo, per spiegare i metodi di comunicazione efficaci. Rosenberg scelse questo animale perché il suo lungo collo gli permette di avere un’ampia visione, e per il fatto che ha un cuore molto grande, il più grande tra i mammiferi della terra. In contrapposizione a queste modalità efficaci, Rosenberg, mostrava una marionetta con le sembianze dello “sciacallo”, in quanto uno dei mammiferi più spietati e feroci. Tutti noi, sin da piccoli, a partire proprio dall’ambiente scolastico, siamo stati coinvolti in conflitti più o meno importanti con i nostri compagni o con gli insegnanti. Oppure ci siamo trovati coinvolti in situazioni conflittuali in ambito familiare. Nella Scuola e nella società moderne non è cambiato molto… anzi per tutta una serie di dinamiche sociali e psicologiche, oltre che per le evidenti trasformazioni del quadro relazionale interpersonale, le situazioni conflittuali spesso sono più acute e difficili. Per questo motivo oggi è importante sostenere i ragazzi, fin dalle prime esperienze, con attività pratiche che li aiutino ad apprendere modi comunicativi più rispettosi ed empatici, favorendo così realmente l’acquisizione di una “Comunicazione non-violenta”.
Secondo Marshall Rosenberg il linguaggio e il modo in cui usiamo le nostre parole hanno un ruolo cruciale nel riuscire a rimanere collegati empaticamente a noi stessi e agli altri.
La Comunicazione Nonviolenta si basa su tre aspetti:
Il metodo è un processo strutturato in quattro tappe:
La Comunicazione Non Violenta è caratterizzata, oltre che dalle quattro tappe viste in precedenza, da due parti: l’assertività e l’empatia.
La comunicazione nonviolenta si basa sull'idea che tutti gli esseri umani siano capaci di compressione. Qualora essi non riconoscano le strategie più efficaci per soddisfare i propri bisogni ricorrono alla violenza fisica o psicologica in modo automatico, per consuetudine culturale.
La Comunicazione non violenta è definita anche come “linguaggio giraffa e si riferisce a uno dei pupazzi-marionette che Rosenberg utilizzava nei suoi seminari e conferenze, in giro per il mondo, per spiegare i metodi di comunicazione efficaci. Rosenberg scelse questo animale perché il suo lungo collo gli permette di avere un’ampia visione, e per il fatto che ha un cuore molto grande, il più grande tra i mammiferi della terra. In contrapposizione a queste modalità efficaci, Rosenberg, mostrava una marionetta con le sembianze dello “sciacallo”, in quanto uno dei mammiferi più spietati e feroci. Tutti noi, sin da piccoli, a partire proprio dall’ambiente scolastico, siamo stati coinvolti in conflitti più o meno importanti con i nostri compagni o con gli insegnanti. Oppure ci siamo trovati coinvolti in situazioni conflittuali in ambito familiare. Nella Scuola e nella società moderne non è cambiato molto… anzi per tutta una serie di dinamiche sociali e psicologiche, oltre che per le evidenti trasformazioni del quadro relazionale interpersonale, le situazioni conflittuali spesso sono più acute e difficili. Per questo motivo oggi è importante sostenere i ragazzi, fin dalle prime esperienze, con attività pratiche che li aiutino ad apprendere modi comunicativi più rispettosi ed empatici, favorendo così realmente l’acquisizione di una “Comunicazione non-violenta”.
Secondo Marshall Rosenberg il linguaggio e il modo in cui usiamo le nostre parole hanno un ruolo cruciale nel riuscire a rimanere collegati empaticamente a noi stessi e agli altri.
La Comunicazione Nonviolenta si basa su tre aspetti:
- Auto-empatia: l’ascolto di sé stessi;
- Empatia: ascolto dell’altro;
- Auto-espressione onesta: esprimere autenticamente il proprio sentire e i propri bisogni.
Il metodo è un processo strutturato in quattro tappe:
- Osservazioni: osservare senza valutare, “quando vedo… sento…”
- Sentimenti: Mi sento particolarmente…
- Bisogni: Perché ho bisogno di…
- Richieste: Vorrei che tu… saresti disposto a…?
La Comunicazione Non Violenta è caratterizzata, oltre che dalle quattro tappe viste in precedenza, da due parti: l’assertività e l’empatia.
- L’assertività è l’espressione sincera di sé. Essere sinceri è la possibilità di poter esprimere i propri sentimenti, senza giudizi.
- L’empatia o l’ascolto rispettoso per Rosenberg è “la capacità di ascoltare e di accogliere l’altro, i suoi sentimenti e suoi bisogni, senza volerlo condurre da qualche parte e senza ricordo del passato”. Vedere l’altro come un essere umano con il quale si desidera avere una relazione nutriente.