In un colloquio di coaching, così come di Counselling, la relazione si instaura in un campo ben preciso di ascolto, feedback, riformulazione, in totale assenza di giudizio.
In questo spazio si trovano, oltre ai due poli del dialogo, Coach o Counsellor e coachee o cliente, molte altre "persone" o "voci" che proiettano vissuti, prospettive, visioni di realtà: possono entrare in gioco la vittima oppure la depressa o, ancora, la presuntuosa o la sottomessa, l'estroversa, la permalosa, la polemica o l'insoddisfatta, e così via. Queste parti in cui ci riconosciamo nel nostro agire quotidiano, chiamate in causa, inconsciamente, nelle diverse interazioni sociali ed emotive, si strutturano su un bisogno non ascoltato, come, ad esempio, il bisogno di amore e di essere riconosciuti da chi amiamo fin dall'infanzia. Esse racchiudono un'energia che va contattata e rielaborata, in modo da trarne una risorsa più efficace per la nostra crescita personale.
Ecco allora riaffiorare un'emozione, la rabbia, e ora eccone un'altra, l'ansia e poi anche la gioia: anziché sentirle soltanto all'interno del proprio corpo, proviamo a dare loro un posto, mettiamole a sedere, già, su una sedia di fronte a noi oppure dove ci sembra più opportuno collocarle, una alla volta. Quella non è più una semplice sedia, ma un interlocutore simbolico con cui incominciamo a confrontarci in modo diretto, a tu per tu: quanto conta riuscire a "dare del tu" a queste forti vibrazioni che si impossessano del nostro corpo e anche della nostra mente, alterando il nostro comportamento? Conta molto, anzi moltissimo. La "sedia", in realtà, non è vuota, ma ospita una parte di noi, ce la ripropone come una vicina scomoda: il nostro obiettivo di crescita è quello di renderla un'alleata per entrare in confidenza con un "sé" che troppo spesso rimane imbrigliato tra le maglie di filtri e sovrastrutture che non fanno passare la luce, il bagliore dell'autoconsapevolezza.
Ci sono molti luoghi da conoscere dentro di noi, possiamo incominciare a dare loro un volto e a instaurare un dialogo continuo,fatto di domande, dubbi, risposte, intuizioni, basta sapere rimanere in autentico ascolto. Senza barare, senza alibi: difficile a farsi, ma è un modo per stringere amicizia con se stessi, per spogliarsi di ogni sovrastruttura e incominciare a camminare liberi.
In questo spazio si trovano, oltre ai due poli del dialogo, Coach o Counsellor e coachee o cliente, molte altre "persone" o "voci" che proiettano vissuti, prospettive, visioni di realtà: possono entrare in gioco la vittima oppure la depressa o, ancora, la presuntuosa o la sottomessa, l'estroversa, la permalosa, la polemica o l'insoddisfatta, e così via. Queste parti in cui ci riconosciamo nel nostro agire quotidiano, chiamate in causa, inconsciamente, nelle diverse interazioni sociali ed emotive, si strutturano su un bisogno non ascoltato, come, ad esempio, il bisogno di amore e di essere riconosciuti da chi amiamo fin dall'infanzia. Esse racchiudono un'energia che va contattata e rielaborata, in modo da trarne una risorsa più efficace per la nostra crescita personale.
Ecco allora riaffiorare un'emozione, la rabbia, e ora eccone un'altra, l'ansia e poi anche la gioia: anziché sentirle soltanto all'interno del proprio corpo, proviamo a dare loro un posto, mettiamole a sedere, già, su una sedia di fronte a noi oppure dove ci sembra più opportuno collocarle, una alla volta. Quella non è più una semplice sedia, ma un interlocutore simbolico con cui incominciamo a confrontarci in modo diretto, a tu per tu: quanto conta riuscire a "dare del tu" a queste forti vibrazioni che si impossessano del nostro corpo e anche della nostra mente, alterando il nostro comportamento? Conta molto, anzi moltissimo. La "sedia", in realtà, non è vuota, ma ospita una parte di noi, ce la ripropone come una vicina scomoda: il nostro obiettivo di crescita è quello di renderla un'alleata per entrare in confidenza con un "sé" che troppo spesso rimane imbrigliato tra le maglie di filtri e sovrastrutture che non fanno passare la luce, il bagliore dell'autoconsapevolezza.
Ci sono molti luoghi da conoscere dentro di noi, possiamo incominciare a dare loro un volto e a instaurare un dialogo continuo,fatto di domande, dubbi, risposte, intuizioni, basta sapere rimanere in autentico ascolto. Senza barare, senza alibi: difficile a farsi, ma è un modo per stringere amicizia con se stessi, per spogliarsi di ogni sovrastruttura e incominciare a camminare liberi.