Nel lavoro come nella vita, la comunicazione assume forme di estrema qualità: ascolto profondo, comprensione, chiarificazione, feedback, interpretazione, soluzione di problemi, trasformazione. E’ un processo.
Nella comunicazione professionale occorre avere ben chiaro, dentro di sé, a quali scambi ci stiamo esponendo.
Quando un collega, ad esempio, ci parla di un suo problema in un contesto informale, è la qualità dell’ascolto a fare la differenza. Non ci sono risposte da dare, c’è un rispecchiamento da offrire con la qualità del silenzio e del linguaggio corporeo non giudicante. In azienda, questa condizione è molto apprezzata.
Quando il problema del collega diventa espressione di una domanda alla quale trovare risposte concrete, il processo comunicativo si inoltra nella identificazione di temi specifici e della loro soluzione (problem setting e solving). Per questo occorre avere competenze comunicative, preparazione tecnica e consapevolezza degli equilibri del sistema. E’ il compito del manager.
Più complesso diventa il processo comunicativo quando il collega esplicita domande, ma non cerca soluzioni, cerca analisi ed espressione di sè, adattamento e controllo per le proprie emozioni e motivazioni. In quei casi la comunicazione diventa tratto di esistenza dedicato alla comprensione e alla trasformazione. Ha poco a che fare con i problemi di lavoro, ha più a che fare con un mondo personale di identificazioni, introiezioni, proiezioni. Cioè percorsi individuativi di crescita personale. In quei casi si vorrebbe interpretare e avere la risposta giusta da dare, ma è difficile stabilire dei criteri oggettivi di giudizio. E’ il compito a vario titolo del coach, del counselor, dello psicologo.
Quando la comunicazione da oggettiva diventa soggettiva e mutevole, non è facile stabilire parametri cui riferirsi per una loro corretta gestione ed indirizzo. Si vorrebbe interpretare, ma l’interpretazione non ‘gioca’ e quello che si osserva è in divenire.
Nel lavoro come nella vita la comunicazione è intelligenza in azione. Da una parte è supporto, comprensione dei disagi, risoluzione dei problemi, crescita professionale, dall’altra è visione del mondo, espressione di soggettività, rappresentazioni interne, crescita personale.
Nella comunicazione professionale occorre avere ben chiaro, dentro di sé, a quali scambi ci stiamo esponendo.
Quando un collega, ad esempio, ci parla di un suo problema in un contesto informale, è la qualità dell’ascolto a fare la differenza. Non ci sono risposte da dare, c’è un rispecchiamento da offrire con la qualità del silenzio e del linguaggio corporeo non giudicante. In azienda, questa condizione è molto apprezzata.
Quando il problema del collega diventa espressione di una domanda alla quale trovare risposte concrete, il processo comunicativo si inoltra nella identificazione di temi specifici e della loro soluzione (problem setting e solving). Per questo occorre avere competenze comunicative, preparazione tecnica e consapevolezza degli equilibri del sistema. E’ il compito del manager.
Più complesso diventa il processo comunicativo quando il collega esplicita domande, ma non cerca soluzioni, cerca analisi ed espressione di sè, adattamento e controllo per le proprie emozioni e motivazioni. In quei casi la comunicazione diventa tratto di esistenza dedicato alla comprensione e alla trasformazione. Ha poco a che fare con i problemi di lavoro, ha più a che fare con un mondo personale di identificazioni, introiezioni, proiezioni. Cioè percorsi individuativi di crescita personale. In quei casi si vorrebbe interpretare e avere la risposta giusta da dare, ma è difficile stabilire dei criteri oggettivi di giudizio. E’ il compito a vario titolo del coach, del counselor, dello psicologo.
Quando la comunicazione da oggettiva diventa soggettiva e mutevole, non è facile stabilire parametri cui riferirsi per una loro corretta gestione ed indirizzo. Si vorrebbe interpretare, ma l’interpretazione non ‘gioca’ e quello che si osserva è in divenire.
Nel lavoro come nella vita la comunicazione è intelligenza in azione. Da una parte è supporto, comprensione dei disagi, risoluzione dei problemi, crescita professionale, dall’altra è visione del mondo, espressione di soggettività, rappresentazioni interne, crescita personale.