Facciamo mille sforzi per prepararci al meglio alle competizioni della vita.
Nello sport, nel lavoro, nella vita privata.
Studiamo, ci alleniamo, rendiamo i nostri muscoli fisici e mentali pronti a qualsiasi tipo di variabile ci si possa manifestare davanti.
Ma c’è una cosa che non possiamo sempre controllare: le interferenze emozionali.
Vengono da dentro, all’improvviso, nel momento meno opportuno e la nostra performance, a causa loro, perde di efficacia e rende vani i nostri sforzi per prepararla.
Il cuore comincia a battere, le mani a sudare, la mente si offusca e perdiamo di vista l’obiettivo.
La strada, improvvisamente, diventa ripida e piena di ostacoli.
Il cuore e la mente viaggiano a due velocità diverse.
E quando torniamo a casa, ripensando all’evento, proviamo un forte senso di frustrazione, dispiacere e inadeguatezza.
“Se anziché questo avessi detto quello, se anziché fare quella cosa ne avessi fatta un’altra, se fossi riuscito a controllare le mie emozioni, oggi avrei ottenuto un altro risultato, quello che mi meritavo”.
Come una radio, quando il nostro cuore “non prende bene”, dobbiamo provare a ricentrare le sue frequenze.
Come fare?
Nel momento in cui quella fastidiosa sensazione si affaccia, dobbiamo riuscire mettere tra noi e lei un metro d’aria.
Uno, due, tre respiri.
Guardiamo l’evento come se stesse succedendo ad un altro, ad un caro amico cui daremmo il nostro consiglio migliore, con distacco, coscienza e ironia.
Focalizziamoci su un dettaglio qualsiasi dell’ambiente che ci circonda, come un quadro, il colore di una parete, il sole che brilla o la nostra calligrafia su un foglio.
Riappropriamoci del qui ed ora.
Ricentriamo le frequenze, alziamo il volume e riprendiamo il ritmo con il nostro avversario, il nostro interlocutore, il nostro amato, come in un ballo.
E torneremo a casa, comunque vada, senza rimpianti con uno, due, tre respiri, a passo di danza.
Nello sport, nel lavoro, nella vita privata.
Studiamo, ci alleniamo, rendiamo i nostri muscoli fisici e mentali pronti a qualsiasi tipo di variabile ci si possa manifestare davanti.
Ma c’è una cosa che non possiamo sempre controllare: le interferenze emozionali.
Vengono da dentro, all’improvviso, nel momento meno opportuno e la nostra performance, a causa loro, perde di efficacia e rende vani i nostri sforzi per prepararla.
Il cuore comincia a battere, le mani a sudare, la mente si offusca e perdiamo di vista l’obiettivo.
La strada, improvvisamente, diventa ripida e piena di ostacoli.
Il cuore e la mente viaggiano a due velocità diverse.
E quando torniamo a casa, ripensando all’evento, proviamo un forte senso di frustrazione, dispiacere e inadeguatezza.
“Se anziché questo avessi detto quello, se anziché fare quella cosa ne avessi fatta un’altra, se fossi riuscito a controllare le mie emozioni, oggi avrei ottenuto un altro risultato, quello che mi meritavo”.
Come una radio, quando il nostro cuore “non prende bene”, dobbiamo provare a ricentrare le sue frequenze.
Come fare?
Nel momento in cui quella fastidiosa sensazione si affaccia, dobbiamo riuscire mettere tra noi e lei un metro d’aria.
Uno, due, tre respiri.
Guardiamo l’evento come se stesse succedendo ad un altro, ad un caro amico cui daremmo il nostro consiglio migliore, con distacco, coscienza e ironia.
Focalizziamoci su un dettaglio qualsiasi dell’ambiente che ci circonda, come un quadro, il colore di una parete, il sole che brilla o la nostra calligrafia su un foglio.
Riappropriamoci del qui ed ora.
Ricentriamo le frequenze, alziamo il volume e riprendiamo il ritmo con il nostro avversario, il nostro interlocutore, il nostro amato, come in un ballo.
E torneremo a casa, comunque vada, senza rimpianti con uno, due, tre respiri, a passo di danza.