Nessuno può trarre dalle cose, libri compresi, più di quanto sa già.
Un uomo non ha orecchie per ciò a cui l'esperienza non gli ha ancora dato accesso.
Friedrich Nietzsche, Ecce Homo, 1888
Un uomo non ha orecchie per ciò a cui l'esperienza non gli ha ancora dato accesso.
Friedrich Nietzsche, Ecce Homo, 1888

Riconoscere vincoli e risorse
L’azione del formatore si realizza in un sistema, un ambiente formativo, in cui diversi elementi hanno un significato e possono svolgere una funzione. Tali elementi assumono ruolo di vincolo o di risorsa e possono rivelarsi, talvolta, facilitatori dell’azione formativa, potenziando lo snocciolarsi degli eventi che via, via definiscono un processo di cambiamento oppure, altre volte, assumono la forma di una nodosità che sottopone a pressioni e fuoriuscite di energia formando e formatore.
Un punto di attenzione interessante e sicuramente generativo di un processo di ristrutturazione è riconoscere e valorizzare l’esperienza degli adulti in formazione, le loro conoscenze e idee, come indica Malcom Knowles nella sua teoria andragogica, facendo diventare l’esistente una grande risorsa per la motivazione ad apprendere, per la cura di sé, per acquisire capacità di riflettere sul proprio agire.
L’azione del formatore si realizza in un sistema, un ambiente formativo, in cui diversi elementi hanno un significato e possono svolgere una funzione. Tali elementi assumono ruolo di vincolo o di risorsa e possono rivelarsi, talvolta, facilitatori dell’azione formativa, potenziando lo snocciolarsi degli eventi che via, via definiscono un processo di cambiamento oppure, altre volte, assumono la forma di una nodosità che sottopone a pressioni e fuoriuscite di energia formando e formatore.
Un punto di attenzione interessante e sicuramente generativo di un processo di ristrutturazione è riconoscere e valorizzare l’esperienza degli adulti in formazione, le loro conoscenze e idee, come indica Malcom Knowles nella sua teoria andragogica, facendo diventare l’esistente una grande risorsa per la motivazione ad apprendere, per la cura di sé, per acquisire capacità di riflettere sul proprio agire.

Ti permetto di “ri-contare” ..
Le metodologie didattiche nella formazione di processo devono utilizzare le esperienze dei partecipanti.
“….Ogni rinnovamento nasce proprio dalla capacità di fare bilanci, di soppesare le proprie risorse. Fra queste, le facoltà della parola scritta e orale, che servono a farsi conoscere e a conoscersi un po’ di più, sono senz’altro da privilegiare” ( Demetrio 2003) [1]….
Una delle possibili strategie per consentire l’emergere di esperienze pregresse è la narrazione. Formazione e narrazione come opportunità di narrare e di narrarsi, in un continuo raccontare e ri-contare la propria esperienza. Un adulto che si racconta prende le distanze dalla propria esistenza come ad ammirare un quadro di cui ad ogni nuovo sguardo si scorgono nuovi particolari…getta sguardi panoramici su ciò che è stato, ha fatto, ha attraversato. Inoltre, i narratori adulti vivono quel senso di cura di sé, di raccoglimento interiore di ricerca personale procedendo in un’esperienza di autoformazione.
Bosi ci porta a riflettere sul fatto che un’esistenza che non è raccontata è sorda , non risuona nel proprio racconto e non è ascoltabile da nessuno, neppure da chi la vive…..ri-contare il passato, fare i conti con ciò che siamo stati significa alimentare in noi il sentimento del tempo, la percezione di essere in una relazione viva, e dunque mutevole, col trascorrere della nostra esistenza. ( Bosi2006) [2]
Narrazione e autobiografia tra oralità e scrittura, diventano modalità di fare mergere ciò che è stato.
Indagare e indagarsi autobiograficamente è al contempo un formare e un formarsi: è atto generatore di un circolo virtuoso. ( Demetrio 2003).
Le metodologie didattiche devono “far fare” esperienze ai partecipanti.
Proporre formazione esperienziale come scelta metodologica consente di fare esperienza e di rielaborarla con gli altri acquisendo strumenti di riflessività sulla pratica, trasferibili al di fuori dell’aula di formazione.
[1] Demetrio D. (2003), Ricordare a scuola Fare memoria e didattica autobiografica, Editori Laterza, prefazione
[2] Bosi A., (2006), Il sentimento del tempo, Unicopli
Le metodologie didattiche nella formazione di processo devono utilizzare le esperienze dei partecipanti.
“….Ogni rinnovamento nasce proprio dalla capacità di fare bilanci, di soppesare le proprie risorse. Fra queste, le facoltà della parola scritta e orale, che servono a farsi conoscere e a conoscersi un po’ di più, sono senz’altro da privilegiare” ( Demetrio 2003) [1]….
Una delle possibili strategie per consentire l’emergere di esperienze pregresse è la narrazione. Formazione e narrazione come opportunità di narrare e di narrarsi, in un continuo raccontare e ri-contare la propria esperienza. Un adulto che si racconta prende le distanze dalla propria esistenza come ad ammirare un quadro di cui ad ogni nuovo sguardo si scorgono nuovi particolari…getta sguardi panoramici su ciò che è stato, ha fatto, ha attraversato. Inoltre, i narratori adulti vivono quel senso di cura di sé, di raccoglimento interiore di ricerca personale procedendo in un’esperienza di autoformazione.
Bosi ci porta a riflettere sul fatto che un’esistenza che non è raccontata è sorda , non risuona nel proprio racconto e non è ascoltabile da nessuno, neppure da chi la vive…..ri-contare il passato, fare i conti con ciò che siamo stati significa alimentare in noi il sentimento del tempo, la percezione di essere in una relazione viva, e dunque mutevole, col trascorrere della nostra esistenza. ( Bosi2006) [2]
Narrazione e autobiografia tra oralità e scrittura, diventano modalità di fare mergere ciò che è stato.
Indagare e indagarsi autobiograficamente è al contempo un formare e un formarsi: è atto generatore di un circolo virtuoso. ( Demetrio 2003).
Le metodologie didattiche devono “far fare” esperienze ai partecipanti.
Proporre formazione esperienziale come scelta metodologica consente di fare esperienza e di rielaborarla con gli altri acquisendo strumenti di riflessività sulla pratica, trasferibili al di fuori dell’aula di formazione.
[1] Demetrio D. (2003), Ricordare a scuola Fare memoria e didattica autobiografica, Editori Laterza, prefazione
[2] Bosi A., (2006), Il sentimento del tempo, Unicopli

Ti consento di “agganciare” conoscenza
Le metodologie didattiche devono portare ad imparare ad imparare e costruire conoscenza.
La motivazione ad apprendere è sostenuta anche dalla presenza di argomenti che il soggetto vive come collegabili ad altre conoscenze o ai propri vissuti e dalle possibilità di un coinvolgimento forte nelle attività. Il fattore più importante nel determinare l’apprendimento è ciò che l’adulto già conosce.” Si può dire conoscenza precedente o conoscenza del mondo pre-esistente o esperienziale, la somma di ciò che “un individuo sa”[1] di cui, una parte, è esplicita[2] e nota e, una parte, è tacita e sta al di sotto del livello di coscienza, pur potendo venire alla luce. A ciò che so posso agganciare nuova conoscenza dando sapore alla conoscenza precedente oppure posso ampliare ciò che so in un sistema di conoscenza dato da una nuova riorganizzazione dell’architettura concettuale. L’esperienza può poi permettere di sperimentare la dissonanza cognitiva come scarto tra ciò che si sa e ciò che occorrerebbe sapere, stimolando alla ricerca della conoscenza che possa colmare il vuoto evidenziato.
Come si presentano le preconoscenze derivate da vissuti ed esperienze anche spontanee? Esse si mostrano sotto forma di parole, concetti, testi, rappresentazioni grafiche, colori, emozioni. A volte, anche una parola sola può rivelare una conoscenza corretta o erronea perché frutto di una risposta spontanea data a qualcosa che non si conosce.
[1] Boscolo P. , Psicologia dell’apprendimento scolastico, UTET, Padova, 1997
[2] La conoscenza esplicita è divisa in due piani o aree: concettuale e metacognitivo. La prima comprende idee e concetti ed è organizzata in schemi. La seconda è conoscenza sulla conoscenza. Boscolo Psicologia dell’apprendimento scolastico, UTET, Padova, 1997, pag.24.
Le metodologie didattiche devono portare ad imparare ad imparare e costruire conoscenza.
La motivazione ad apprendere è sostenuta anche dalla presenza di argomenti che il soggetto vive come collegabili ad altre conoscenze o ai propri vissuti e dalle possibilità di un coinvolgimento forte nelle attività. Il fattore più importante nel determinare l’apprendimento è ciò che l’adulto già conosce.” Si può dire conoscenza precedente o conoscenza del mondo pre-esistente o esperienziale, la somma di ciò che “un individuo sa”[1] di cui, una parte, è esplicita[2] e nota e, una parte, è tacita e sta al di sotto del livello di coscienza, pur potendo venire alla luce. A ciò che so posso agganciare nuova conoscenza dando sapore alla conoscenza precedente oppure posso ampliare ciò che so in un sistema di conoscenza dato da una nuova riorganizzazione dell’architettura concettuale. L’esperienza può poi permettere di sperimentare la dissonanza cognitiva come scarto tra ciò che si sa e ciò che occorrerebbe sapere, stimolando alla ricerca della conoscenza che possa colmare il vuoto evidenziato.
Come si presentano le preconoscenze derivate da vissuti ed esperienze anche spontanee? Esse si mostrano sotto forma di parole, concetti, testi, rappresentazioni grafiche, colori, emozioni. A volte, anche una parola sola può rivelare una conoscenza corretta o erronea perché frutto di una risposta spontanea data a qualcosa che non si conosce.
[1] Boscolo P. , Psicologia dell’apprendimento scolastico, UTET, Padova, 1997
[2] La conoscenza esplicita è divisa in due piani o aree: concettuale e metacognitivo. La prima comprende idee e concetti ed è organizzata in schemi. La seconda è conoscenza sulla conoscenza. Boscolo Psicologia dell’apprendimento scolastico, UTET, Padova, 1997, pag.24.

Parto da te
La centralità della persona e quindi la cura per lo sviluppo delle sue potenzialità, diviene così punto di partenza per accompagnarla alla performance. Imprenditori di se stessi nella ricerca del senso del proprio “posto” nel mondo, i presenti in aula devono esser messi in condizioni di giungere alla consapevolezza di quanto possano concorrere alla realizzazione di se stessi e al miglioramento del contesto in cui si trovano ad agire.
Sapere dove ci si trova e con quali caratteristiche, avere consapevolezza del proprio stato culturale e della propria forma esistenziale diviene fondamentale.
Partire da ciascuno consente di incontrare con rispetto le storie personali e professionali, motivare all’apprendimento, dare valore alle esperienze pregresse e alle preconoscenze.
Considerare l’esperito mobilita le energie per dirigersi verso il cambiamento, toccando le sfere della cognizione e dell’emozione. Nelle situazioni in cui l’esperienza di un adulto viene sottovalutata o poco considerata, egli percepisce tale indifferenza come una sorta di rifiuto della sua persona e di conseguenza si allontana, con un crollo della motivazione.
Proporre “pacchetti formativi a taglia unica” non consente di avere al centro la persona ma mette al centro delle scelte formative modelli preconfezionati, saperi senza sapore, verso una standardizzazione delle fasi operative che più che alla formazione sembrano appartenere a copioni mille volte visti e mille volte utilizzati, copiati. Chi copia e non si sperimenta non apprende, anche come formatore o coach.
La centralità della persona e quindi la cura per lo sviluppo delle sue potenzialità, diviene così punto di partenza per accompagnarla alla performance. Imprenditori di se stessi nella ricerca del senso del proprio “posto” nel mondo, i presenti in aula devono esser messi in condizioni di giungere alla consapevolezza di quanto possano concorrere alla realizzazione di se stessi e al miglioramento del contesto in cui si trovano ad agire.
Sapere dove ci si trova e con quali caratteristiche, avere consapevolezza del proprio stato culturale e della propria forma esistenziale diviene fondamentale.
Partire da ciascuno consente di incontrare con rispetto le storie personali e professionali, motivare all’apprendimento, dare valore alle esperienze pregresse e alle preconoscenze.
Considerare l’esperito mobilita le energie per dirigersi verso il cambiamento, toccando le sfere della cognizione e dell’emozione. Nelle situazioni in cui l’esperienza di un adulto viene sottovalutata o poco considerata, egli percepisce tale indifferenza come una sorta di rifiuto della sua persona e di conseguenza si allontana, con un crollo della motivazione.
Proporre “pacchetti formativi a taglia unica” non consente di avere al centro la persona ma mette al centro delle scelte formative modelli preconfezionati, saperi senza sapore, verso una standardizzazione delle fasi operative che più che alla formazione sembrano appartenere a copioni mille volte visti e mille volte utilizzati, copiati. Chi copia e non si sperimenta non apprende, anche come formatore o coach.