L’interpretazione dei fatti che diamo a noi stessi determina il nostro modo di reagire alla vita.
Martin E.P. Seligman nel libro “Imparare l’ottimismo” tratta l’importanza dell’interpretazione che diamo agli eventi sia positivi sia negativi. Le modalità di visioni che adottiamo qualificano gli ottimisti o i pessimisti. Seligman assieme ad altri colleghi individuò 3 dimensioni cruciali che definiscono lo stile interpretativo: LA PERMANENZA, LA PERVASIVITA’ E LA PERSONALIZZAZIONE.
Nell’infanzia e nell’adolescenza impariamo ad interpretare, ciò deriva direttamente dalla visione che ci siamo fatti di noi e del proprio posto nel mondo, ossia se ci sentiamo di essere una persona di valore e meritevole o indegna e immeritevole.
LA PERMANENZA
Il concetto di permanenza corrisponde a quando crediamo che le cause degli eventi negativi che ci capitano siano permanenti, e usiamo spesso i termini “sempre” e “mai”. Questo stile pessimistico rende faticoso uscire da una situazione difficile e la viviamo attraverso un dolore che permane, brucia, fa arrabbiare e si può trasformare anche in rancore.
Le spiegazioni permanenti degli eventi negativi producono un’impotenza che dura a lungo mentre le spiegazioni temporanee generano la capacità di recupero. Nel caso in cui si interpreti in modo temporaneo gli eventi negativi usando termini come “talvolta” o “ultimamente”, si acquista più forza nel superare e l’approccio può essere definito ottimista.
Al contrario, se la permanenza si riferisce ad eventi positivi, l’approccio diventa ottimistico e ci permette di credere che gli eventi positivi abbiano cause permanenti ci ci permette di impegnarci ancora di più dopo che hanno avuto successo. Anche qui, se si tratta di eventi positivi e vengono interpretati come temporanei, l’approccio diventa pessimistico e porterà ad un comportamento di resa anche a seguito di un successo che verrà considerato di “pura fortuna”.
LA PERVASIVITA’
La pervasività corrisponde all’espansione che si attribuisce ad un evento mancando di circoscrizione. Un esempio è quando abbiamo avuto un insuccesso in un settore della nostra vita, ad esempio sul lavoro, ed estendiamo questa impotenza anche ad altri settori alla fine ci sentiamo falliti e ci si arrende su ogni altra cosa. Così si rischia la depressione per lungo tempo.
La pervasività e la permanenza giocano nella formulazione della speranza: colui che trova cause temporanee e specifiche alle avversità, limitando il senso di impotenza, è in grado di esercitare l’arte della speranza.
Se, al contrario, usiamo spiegazioni permanenti e generalizzanti ai problemi, sotto pressione possiamo collassare.
LA PERSONALIZZAZIONE: INTERNA ED ESTERNA
La personalizzazione s’intende l’atteggiamento dell’autoaccusa, ossia tutto dipende da se stessi, questo modo di pensare, se non giustificato, va solo a minare l’autostima. Infatti, spesso le persone depresse si assumono la responsabilità degli eventi negativi in maniera ingiustificata, permanente e pervasiva.
Molto meglio pensare che qualunque sia la causa dell’evento negativo che colpisce, essa possa essere modificata, in quanto temporanea e circoscritta.
Questi aspetti ci fanno capire quanto l’interpretazione modifica il nostro umore, le nostre energie e il nostro muoverci nel mondo. Quindi c’è una grande possibilità di vivere meglio se con consapevolezza comprendiamo il nostro modo di interpretare e giudicare. Sospendere il giudizio e farci aiutare a vedere le cose in modi diversi, più funzionali ci può liberare e portare ad un maggior equilibrio.
Martin E.P. Seligman nel libro “Imparare l’ottimismo” tratta l’importanza dell’interpretazione che diamo agli eventi sia positivi sia negativi. Le modalità di visioni che adottiamo qualificano gli ottimisti o i pessimisti. Seligman assieme ad altri colleghi individuò 3 dimensioni cruciali che definiscono lo stile interpretativo: LA PERMANENZA, LA PERVASIVITA’ E LA PERSONALIZZAZIONE.
Nell’infanzia e nell’adolescenza impariamo ad interpretare, ciò deriva direttamente dalla visione che ci siamo fatti di noi e del proprio posto nel mondo, ossia se ci sentiamo di essere una persona di valore e meritevole o indegna e immeritevole.
LA PERMANENZA
Il concetto di permanenza corrisponde a quando crediamo che le cause degli eventi negativi che ci capitano siano permanenti, e usiamo spesso i termini “sempre” e “mai”. Questo stile pessimistico rende faticoso uscire da una situazione difficile e la viviamo attraverso un dolore che permane, brucia, fa arrabbiare e si può trasformare anche in rancore.
Le spiegazioni permanenti degli eventi negativi producono un’impotenza che dura a lungo mentre le spiegazioni temporanee generano la capacità di recupero. Nel caso in cui si interpreti in modo temporaneo gli eventi negativi usando termini come “talvolta” o “ultimamente”, si acquista più forza nel superare e l’approccio può essere definito ottimista.
Al contrario, se la permanenza si riferisce ad eventi positivi, l’approccio diventa ottimistico e ci permette di credere che gli eventi positivi abbiano cause permanenti ci ci permette di impegnarci ancora di più dopo che hanno avuto successo. Anche qui, se si tratta di eventi positivi e vengono interpretati come temporanei, l’approccio diventa pessimistico e porterà ad un comportamento di resa anche a seguito di un successo che verrà considerato di “pura fortuna”.
LA PERVASIVITA’
La pervasività corrisponde all’espansione che si attribuisce ad un evento mancando di circoscrizione. Un esempio è quando abbiamo avuto un insuccesso in un settore della nostra vita, ad esempio sul lavoro, ed estendiamo questa impotenza anche ad altri settori alla fine ci sentiamo falliti e ci si arrende su ogni altra cosa. Così si rischia la depressione per lungo tempo.
La pervasività e la permanenza giocano nella formulazione della speranza: colui che trova cause temporanee e specifiche alle avversità, limitando il senso di impotenza, è in grado di esercitare l’arte della speranza.
Se, al contrario, usiamo spiegazioni permanenti e generalizzanti ai problemi, sotto pressione possiamo collassare.
LA PERSONALIZZAZIONE: INTERNA ED ESTERNA
La personalizzazione s’intende l’atteggiamento dell’autoaccusa, ossia tutto dipende da se stessi, questo modo di pensare, se non giustificato, va solo a minare l’autostima. Infatti, spesso le persone depresse si assumono la responsabilità degli eventi negativi in maniera ingiustificata, permanente e pervasiva.
Molto meglio pensare che qualunque sia la causa dell’evento negativo che colpisce, essa possa essere modificata, in quanto temporanea e circoscritta.
Questi aspetti ci fanno capire quanto l’interpretazione modifica il nostro umore, le nostre energie e il nostro muoverci nel mondo. Quindi c’è una grande possibilità di vivere meglio se con consapevolezza comprendiamo il nostro modo di interpretare e giudicare. Sospendere il giudizio e farci aiutare a vedere le cose in modi diversi, più funzionali ci può liberare e portare ad un maggior equilibrio.