I movimenti interiori si fanno sentire con qualche momento di serenità e conforto, qualche sorriso. La vita corre avanti ma siamo ancora tra il precipizio e la salvezza.
Le ricadute nel dolore e nei pensieri senza pace sono minori. C’è lo stordimento e l’assopimento che di certo non aiuta ad entrare in contatto con se stessi e impedisce di mettere a fuoco i problemi. E’ come se la ristrutturazione dei pensieri e delle emozioni avessero bisogno di un aiuto. Qualche soddisfazione che arrivi dal mondo, dagli altri, dal lavoro, un appiglio che ancori i nostri sforzi e ci inviti a cambiare rotta.
Se siamo fortunati e il nostro atteggiamento è aperto possiamo risalire la china con una certa ripresa. Se siamo ancora deboli, però, abbiamo bisogno di mettere le mani dentro di noi e riappropriarci di qualità profonde e risorse che vadano oltre i ragionamenti e la buona disposizione che troviamo negli altri.
E quali sono queste qualità profonde?
Sono le qualità che abbiamo sperimentato nella relazione, sono dentro la relazione con l’altro che non c’è più. In quella cosa ‘morta’, c’è la vita. E’ drammatico, l’altro non c’è più e dovremo scavare per estrarre oro da quella relazione.
E anche qui si apre un capitolo estremamente delicato.
Nel lutto abbiamo sradicato la lungimiranza percettiva e la nostra forza vitale. La lungimiranza percettiva riguarda la capacità di vedere dentro e oltre le cose come un architetto sagace. La forza vitale, invece, ha a che fare con la nostra fiamma di vita e con la visione illuminata che ci permette di agire sospinti dall’intuito e dall’istinto.
In entrambi i casi, si tratta di allargare le proprie ali e la propria prospettiva per vedere quanto sia stata ricca di risorse quella relazione, sia quando c’era (e lo sappiamo, altrimenti non avremmo sofferto), sia ora, che è finita.
Ma come dice qualcuno: ‘quella persona non mi è mai stata veramente vicina, era un’egoista. Ho avuto la colpa di essermi innamorata e sono io che devo fare il ‘mea culpa’. Soffro del mio modo di amare’.
Si, può essere, ma non solo! Anche in quel caso la relazione ha un tesoro che è la presa di coscienza, e con essa un cambiamento di rotta, di paradigma, di vita. Dovremo scavare meglio, perché il tesoro c’è anche lì. Di certo, si dovrà fare un serio esame di realtà e riconoscere che il proprio modo di amare è stato un investimento a fondo perduto. Un debito al disagio esistenziale e alla nevrosi (stato in cui non si impara e si fanno tentativi senza via d’uscita) da cui emergere con la chiarezza di chi adeguandosi al malessere vuole dare spazio alla propria vita.
Se abbiamo legato la nostra meravigliosa visione del mondo e della vita alla relazione con l’altro o all’altro, quella rottura, per forza, ci strappa l’anima.
Questa visione genera un conflitto interiore che paghiamo molto caro. Perdendo la relazione perdiamo la nostra forza vitale e con essa la capacità di essere connessi con l’amore. Non l’amore dell’altro, il nostro amore.
Uno dei tesori da recuperare è la connessione con noi stessi e con la nostra capacità di amare sperimentata grazie alla relazione, in forza di una magia tutta nostra. Il nostro modo d’amare è lì e va riabilitato, non è affondato con l’altro.
In quella relazione abbiamo investito magia e forza, forse troppo. Ebbene, il tesoro è da riesumare.
Le ricadute nel dolore e nei pensieri senza pace sono minori. C’è lo stordimento e l’assopimento che di certo non aiuta ad entrare in contatto con se stessi e impedisce di mettere a fuoco i problemi. E’ come se la ristrutturazione dei pensieri e delle emozioni avessero bisogno di un aiuto. Qualche soddisfazione che arrivi dal mondo, dagli altri, dal lavoro, un appiglio che ancori i nostri sforzi e ci inviti a cambiare rotta.
Se siamo fortunati e il nostro atteggiamento è aperto possiamo risalire la china con una certa ripresa. Se siamo ancora deboli, però, abbiamo bisogno di mettere le mani dentro di noi e riappropriarci di qualità profonde e risorse che vadano oltre i ragionamenti e la buona disposizione che troviamo negli altri.
E quali sono queste qualità profonde?
Sono le qualità che abbiamo sperimentato nella relazione, sono dentro la relazione con l’altro che non c’è più. In quella cosa ‘morta’, c’è la vita. E’ drammatico, l’altro non c’è più e dovremo scavare per estrarre oro da quella relazione.
E anche qui si apre un capitolo estremamente delicato.
Nel lutto abbiamo sradicato la lungimiranza percettiva e la nostra forza vitale. La lungimiranza percettiva riguarda la capacità di vedere dentro e oltre le cose come un architetto sagace. La forza vitale, invece, ha a che fare con la nostra fiamma di vita e con la visione illuminata che ci permette di agire sospinti dall’intuito e dall’istinto.
In entrambi i casi, si tratta di allargare le proprie ali e la propria prospettiva per vedere quanto sia stata ricca di risorse quella relazione, sia quando c’era (e lo sappiamo, altrimenti non avremmo sofferto), sia ora, che è finita.
Ma come dice qualcuno: ‘quella persona non mi è mai stata veramente vicina, era un’egoista. Ho avuto la colpa di essermi innamorata e sono io che devo fare il ‘mea culpa’. Soffro del mio modo di amare’.
Si, può essere, ma non solo! Anche in quel caso la relazione ha un tesoro che è la presa di coscienza, e con essa un cambiamento di rotta, di paradigma, di vita. Dovremo scavare meglio, perché il tesoro c’è anche lì. Di certo, si dovrà fare un serio esame di realtà e riconoscere che il proprio modo di amare è stato un investimento a fondo perduto. Un debito al disagio esistenziale e alla nevrosi (stato in cui non si impara e si fanno tentativi senza via d’uscita) da cui emergere con la chiarezza di chi adeguandosi al malessere vuole dare spazio alla propria vita.
Se abbiamo legato la nostra meravigliosa visione del mondo e della vita alla relazione con l’altro o all’altro, quella rottura, per forza, ci strappa l’anima.
Questa visione genera un conflitto interiore che paghiamo molto caro. Perdendo la relazione perdiamo la nostra forza vitale e con essa la capacità di essere connessi con l’amore. Non l’amore dell’altro, il nostro amore.
Uno dei tesori da recuperare è la connessione con noi stessi e con la nostra capacità di amare sperimentata grazie alla relazione, in forza di una magia tutta nostra. Il nostro modo d’amare è lì e va riabilitato, non è affondato con l’altro.
In quella relazione abbiamo investito magia e forza, forse troppo. Ebbene, il tesoro è da riesumare.