E' stato il mantra di questo fine settimana di formazione. Un mantra sottile e profondo che è riecheggiato nella sue essenza in questi due ultimi giorni.
Ma a ben guardare è l' essenza di tutto il nostro percorso formativo. E' l' essenza del coach, del counsellor, dello psicologo, del formatore.
Prendo come esempio il coach.
Senza quell' “esserci” pienamente nel rapporto con il coachee non c'è coaching. E senza la consapevolezza della crescita biunivoca tra coach e coachee non c' è coaching.
E' l' essenza del rapporto umano profondo che si mostra.
E' il desiderio di scambiare, da parte del coach, parti della sua anima con parti di quella dell'interlocutore, che a sua volta, cerca un cambiamento. Cambiamento tanto realizzabile quanto più in profondità ci si permette di andare.
Deve esserci una voglia, una spinta di rapporto autentico da entrambe le sponde del Coaching altrimenti tutto si vanifica. La voglia di vedere l' altro e vedersi proprio come in uno specchio.
Fare coaching non è rimanere lì asettici a porre domande. E' voglia di vita per sé e per gli altri. E' amare la vita. E' creazione. La vita è continuo movimento creatore tanto che G. Bernard Shaw diceva: “La vita non è trovare sé stessi. La vita è creare noi stessi”.
Quella crescita biunivoca invocata prima non è nient' altro che creazione di qualcosa di nuovo, di importante, sia per il coach che per il coachee.
La meraviglia finale è scoprire che in quel “Io sono qui per te. Tu sei qui per me.” in apparenza così statico ed intimistico abbia invece dentro di sé tutta la potenza creatrice dell' Universo.
Buona creazione a voi !!
Ma a ben guardare è l' essenza di tutto il nostro percorso formativo. E' l' essenza del coach, del counsellor, dello psicologo, del formatore.
Prendo come esempio il coach.
Senza quell' “esserci” pienamente nel rapporto con il coachee non c'è coaching. E senza la consapevolezza della crescita biunivoca tra coach e coachee non c' è coaching.
E' l' essenza del rapporto umano profondo che si mostra.
E' il desiderio di scambiare, da parte del coach, parti della sua anima con parti di quella dell'interlocutore, che a sua volta, cerca un cambiamento. Cambiamento tanto realizzabile quanto più in profondità ci si permette di andare.
Deve esserci una voglia, una spinta di rapporto autentico da entrambe le sponde del Coaching altrimenti tutto si vanifica. La voglia di vedere l' altro e vedersi proprio come in uno specchio.
Fare coaching non è rimanere lì asettici a porre domande. E' voglia di vita per sé e per gli altri. E' amare la vita. E' creazione. La vita è continuo movimento creatore tanto che G. Bernard Shaw diceva: “La vita non è trovare sé stessi. La vita è creare noi stessi”.
Quella crescita biunivoca invocata prima non è nient' altro che creazione di qualcosa di nuovo, di importante, sia per il coach che per il coachee.
La meraviglia finale è scoprire che in quel “Io sono qui per te. Tu sei qui per me.” in apparenza così statico ed intimistico abbia invece dentro di sé tutta la potenza creatrice dell' Universo.
Buona creazione a voi !!