C’è un grande dibattito intorno alla formazione e su quali percorsi siano più efficaci per garantire la preparazione dei futuri professionisti di coaching o di counseling: ‘più teoria, più pratica o più modelli?’. In particolare mi riferisco a quel tipo di formazione che predispone le persone ad un lavoro, ad apprendere delle routine di lavoro efficaci che preparano una professionalità, ma anche a coloro che vogliono realizzare nella vita i propri desideri, che vogliono crescere e imparare da insegnanti che spiegano in modo avvincente.
La realtà è che gli insegnanti esperti, i creatori di storie esperti, i maestri della relazione, sono spesso lontani dalle aule. Le persone che hanno le abilità necessarie per insegnare e coinvolgere un uditorio non sono interessati a un titolo d'insegnamento, lo esercitano. Parlano alle persone, trasmettono principi validi e aiutano le persone a cambiare. Sono persone che desiderano coinvolgere l’altro, vogliono tutta la sua attenzione e lo fanno chiedendo un cenno, una parola, un gesto. Sono persone che si chiedono se hanno ascoltato a sufficienza e cosa possono fare per avere tutta l’attenzione necessaria per andare avanti. Avanti per una pausa di riflessione, per una domanda, per un momento di meditazione. E allora, incoraggiamo le capacità della formazione coinvolgente dove la teoria è lieve, l’apprendimento degli standard è discreto, ma lo sviluppo delle abilità di base è al massimo. Perché è li che sta l’arte dell’apprendimento.
Come si insegna e dove si impara questa arte della comunicazione?
Si insegna facendo in modo che le persone vadano in quegli spazi dove ci sono persone che hanno il potere di coinvolgere e si impara prendendo appunti di quello che fanno. Si impara osservando il modo in cui il formatore si muove, il modo in cui parla con le mani. Si studia il modo in cui cammina sul palco, con orgoglio. Si impara ascoltando le metafore e le analogie, e si inizia ad imparare qualcosa che se esercitata diventa una chiave del fascino della comunicazione. Si impara come il gesto di una mano o l’innalzamento di un sopracciglio possano esprimere un’attesa o un’esortazione. Se riuscissimo a insegnare come creare questa magia potremmo rianimare persone in difficoltà, riaccendere l’immaginazione e cambiare la cultura dell’apprendimento.
La realtà è che gli insegnanti esperti, i creatori di storie esperti, i maestri della relazione, sono spesso lontani dalle aule. Le persone che hanno le abilità necessarie per insegnare e coinvolgere un uditorio non sono interessati a un titolo d'insegnamento, lo esercitano. Parlano alle persone, trasmettono principi validi e aiutano le persone a cambiare. Sono persone che desiderano coinvolgere l’altro, vogliono tutta la sua attenzione e lo fanno chiedendo un cenno, una parola, un gesto. Sono persone che si chiedono se hanno ascoltato a sufficienza e cosa possono fare per avere tutta l’attenzione necessaria per andare avanti. Avanti per una pausa di riflessione, per una domanda, per un momento di meditazione. E allora, incoraggiamo le capacità della formazione coinvolgente dove la teoria è lieve, l’apprendimento degli standard è discreto, ma lo sviluppo delle abilità di base è al massimo. Perché è li che sta l’arte dell’apprendimento.
Come si insegna e dove si impara questa arte della comunicazione?
Si insegna facendo in modo che le persone vadano in quegli spazi dove ci sono persone che hanno il potere di coinvolgere e si impara prendendo appunti di quello che fanno. Si impara osservando il modo in cui il formatore si muove, il modo in cui parla con le mani. Si studia il modo in cui cammina sul palco, con orgoglio. Si impara ascoltando le metafore e le analogie, e si inizia ad imparare qualcosa che se esercitata diventa una chiave del fascino della comunicazione. Si impara come il gesto di una mano o l’innalzamento di un sopracciglio possano esprimere un’attesa o un’esortazione. Se riuscissimo a insegnare come creare questa magia potremmo rianimare persone in difficoltà, riaccendere l’immaginazione e cambiare la cultura dell’apprendimento.