Sarebbe bello riavvicinare le persone alla percezione fisica del tempo, al pensare l’attesa, alla durata. Non riusciamo a fermarci per sentire cosa sentiamo dentro di noi … il vuoto deve sempre essere riempito, perché crea in noi dei sentimenti che ci disturbano, o che non conosciamo, o che ci fanno paura.
Quello che non conosciamo ci spaventa e allora lo rifuggiamo attraverso il fare. Non siamo più abituati o anche capaci di ascoltare cosa succede dentro di noi, nel nostro intimo, non ascoltiamo più le emozioni.
Oggi se entriamo in un locale pubblico, se saliamo su un autobus c’è sempre una colonna sonora che copre la comunicazione, che confonde i nostri pensieri e che aumenta la distanza a noi stessi. Tutto questo ci toglie la soggettività, la possibilità importante e reale di capire chi siamo, cosa vogliamo e dove siamo diretti.
I ragazzi sono ogni giorno iper stimolati dal continuo, incessante utilizzo del computer, dell’ipad, della play station, di face book, dei programmi televisivi … e non sono più portati alla riflessione con il rischio di gestire le loro emozioni attraverso un’iperattività che li fa sentire sempre più male.
Nel lavoro clinico dello psicoanalista è importante trovare degli spazi di creazione, senza intervenire sul contenuto, è importante ritagliare degli spazi di vuoto, dove prevalga l’assenza ed il silenzio in modo tale che la persona possa interrogarsi.
Anche in amore, oggi, si tende a riempire l’attesa con i messaggini o con cose materiali, superficiali che cancellano l’idea del tempo, l’idea di una mancanza e di un valore.
Amare significa anche donare all’altro la nostra mancanza, amare nell’altro la mancanza dell’altro e riconoscerne i limiti. Nella nostra vita imparare a sopportare la privazione ed anche la delusione della persona che ci è accanto, quale essa sia, qualunque cosa possa rappresentare o aver rappresentato per se stessi, esprime comunque un'assenza.
Infatti, per quanto io possa amare un altro e per quanto questo possa a sua volta ricambiare i miei sentimenti, in ogni rapporto continua a esistere la possibilità di perdere la persona amata. Ed è proprio la perdita che ci riconduce al desiderio.
Il desiderio è acceso dalla mancanza di qualcosa che mi appare vitale e verso la quale sono spinto a muovermi. Nella dimensione amorosa l'assenza insedia l'altro prepotentemente nel proprio mondo interiore. Quando l'altro non c'è, riesce a riempire tutta la nostra esistenza.
La mancanza ci stimola alla creatività, perché il nostro bisogno ci spinge a cercare un qualcosa che riduca sempre di più la distanza anche semplicemente attraverso delle immagini che ci aiutano a lenire la sofferenza.
La sofferenza è pur necessaria, perché ci permette di capire di più quello che stiamo vivendo, contribuisce a trovare delle soluzioni giuste per se stessi e a non ripetere più l’esperienza che tanto ci ha fatto soffrire o che ci ha messo nella condizione di vivere come non avremmo mai voluto vivere.
La Dott.ssa Sonia Lorenzi è psicologa e psicoterapeuta, lavora in strutture convenzionate e svolge la libera professione. Frequenta il Master di Mental Training & Coaching dell'Ass. STEP.
Quello che non conosciamo ci spaventa e allora lo rifuggiamo attraverso il fare. Non siamo più abituati o anche capaci di ascoltare cosa succede dentro di noi, nel nostro intimo, non ascoltiamo più le emozioni.
Oggi se entriamo in un locale pubblico, se saliamo su un autobus c’è sempre una colonna sonora che copre la comunicazione, che confonde i nostri pensieri e che aumenta la distanza a noi stessi. Tutto questo ci toglie la soggettività, la possibilità importante e reale di capire chi siamo, cosa vogliamo e dove siamo diretti.
I ragazzi sono ogni giorno iper stimolati dal continuo, incessante utilizzo del computer, dell’ipad, della play station, di face book, dei programmi televisivi … e non sono più portati alla riflessione con il rischio di gestire le loro emozioni attraverso un’iperattività che li fa sentire sempre più male.
Nel lavoro clinico dello psicoanalista è importante trovare degli spazi di creazione, senza intervenire sul contenuto, è importante ritagliare degli spazi di vuoto, dove prevalga l’assenza ed il silenzio in modo tale che la persona possa interrogarsi.
Anche in amore, oggi, si tende a riempire l’attesa con i messaggini o con cose materiali, superficiali che cancellano l’idea del tempo, l’idea di una mancanza e di un valore.
Amare significa anche donare all’altro la nostra mancanza, amare nell’altro la mancanza dell’altro e riconoscerne i limiti. Nella nostra vita imparare a sopportare la privazione ed anche la delusione della persona che ci è accanto, quale essa sia, qualunque cosa possa rappresentare o aver rappresentato per se stessi, esprime comunque un'assenza.
Infatti, per quanto io possa amare un altro e per quanto questo possa a sua volta ricambiare i miei sentimenti, in ogni rapporto continua a esistere la possibilità di perdere la persona amata. Ed è proprio la perdita che ci riconduce al desiderio.
Il desiderio è acceso dalla mancanza di qualcosa che mi appare vitale e verso la quale sono spinto a muovermi. Nella dimensione amorosa l'assenza insedia l'altro prepotentemente nel proprio mondo interiore. Quando l'altro non c'è, riesce a riempire tutta la nostra esistenza.
La mancanza ci stimola alla creatività, perché il nostro bisogno ci spinge a cercare un qualcosa che riduca sempre di più la distanza anche semplicemente attraverso delle immagini che ci aiutano a lenire la sofferenza.
La sofferenza è pur necessaria, perché ci permette di capire di più quello che stiamo vivendo, contribuisce a trovare delle soluzioni giuste per se stessi e a non ripetere più l’esperienza che tanto ci ha fatto soffrire o che ci ha messo nella condizione di vivere come non avremmo mai voluto vivere.
La Dott.ssa Sonia Lorenzi è psicologa e psicoterapeuta, lavora in strutture convenzionate e svolge la libera professione. Frequenta il Master di Mental Training & Coaching dell'Ass. STEP.