Che cos’è la comunicazione? Cosa succede quando ciò che abbiamo in mente passa attraverso la nostra bocca e raggiunge il nostro interlocutore? Come reagiscono le persone alle nostre parole? E come viviamo noi questa esperienza?
Esiste una comunicazione efficace, ne abbiamo sentito parlare svariate volte, che unisce tre livelli distinti: verbale, paraverbale e non verbale.
Sicuramente abbiamo in mente quali siano le parole migliori che possiamo utilizzare e quelle che dobbiamo evitare, quale sia il tono della voce che dobbiamo utilizzare e quali siano i segnali che il nostro corpo deve mandare ai nostri interlocutori.
Quindi, cosa succede quando il pensiero prende forma nella nostra mente ed iniziano a fluire le parole? Dove sono finite le nostre conoscenze, i libri letti e le prove fatte?
Tutto ciò che sappiamo magicamente scompare e al suo posto ecco ricomparire le nostre vecchie abitudini.
Le generalizzazioni, le cancellazioni e le distorsioni fanno capolino e iniziano a rendere la nostra comunicazione, in principio lineare, incasinata e magicamente incomprensibile. Il nostro corpo, come se fossimo contorsionisti, inizia ad arrotolarsi, a chiudersi e a mandare segnali ai nostri interlocutori.
A questo punto inizia la fase di analisi su ciò che diciamo, sul nostro corpo e che effetto ha sulle altre persone. Analizziamo le risposte dei nostri interlocutori e, soprattutto, cerchiamo di riportare la discussione sulla giusta rotta.
Tutto ciò che inizialmente sembrava chiaro e cristallino inizia ad essere opaco e il dubbio si impossessa della nostra mente.
Eppure nella nostra mente, il nostro film era perfetto. Avevamo pensato a cosa dire, a come dirlo e sicuramente avevamo chiare anche le eventuali risposte.
Tutto finisce e non è andato come te lo eri pianificato. Rivedi la scena, ripensi a ciò che volevi dire e invece a ciò che hai detto.
Ti poni delle domande: cosa ho detto e soprattutto cosa è stato capito? Come mai ho ricevuto quel tipo di risposta?
La più ovvia e classica delle risposte: “Io non ho detto questo”. “Mi hanno frainteso”.
Ed è qui che la nostra strada ha un bivio: iniziare a sentirsi frustrati, perché ci si rende conto che il tempo che abbiamo dedicato alla nostra comunicazione sembra essere stato inutile oppure capire ciò che è andato male, fare esperienza e applicarsi maggiormente per evitare gli stessi errori.
Ovviamente la seconda ipotesi è quella più ardua, quella che ci porta ad un nuovo confronto, a mettere in pratica ciò che abbiamo capito e soprattutto a una nostra crescita.
Esiste una comunicazione efficace, ne abbiamo sentito parlare svariate volte, che unisce tre livelli distinti: verbale, paraverbale e non verbale.
Sicuramente abbiamo in mente quali siano le parole migliori che possiamo utilizzare e quelle che dobbiamo evitare, quale sia il tono della voce che dobbiamo utilizzare e quali siano i segnali che il nostro corpo deve mandare ai nostri interlocutori.
Quindi, cosa succede quando il pensiero prende forma nella nostra mente ed iniziano a fluire le parole? Dove sono finite le nostre conoscenze, i libri letti e le prove fatte?
Tutto ciò che sappiamo magicamente scompare e al suo posto ecco ricomparire le nostre vecchie abitudini.
Le generalizzazioni, le cancellazioni e le distorsioni fanno capolino e iniziano a rendere la nostra comunicazione, in principio lineare, incasinata e magicamente incomprensibile. Il nostro corpo, come se fossimo contorsionisti, inizia ad arrotolarsi, a chiudersi e a mandare segnali ai nostri interlocutori.
A questo punto inizia la fase di analisi su ciò che diciamo, sul nostro corpo e che effetto ha sulle altre persone. Analizziamo le risposte dei nostri interlocutori e, soprattutto, cerchiamo di riportare la discussione sulla giusta rotta.
Tutto ciò che inizialmente sembrava chiaro e cristallino inizia ad essere opaco e il dubbio si impossessa della nostra mente.
Eppure nella nostra mente, il nostro film era perfetto. Avevamo pensato a cosa dire, a come dirlo e sicuramente avevamo chiare anche le eventuali risposte.
Tutto finisce e non è andato come te lo eri pianificato. Rivedi la scena, ripensi a ciò che volevi dire e invece a ciò che hai detto.
Ti poni delle domande: cosa ho detto e soprattutto cosa è stato capito? Come mai ho ricevuto quel tipo di risposta?
La più ovvia e classica delle risposte: “Io non ho detto questo”. “Mi hanno frainteso”.
Ed è qui che la nostra strada ha un bivio: iniziare a sentirsi frustrati, perché ci si rende conto che il tempo che abbiamo dedicato alla nostra comunicazione sembra essere stato inutile oppure capire ciò che è andato male, fare esperienza e applicarsi maggiormente per evitare gli stessi errori.
Ovviamente la seconda ipotesi è quella più ardua, quella che ci porta ad un nuovo confronto, a mettere in pratica ciò che abbiamo capito e soprattutto a una nostra crescita.