
Nel risveglio della primavera accade che, oltre ad essere la natura a rinascere e ad iniziare un nuovo ciclo di vita, in qualcuno di noi ci sia l’esplosione di impulsi e richieste interiori che l’inverno aveva messo a dormire.
Una mattina ci si sveglia e si percepisce fermento e movimento, stati d’animo e pensieri confusi ma con la certezza di sentire forte il bisogno di pronunciare la parola: ‘basta’.
Se nello stato più vasto dell’incertezza c’è anche solo la certezza del ‘basta’, allora cos’è questa parola? Quali sono i tanti significati che racchiude un semplice ‘basta’?
Ci può essere il peso dell’ordine delle abitudini, di ricoprire sempre allo stesso modo i ruoli di mamma, moglie e donna ‘tuttofare’. Si percepisce la sensazione di non essere più felici in questo modo, di sentire di aver bisogno di altro, di una boccata d’aria fresca e nuova.
Una donna sente il bisogno di essere vista e riconosciuta nuovamente, come ‘essere speciale’, al di là dei diversi ruoli che ricopre.
Ancora prima di fare chiarezza nel mondo interno, si cerca qualcosa di nuovo e vivo all’esterno: si esce una volta in più con le amiche, ci si iscrive a un corso in palestra, si esplorano nuovi territori.
L’aspettativa di trovare appagamento è alta, anche l’energia è tutta orientata alla novità. Subito qualcosa accade, ci si rivede meglio soddisfatte nelle proprie richieste, l’aria sa di primavera.
La primavera però è fuori, mentre nell’aria di casa sembra che nulla sia cambiato, nessuno si accorge che quella donna è diversa e chiede cose diverse.
Ecco allora che l’entusiasmo iniziale delle novità si ridimensiona e risuona ancora il disagio tra le mura domestiche.
Se il ‘basta’ è stato agito all’esterno, non è però stato contattato e compreso a fondo interiormente.
Bisogna vedere di quante e quali parti è composto il nostro tumulto: in quale parte sono pensieri, emozioni, bisogni; e di questi quali sono frutto di pulsioni momentanee per soddisfare carenze non risolte e quali rappresentano invece un richiamo interiore reso adulto e quindi possibile da comunicare e condividere all’esterno.
Nel momento in cui avviene questa presa di coscienza, parlare dei propri bisogni alle persone care non è difficile e se ci mostriamo già noi consapevoli di essere comunque bastanti a noi stessi per soddisfarci in autonomia, allora tutto assume un valore diverso.
Non caricandosi di aspettative, le risposte arrivano anche a stupirci molto positivamente.
‘La primavera ha bisogno dei suoi tempi per svegliarsi; come ogni parte della natura anche noi abbiamo bisogno di un dolce, lento e graduale risveglio’
Una mattina ci si sveglia e si percepisce fermento e movimento, stati d’animo e pensieri confusi ma con la certezza di sentire forte il bisogno di pronunciare la parola: ‘basta’.
Se nello stato più vasto dell’incertezza c’è anche solo la certezza del ‘basta’, allora cos’è questa parola? Quali sono i tanti significati che racchiude un semplice ‘basta’?
Ci può essere il peso dell’ordine delle abitudini, di ricoprire sempre allo stesso modo i ruoli di mamma, moglie e donna ‘tuttofare’. Si percepisce la sensazione di non essere più felici in questo modo, di sentire di aver bisogno di altro, di una boccata d’aria fresca e nuova.
Una donna sente il bisogno di essere vista e riconosciuta nuovamente, come ‘essere speciale’, al di là dei diversi ruoli che ricopre.
Ancora prima di fare chiarezza nel mondo interno, si cerca qualcosa di nuovo e vivo all’esterno: si esce una volta in più con le amiche, ci si iscrive a un corso in palestra, si esplorano nuovi territori.
L’aspettativa di trovare appagamento è alta, anche l’energia è tutta orientata alla novità. Subito qualcosa accade, ci si rivede meglio soddisfatte nelle proprie richieste, l’aria sa di primavera.
La primavera però è fuori, mentre nell’aria di casa sembra che nulla sia cambiato, nessuno si accorge che quella donna è diversa e chiede cose diverse.
Ecco allora che l’entusiasmo iniziale delle novità si ridimensiona e risuona ancora il disagio tra le mura domestiche.
Se il ‘basta’ è stato agito all’esterno, non è però stato contattato e compreso a fondo interiormente.
Bisogna vedere di quante e quali parti è composto il nostro tumulto: in quale parte sono pensieri, emozioni, bisogni; e di questi quali sono frutto di pulsioni momentanee per soddisfare carenze non risolte e quali rappresentano invece un richiamo interiore reso adulto e quindi possibile da comunicare e condividere all’esterno.
Nel momento in cui avviene questa presa di coscienza, parlare dei propri bisogni alle persone care non è difficile e se ci mostriamo già noi consapevoli di essere comunque bastanti a noi stessi per soddisfarci in autonomia, allora tutto assume un valore diverso.
Non caricandosi di aspettative, le risposte arrivano anche a stupirci molto positivamente.
‘La primavera ha bisogno dei suoi tempi per svegliarsi; come ogni parte della natura anche noi abbiamo bisogno di un dolce, lento e graduale risveglio’