Come può vivere un essere umano con il cuore che ti spinge verso una direzione e la mente verso l’altra? Come può vivere un essere mano sapendo di dover trovare un equilibrio in tutto questo?
Ancora, come può vivere una essere umano con la consapevolezza che le sue scelte devono rispondere ad un impulso esterno e non interno?
Infine, come può vivere un essere umano che non si concede la possibilità di vivere i propri sentimenti e le proprie emozioni?
Le aspettative dell’ambiente e della società diventano pesanti come macigni. Le reti di rigidi e ambigui costrutti culturali e religiosi, ti intrappolano e ti costringono razionalmente e consapevolmente ad andare in una direzione opposta rispetto a quella che vorresti prendere.
Rimani lì.
Imbrigliato come un pesce in una rete di pescatori.
Diventa una gara di resistenza dove si creano nuove strutture di convinzioni, dove la tua realtà cambia forma e muta perchè in tutto questo dobbiamo gonfiare i nostri polmoni e respirare per poter vivere.
Posso solo immaginare come ci si possa sentire. Questa estate ho vissuto indirettamente esperienze complesse, di persone a cui voglio bene come fratelli e sorelle.
Persone con le quali sono cresciuto e con le quali ho condiviso molto e che ora si trovano a vivere questo conflitto interiore. Quando ascoltavo i loro racconti e vedevo i loro occhi riempirsi di lacrime un velo di tristezza mista compassione mi avvolgeva.
I racconti erano pieni di sentimenti ed emozioni raccontati senza timore e anche di una consapevolezza piena che chiama tutte le cose con il loro nome e che una volta contestualizzata con l’ambiente circostante crea frustrazione e dolore.
Infine la resa totale, dove il concetto più utilizzato è stato: “non ho il coraggio di…”. Questa affermazione crea un’alibi perfetto per non fare nulla.
Ho osservato questo processo fatto di momenti “up e down” estremamente veloci e la cosa che mi affascina di più è l’utilizzo del concetto di CORAGGIO.
Credo ci voglia coraggio per dare precedenza ai propri sentimenti ed emozioni, ma anche altrettanto coraggio per metterli da parte e restare dove si è.
La motivazione che sta alla base dell’atto che richiede coraggio, può essere la chiave e racchiude in se il significato.
Paura e malessere possono essere dei fattori motivanti, ma sembrano non bastare e allo stesso tempo il concetto di sentimento stesso viene a perdere di significato.
Ho capito che il significato di CORAGGIO non è unico e globale perchè esistono diverse letture. Il coraggio è composto da mattoncini con significati diversi tra loro: resilienza, determinazione, responsabilità, vitalità, tenacia, integrità. Assume importanza anche il contesto in cui si utilizza. Quindi capisco che è una cosa complessa ed estremamente strutturata.
Fermo i miei pensieri ed elaboro le mie emozioni nate dagli incontri con queste persone e penso al mio percorso in questa vita e capisco che il coraggio non è innato. E’ la somma di tanti fattori diversi tra loro. Che paura e malessere possono essere dei campanelli d’allarme, ma che da soli possono non essere sufficienti a far scoccare la scintilla.
Il coraggio come ogni cosa va scoperto, sentito, coltivato ed allenato.
Una persona può avere coraggio in determinati contesti della vita e in altri no.
Puoi averla in un momento specifico e in altri momenti no.
Il termine CORAGGIO deriva dal latino coratĭcum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cŏr, cŏrdis ’cuore’ e dal verbo habere ’avere’: avere cuore.
“Avere cuore”…credo sia questo il passaggio determinante per assimilare questo termine. Mettere al “centro” i nostri sentimenti e questa azione è quella che richiede più impegno e perseveranza di tutte.
Ancora, come può vivere una essere umano con la consapevolezza che le sue scelte devono rispondere ad un impulso esterno e non interno?
Infine, come può vivere un essere umano che non si concede la possibilità di vivere i propri sentimenti e le proprie emozioni?
Le aspettative dell’ambiente e della società diventano pesanti come macigni. Le reti di rigidi e ambigui costrutti culturali e religiosi, ti intrappolano e ti costringono razionalmente e consapevolmente ad andare in una direzione opposta rispetto a quella che vorresti prendere.
Rimani lì.
Imbrigliato come un pesce in una rete di pescatori.
Diventa una gara di resistenza dove si creano nuove strutture di convinzioni, dove la tua realtà cambia forma e muta perchè in tutto questo dobbiamo gonfiare i nostri polmoni e respirare per poter vivere.
Posso solo immaginare come ci si possa sentire. Questa estate ho vissuto indirettamente esperienze complesse, di persone a cui voglio bene come fratelli e sorelle.
Persone con le quali sono cresciuto e con le quali ho condiviso molto e che ora si trovano a vivere questo conflitto interiore. Quando ascoltavo i loro racconti e vedevo i loro occhi riempirsi di lacrime un velo di tristezza mista compassione mi avvolgeva.
I racconti erano pieni di sentimenti ed emozioni raccontati senza timore e anche di una consapevolezza piena che chiama tutte le cose con il loro nome e che una volta contestualizzata con l’ambiente circostante crea frustrazione e dolore.
Infine la resa totale, dove il concetto più utilizzato è stato: “non ho il coraggio di…”. Questa affermazione crea un’alibi perfetto per non fare nulla.
Ho osservato questo processo fatto di momenti “up e down” estremamente veloci e la cosa che mi affascina di più è l’utilizzo del concetto di CORAGGIO.
Credo ci voglia coraggio per dare precedenza ai propri sentimenti ed emozioni, ma anche altrettanto coraggio per metterli da parte e restare dove si è.
La motivazione che sta alla base dell’atto che richiede coraggio, può essere la chiave e racchiude in se il significato.
Paura e malessere possono essere dei fattori motivanti, ma sembrano non bastare e allo stesso tempo il concetto di sentimento stesso viene a perdere di significato.
Ho capito che il significato di CORAGGIO non è unico e globale perchè esistono diverse letture. Il coraggio è composto da mattoncini con significati diversi tra loro: resilienza, determinazione, responsabilità, vitalità, tenacia, integrità. Assume importanza anche il contesto in cui si utilizza. Quindi capisco che è una cosa complessa ed estremamente strutturata.
Fermo i miei pensieri ed elaboro le mie emozioni nate dagli incontri con queste persone e penso al mio percorso in questa vita e capisco che il coraggio non è innato. E’ la somma di tanti fattori diversi tra loro. Che paura e malessere possono essere dei campanelli d’allarme, ma che da soli possono non essere sufficienti a far scoccare la scintilla.
Il coraggio come ogni cosa va scoperto, sentito, coltivato ed allenato.
Una persona può avere coraggio in determinati contesti della vita e in altri no.
Puoi averla in un momento specifico e in altri momenti no.
Il termine CORAGGIO deriva dal latino coratĭcum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cŏr, cŏrdis ’cuore’ e dal verbo habere ’avere’: avere cuore.
“Avere cuore”…credo sia questo il passaggio determinante per assimilare questo termine. Mettere al “centro” i nostri sentimenti e questa azione è quella che richiede più impegno e perseveranza di tutte.