I mezzi “meccanici” di comunicazione sono molto importanti, ma sono soltanto strumenti ausiliari. Nulla può sostituire l’incontro personale tra esseri umani” (W.G.Werner)
Se dovessimo chiedere a un ragazzino degli anni ‘40 cosa significa “sms”, cosa risponderebbe? Forse penserebbe si tratti di una sigla di qualche società segreta oppure un nome in codice di qualche segreto da non svelare o che è meglio non sapere. Se lo chiedessimo a un adolescente degli anni ‘80, cosa risponderebbe? Di sicuro, quest’ultimo non avrebbe titubanza e darebbe la risposta perché ne conosce il senso e il bisogno, essendone lui stesso un “creatore”. Il messaggio telefonico, la chat di whatsapp e chi più ne ha più ne metta. Oggi si comunica così, più o meno. Più facile scrivere poche righe, molto più difficile avere la certezza che il destinatario comprenda al 100%. Dato che l’efficacia di uno scambio comunicativo si misura dal feedback ricevuto, come la mettiamo? Ah, fermiamoci un attimo: “scambio comunicativo” significa “emissione di numeri e parole di senso compiuto” e tutto finisce lì? Certamente si “scambiano concetti”, ma non è mai del tutto vero: noi parliamo con la voce, il ritmo, lo sguardo, gli occhi, il sorriso, il volto, la gestualità, la postura, il respiro. Noi parliamo con il corpo. Eh già.
Quanto ci perdiamo con un sms e chi lo riceve non ha la minima idea di quale fosse il nostro stato d’animo mentre premevamo “invia”. Non lo percepisce oppure, alla mala peggio, lo ipotizza. Accidenti, non è pericoloso? E se non capisce cosa intendevamo dire? Ce ne preoccupiamo o siamo convinti di essere stati così chiari da evitare equivoci?
Il problema è quando affidiamo a questi canali questioni di noi più intime, più profonde che hanno bisogno di essere “accolte”, messe in dubbio, sperimentate, rifiutate, comprese, ricevute. Siamo “Uomini” non “macchine” e, spesso, ci dimentichiamo a tal punto di noi stessi e del nostro valore che diventiamo “quelle macchine”.
Quanto vale il tuo sorriso a illuminarti il volto?Non vale molto di più di uno “smile” in chat? Le Relazioni ci fanno sentire vivi e ci danno una grande opportunità: conoscerci attraverso la conoscenza dell’altro. Così sperimentiamo l’ “essere” nel mondo, altrimenti pigiamo solo tasti.
Se dovessimo chiedere a un ragazzino degli anni ‘40 cosa significa “sms”, cosa risponderebbe? Forse penserebbe si tratti di una sigla di qualche società segreta oppure un nome in codice di qualche segreto da non svelare o che è meglio non sapere. Se lo chiedessimo a un adolescente degli anni ‘80, cosa risponderebbe? Di sicuro, quest’ultimo non avrebbe titubanza e darebbe la risposta perché ne conosce il senso e il bisogno, essendone lui stesso un “creatore”. Il messaggio telefonico, la chat di whatsapp e chi più ne ha più ne metta. Oggi si comunica così, più o meno. Più facile scrivere poche righe, molto più difficile avere la certezza che il destinatario comprenda al 100%. Dato che l’efficacia di uno scambio comunicativo si misura dal feedback ricevuto, come la mettiamo? Ah, fermiamoci un attimo: “scambio comunicativo” significa “emissione di numeri e parole di senso compiuto” e tutto finisce lì? Certamente si “scambiano concetti”, ma non è mai del tutto vero: noi parliamo con la voce, il ritmo, lo sguardo, gli occhi, il sorriso, il volto, la gestualità, la postura, il respiro. Noi parliamo con il corpo. Eh già.
Quanto ci perdiamo con un sms e chi lo riceve non ha la minima idea di quale fosse il nostro stato d’animo mentre premevamo “invia”. Non lo percepisce oppure, alla mala peggio, lo ipotizza. Accidenti, non è pericoloso? E se non capisce cosa intendevamo dire? Ce ne preoccupiamo o siamo convinti di essere stati così chiari da evitare equivoci?
Il problema è quando affidiamo a questi canali questioni di noi più intime, più profonde che hanno bisogno di essere “accolte”, messe in dubbio, sperimentate, rifiutate, comprese, ricevute. Siamo “Uomini” non “macchine” e, spesso, ci dimentichiamo a tal punto di noi stessi e del nostro valore che diventiamo “quelle macchine”.
Quanto vale il tuo sorriso a illuminarti il volto?Non vale molto di più di uno “smile” in chat? Le Relazioni ci fanno sentire vivi e ci danno una grande opportunità: conoscerci attraverso la conoscenza dell’altro. Così sperimentiamo l’ “essere” nel mondo, altrimenti pigiamo solo tasti.