Qualche giorno fa durante una bellissima passeggiata in un orto botanico all’interno di un giardino ottocentesco, soffermandomi a contemplare uno splendido bambù, ho imparato una cosa che ho trovato molto significativa.
La fioritura di questa affascinante pianta comporta spesso la sua morte, che può avvenire anche dopo 120 anni.
Sembra che un “orologio universale” orienti verso la fioritura tutti gli individui dell’area di distribuzione della specie, che diviene massiva e simultanea, distruggendo ampie superfici. Non sarà un caso che la sua longevità lo renda simbolo di lunga vita per i Cinesi, e di umiltà, tenacia, forza interiore e nobiltà di carattere per le culture asiatiche in genere.
Osservare il bambù mi ha portato a riflettere sul percorso di vita e sul costante cambiamento proprio dell’essere umano.
Per ogni nuova circostanza in arrivo bisognerebbe “lasciar andare qualcosa” per fare spazio al nuovo, come nel susseguirsi delle stagioni, che, per poter consentire ai germogli di fiorire, è necessario permettere alle foglie di cadere, cogliendo la magia che si nasconde dietro questa fase, senza paura ma con rispetto e accettazione della “fine” che accoglie amorevole e fiduciosa un nuovo inizio.
Nel “cammino dell’anima” l’essere umano sviluppa il coraggio di “lasciare andare” una o più parti di sé per concedere alla pura essenza di fiorire.
C.G. Jung nella sua immensa opera di ricerca sostiene che durante il “cammino di individuazione” l’essere umano, solo passando attraverso una fase di “sacrificio” dell’Io, arriverà al raggiungimento del Sé e quindi alla sua piena realizzazione individuale.
Il vero incanto è che solo dopo questa fioritura, in effetti, i nostri occhi sono in grado di cogliere “la vera bellezza” pura così com’è – che nulla chiede, che a nulla aspira, non se ne fa vanto, e, semplicemente, è.
Come sempre la Natura ci regala delle lezioni meravigliose e ci apre ad uno spazio sconfinato dove tutto è Vita.
La fioritura di questa affascinante pianta comporta spesso la sua morte, che può avvenire anche dopo 120 anni.
Sembra che un “orologio universale” orienti verso la fioritura tutti gli individui dell’area di distribuzione della specie, che diviene massiva e simultanea, distruggendo ampie superfici. Non sarà un caso che la sua longevità lo renda simbolo di lunga vita per i Cinesi, e di umiltà, tenacia, forza interiore e nobiltà di carattere per le culture asiatiche in genere.
Osservare il bambù mi ha portato a riflettere sul percorso di vita e sul costante cambiamento proprio dell’essere umano.
Per ogni nuova circostanza in arrivo bisognerebbe “lasciar andare qualcosa” per fare spazio al nuovo, come nel susseguirsi delle stagioni, che, per poter consentire ai germogli di fiorire, è necessario permettere alle foglie di cadere, cogliendo la magia che si nasconde dietro questa fase, senza paura ma con rispetto e accettazione della “fine” che accoglie amorevole e fiduciosa un nuovo inizio.
Nel “cammino dell’anima” l’essere umano sviluppa il coraggio di “lasciare andare” una o più parti di sé per concedere alla pura essenza di fiorire.
C.G. Jung nella sua immensa opera di ricerca sostiene che durante il “cammino di individuazione” l’essere umano, solo passando attraverso una fase di “sacrificio” dell’Io, arriverà al raggiungimento del Sé e quindi alla sua piena realizzazione individuale.
Il vero incanto è che solo dopo questa fioritura, in effetti, i nostri occhi sono in grado di cogliere “la vera bellezza” pura così com’è – che nulla chiede, che a nulla aspira, non se ne fa vanto, e, semplicemente, è.
Come sempre la Natura ci regala delle lezioni meravigliose e ci apre ad uno spazio sconfinato dove tutto è Vita.