Da una parte significa entrare nelle viscere della vita reale senza compromessi per esprimere la propria unicità. Significa accettare e guardare coraggiosamente i paradossi di ognuno nella loro inspiegabilità, imprevedibilità e irripetibilità. Dall’altra, pensarsi come progetto, significa agire con responsabilità, libertà, scelte, direzionalità.
Ti riguarda tutto ciò?
Se penso ad una persona che abbia questo doppio sguardo su di sé e sul mondo, penso ad una persona capace di vivere nel ‘teatro delle situazioni’ e contemporaneamente nel proprio ‘teatro psicologico’.
Nel teatro delle situazioni l’evento, il pensiero e il sentimento sono fluidi e incandescenti. L’orizzonte è aperto, possibile, assurdo, contingente. C’è la presenza a se stessi momento dopo momento e ogni muro è vissuto come un inventare se stessi giorno dopo giorno.
In altri termini, le vie d’uscita da qualsiasi problema si inventano.
Nel teatro psicologico, invece, si procede di necessità in necessità e si sviluppa un’idea, un pensiero che progetta, che anticipa, che conosce per ‘esplodere verso’. Che osserva i fenomeni e vi trova un senso e una direzione.
Così, nel teatro delle situazioni, troviamo persone capaci di vivere l’angoscia, delle proprie scelte in libertà, senza giustificazioni e senza nascondimenti.
Nel teatro psicologico, troviamo individui capaci di studiare i nuovi linguaggi della comunicazione, del computer, della rete e di vedersi proiettati in nuovi mondi possibili.
A dare corpo, attraverso la consapevolezza, l’interpretazione e l’azione, a progetti in campi sempre più ipotetici e a ritrovarsi nello specchio delle proprie creazioni.
Quindi avanti con il pensiero che crea e che trae dalle cose immediatamente evidenti un futuro possibile e superabile, in contatto con un corpo e un sentimento che fluiscono, grazie e nonostante le innumerevoli difficoltà che ci mettono alla prova.