
A chi non è accaduto durante una discussione animata ad esempio con il proprio partner, oppure con il collega di lavoro, di avere una reazione eccessiva? Improvvisamente, la testa “frigge”, il corpo si muove e agisce senza controllo, emozioni come la rabbia e la paura si manifestano con grande forza e intensità. Perdiamo le staffe, diciamo frasi aggressive e "parolacce", compiamo azioni che danneggiano noi e l’altro, difficili poi da motivare, giustificare e a volte ricordare.
Ma cosa ci è successo? Siamo stati vittime di un “sequestro emozionale”. E’ quel breve momento in cui smettiamo di pensare, ci facciamo travolgere dai sentimenti e come scritto sopra perdiamo il controllo dell’evento e della situazione. E’ una reazione automatica scatenata dalla parte più “animale”, “emotiva” e antica del nostro cervello che ha il compito di attivare i nostri sistemi di difesa, azione e reazione in caso di pericolo, vero o presunto, ed è la sede delle nostre emozioni, dei sensi. La struttura che svolge queste funzioni è l’amigdala, in caso di pericolo essa prende il controllo, anche della mente razionale ed avviene il “sequestro emozionale”.
Ma non sempre i pericoli sono veri, reali, a volte sono fatti riemergere da ricordi, da situazioni ed eventi passati che ci hanno fatto sentire “male”. Come si comporta quindi il nostro cervello? Anziché utilizzare la sua parte più “moderna e razionale” la neocorteccia, lascia agire tutti i sistemi automatici che ha a disposizione e presto ci attiviamo per difenderci, come se fossimo minacciati realmente. Il corpo si prepara a reagire, si irrigidisce, i sensi si iper attivano, il cervello ricerca tra gli eventi passati i segnali che consideriamo di “pericolo”. E in pochi istanti siamo a pronti a combattere, scappare o immobilizzarci per affrontare il pericolo, solo per sopravvivere.
Questo sistema “animale” di difesa in alcuni casi è utile, anzi necessario, in molti altri invece sarebbe meglio non intervenisse, evitando così i danni e le conseguenze negative dette sopra.
Come possiamo fare per non lasciarci travolgere dal “sequestro emozionale”?
In alcuni casi è impossibile, ma ciò non vuol dire che ci dobbiamo arrendere e lasciare trasportare dalle emozioni. E’ acquisendo consapevolezza, comprendendo la differenza tra un evento realmente pericoloso e uno che invece è parte della vita di tutti i giorni, che è si stressante, preoccupante ma non una minaccia reale di vita o morte, solo così possiamo evitare molti di questi eventi.
E’ importante e utile riconoscere e analizzare a priori i segnali di tensione corporea, le emozioni che hanno scatenato il sequestro, imparando a riconoscerle prima che prendano il sopravvento.
Per fare questo è necessario ascoltarsi, allenarsi a prendere consapevolezza di sé e che, in molti casi non occorre essere tesi o arrabbiati per affrontare il problema o la situazione che stiamo vivendo.
Se occorre è utile chiedere un supporto a un professionista delle dinamiche mentali, come un counselor, un coach, uno psicoterapeuta che attraverso il colloquio, la condivisione e l’ascolto offrono la possibilità di “tirare fuori” il meglio di noi e imparare a gestire meglio la rabbia e la paura per evitare ed affrontare in modo ecologico e sano i nostri “sequestri emozionali”.
Ma cosa ci è successo? Siamo stati vittime di un “sequestro emozionale”. E’ quel breve momento in cui smettiamo di pensare, ci facciamo travolgere dai sentimenti e come scritto sopra perdiamo il controllo dell’evento e della situazione. E’ una reazione automatica scatenata dalla parte più “animale”, “emotiva” e antica del nostro cervello che ha il compito di attivare i nostri sistemi di difesa, azione e reazione in caso di pericolo, vero o presunto, ed è la sede delle nostre emozioni, dei sensi. La struttura che svolge queste funzioni è l’amigdala, in caso di pericolo essa prende il controllo, anche della mente razionale ed avviene il “sequestro emozionale”.
Ma non sempre i pericoli sono veri, reali, a volte sono fatti riemergere da ricordi, da situazioni ed eventi passati che ci hanno fatto sentire “male”. Come si comporta quindi il nostro cervello? Anziché utilizzare la sua parte più “moderna e razionale” la neocorteccia, lascia agire tutti i sistemi automatici che ha a disposizione e presto ci attiviamo per difenderci, come se fossimo minacciati realmente. Il corpo si prepara a reagire, si irrigidisce, i sensi si iper attivano, il cervello ricerca tra gli eventi passati i segnali che consideriamo di “pericolo”. E in pochi istanti siamo a pronti a combattere, scappare o immobilizzarci per affrontare il pericolo, solo per sopravvivere.
Questo sistema “animale” di difesa in alcuni casi è utile, anzi necessario, in molti altri invece sarebbe meglio non intervenisse, evitando così i danni e le conseguenze negative dette sopra.
Come possiamo fare per non lasciarci travolgere dal “sequestro emozionale”?
In alcuni casi è impossibile, ma ciò non vuol dire che ci dobbiamo arrendere e lasciare trasportare dalle emozioni. E’ acquisendo consapevolezza, comprendendo la differenza tra un evento realmente pericoloso e uno che invece è parte della vita di tutti i giorni, che è si stressante, preoccupante ma non una minaccia reale di vita o morte, solo così possiamo evitare molti di questi eventi.
E’ importante e utile riconoscere e analizzare a priori i segnali di tensione corporea, le emozioni che hanno scatenato il sequestro, imparando a riconoscerle prima che prendano il sopravvento.
Per fare questo è necessario ascoltarsi, allenarsi a prendere consapevolezza di sé e che, in molti casi non occorre essere tesi o arrabbiati per affrontare il problema o la situazione che stiamo vivendo.
Se occorre è utile chiedere un supporto a un professionista delle dinamiche mentali, come un counselor, un coach, uno psicoterapeuta che attraverso il colloquio, la condivisione e l’ascolto offrono la possibilità di “tirare fuori” il meglio di noi e imparare a gestire meglio la rabbia e la paura per evitare ed affrontare in modo ecologico e sano i nostri “sequestri emozionali”.