Ed eccoci arrivati al lunedi di questo secondo weekend del tredicesimo Master in Coaching.
Mi sveglio carica di energia dell’esperienza appena vissuta e desiderosa di riordinare ciò che ho portato a casa in termini di nozioni, pratica con il gruppo ma soprattutto di emozioni e sensazioni.
E la parola che sgorga dal mio cuore oggi è “accoglienza”.
Ma cosa significa essere accoglienti?
L’essere accoglienti è una caratteristica della persona, è un atteggiamento profondo, personale e distintivo, è parte dell’essere umano.
L’efficacia del messaggio che inviamo ad un'altra persona o ad un gruppo di persone dipende solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale, cioè dal volume, tono, ritmo della voce, dalle espressioni facciali e dal movimento del corpo.
Il contatto visivo è una potente via di comunicazione.
Mediante gli sguardi inviamo messaggi consapevoli e inconsapevoli che esercitano una grande influenza su qualsiasi tipo di incontro.
Uno sguardo accogliente è per me come un caldo abbraccio.
E’ un segnale che apre uno spazio in cui l’altro può sentirsi compreso e accettato senza giudizio e in questo spazio possono emergere le sue risorse.
L’accoglienza è quindi l’ingrediente fondamentale di una relazione, soprattutto di una relazione di aiuto, in quanto rappresenta il primo passo verso l’ascolto profondo e di conseguenza il riconoscimento e la valorizzazione dell’altro.
Carl Rogers tratta approfonditamente tutti questi aspetti della relazione nel suo libro “Un modo di essere”.
Riporto sotto una frase presente tra le prime pagine che mi colpì molto quando la lessi:
“Quando non sono apprezzato e valorizzato, non solo mi sento alquanto diminuito, ma il mio comportamento è effettivamente influenzato dai sentimenti.
Quando sono apprezzato fiorisco e mi espando, sono una persona interessante.
In un gruppo ostile e non valorizzante, non sono alcunché di definito”.
Che potere ha, quindi, l’accoglienza?
Ha lo stesso potere di un terreno fertile in cui un fiore ha la possibilità di crescere e fiorire in tutta la sua peculiare bellezza, di mostrare i suoi colori e di far espandere il suo profumo.
Mi sveglio carica di energia dell’esperienza appena vissuta e desiderosa di riordinare ciò che ho portato a casa in termini di nozioni, pratica con il gruppo ma soprattutto di emozioni e sensazioni.
E la parola che sgorga dal mio cuore oggi è “accoglienza”.
Ma cosa significa essere accoglienti?
L’essere accoglienti è una caratteristica della persona, è un atteggiamento profondo, personale e distintivo, è parte dell’essere umano.
L’efficacia del messaggio che inviamo ad un'altra persona o ad un gruppo di persone dipende solamente in minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto, e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato pesantemente dai fattori di comunicazione non verbale, cioè dal volume, tono, ritmo della voce, dalle espressioni facciali e dal movimento del corpo.
Il contatto visivo è una potente via di comunicazione.
Mediante gli sguardi inviamo messaggi consapevoli e inconsapevoli che esercitano una grande influenza su qualsiasi tipo di incontro.
Uno sguardo accogliente è per me come un caldo abbraccio.
E’ un segnale che apre uno spazio in cui l’altro può sentirsi compreso e accettato senza giudizio e in questo spazio possono emergere le sue risorse.
L’accoglienza è quindi l’ingrediente fondamentale di una relazione, soprattutto di una relazione di aiuto, in quanto rappresenta il primo passo verso l’ascolto profondo e di conseguenza il riconoscimento e la valorizzazione dell’altro.
Carl Rogers tratta approfonditamente tutti questi aspetti della relazione nel suo libro “Un modo di essere”.
Riporto sotto una frase presente tra le prime pagine che mi colpì molto quando la lessi:
“Quando non sono apprezzato e valorizzato, non solo mi sento alquanto diminuito, ma il mio comportamento è effettivamente influenzato dai sentimenti.
Quando sono apprezzato fiorisco e mi espando, sono una persona interessante.
In un gruppo ostile e non valorizzante, non sono alcunché di definito”.
Che potere ha, quindi, l’accoglienza?
Ha lo stesso potere di un terreno fertile in cui un fiore ha la possibilità di crescere e fiorire in tutta la sua peculiare bellezza, di mostrare i suoi colori e di far espandere il suo profumo.