Il termine colloquio deriva dal latino cum loqui: parlare con, parlare insieme.
Questo ci porta a capire che c’è uno scambio verbale e linguistico all’interno di un processo comunicativo dove ci sono almeno 2 persone; colloquio quindi come mezzo di scambio nella comunicazione quotidiana. La conoscenza tra le persone passa attraverso lo scambio di idee, opinioni e informazioni col fine più o meno esplicito di avvicinare qualcuno, di trovare un accordo, di convincere e per comunicare efficacemente. È utile pensare a chi ci si rivolge, in che contesto, l’obiettivo dato e il linguaggio utilizzato.
Elemento centrale è l’ascolto, l’attitudine all’ascolto; ascoltare non è la stessa cosa che sentire perché comporta un processo attivo e complesso, ascoltare significa raccogliere informazioni da chi parla astenendosi dal giudicare ed assumendo un atteggiamento empatico, dimostrando attenzione in modo da incoraggiare la continuazione della comunicazione. Ed è solo facendo silenzio che io riesco ad ascoltare quello che l’altro ha intenzione di dirmi.
Come possiamo far passare il colloquio da un semplice strumento quotidiano ad un vero e proprio strumento scientifico, metodologico?
Grazie alla definizione di un metodo.
Si definisce metodo un insieme che possiede al suo interno delle regole rigorose che ne definiscono la struttura e che rimangono fisse e costanti, queste regole stabili permettono l’utilizzo del metodo in diversi contesti e gli elementi di stabilità permettono il suo adeguamento a situazioni tra loro molto diverse.
Il colloquio è un metodo e possiede numerosi ambiti di applicazione: Psicologia, Medicina, Giornalismo, Diritto, Servizio sociale, Ricerche di mercato e di marketing, Lavori aziendali, Coaching.
Il colloquio è anche uno strumento cioè ha una funzione, serve a qualcosa ed è anche uno strumento di misura (quantificazione).
All’interno di una situazione di colloquio possiamo individuare alcuni elementi generali:
Il colloquio è un particolare tipo di strumento caratterizzato da uno scambio verbale in una situazione dinamica di interazione psichica (azione, influenza reciproca) che permetta lo svilupparsi di un processo di conoscenza, per raggiungere tale obiettivo ci si basa sul consenso tra conduttore e partecipante a discutere, parlare, trattare insieme un tema o un argomento.
- Il processo di consenso si riferisce al trovare un accordo tramite il confronto su differenti esperienze e punti di vista individuali.
- Il consenso implica un clima collaborativo ed il rispetto reciproco degli individui, il condividere tutti i passaggi dello scambio, il rispettare e coltivare la ricchezza del punto di vista altrui senza prevaricare sull’altro, tenendo sempre in considerazione le dinamiche relazionali e di potere che possono attivarsi.
- Per facilitare la comunicazione, il conduttore usa tecniche non direttive, consente al soggetto di sentirsi valorizzato, non sottoposto a giudizio valutativo, trattato come una persona da un’altra persona di cui percepisce la disponibilità.
- DIVERSAMENTE, ritengono che la situazione dinamica e motivazionale del colloquio non debba essere necessariamente centrata sul rapporto emotivo.
- Si può creare anche su basi prevalentemente cognitive (ad es., nel colloquio di ricerca che approfondisce alcune tematiche).
Anche il colloquio di coaching può essere considerato un metodo, un metodo con cui attraverso una serie di incontri individuali, stimola nel coachee un processo di autosviluppo, che lo accompagna verso il raggiungimento di obiettivi professionali e personali.
L’esplorazione col chunking (nella psicologia cognitiva il termine chunk viene utilizzato per indicare un’unità di informazione, di conseguenza il chunking è il processo che permette di acquisire tale unità di informazione) serve anche a fornire una prima descrizione del sistema in cui il coachee agisce nonché dei suoi partecipanti.
Le domande circolari sono utili per costruire una mappa sistemica delle relazioni in cui il cliente deve conseguire un obiettivo. Per mezzo di domande circolari si aggira l’inevitabile egocentrismo del soggetto accompagnandolo verso altre posizioni percettive e altri panorami nella sua mappa. Tanto il coachee quanto il coach, attraverso le domande, cambiano costantemente sulla base dell’informazione offerta dell’altro. La circolarità è indispensabile allo sviluppo di una concreta visione sistemica.
Mentre alla fine o all’inizio di ogni sessione, oppure dopo insight importanti, le domande riflessive aiutano il coachee a capitalizzare ed elaborare.
Questi strumenti linguistici sono elementi essenziali in un colloquio di cambiamento, sia per le informazioni che forniscono, sia per gli insight che procurano, sia perché sono il punto di partenza per costruire riformulazioni di particolare efficacia.
Questi passaggi di colloquio iniziano con domande su un particolare schema e lì tornano alla fine, in modo che il coachee possa ridefinire i passaggi via via che acquisisce nuove informazioni. Dunque, hanno un andamento circolare, dove a ogni giro gli elementi nuovi arricchiscono il ciclo successivo.
Tecnicamente, una struttura ricorsiva; la scelta della sequenza tra i vari passaggi è decisa di volta in volta dal coach in base a come si sviluppa la sessione.
Usando l’arte della dialettica nel dialogo si piantano e
si seminano parole non sterili: poiché racchiudono in sé
un germe da cui nuove parole germogliano in altre
persone, esse sono capaci di rendere questo seme
immortale e rendono beato chi lo possiede. Platone, Fedro
Questo ci porta a capire che c’è uno scambio verbale e linguistico all’interno di un processo comunicativo dove ci sono almeno 2 persone; colloquio quindi come mezzo di scambio nella comunicazione quotidiana. La conoscenza tra le persone passa attraverso lo scambio di idee, opinioni e informazioni col fine più o meno esplicito di avvicinare qualcuno, di trovare un accordo, di convincere e per comunicare efficacemente. È utile pensare a chi ci si rivolge, in che contesto, l’obiettivo dato e il linguaggio utilizzato.
Elemento centrale è l’ascolto, l’attitudine all’ascolto; ascoltare non è la stessa cosa che sentire perché comporta un processo attivo e complesso, ascoltare significa raccogliere informazioni da chi parla astenendosi dal giudicare ed assumendo un atteggiamento empatico, dimostrando attenzione in modo da incoraggiare la continuazione della comunicazione. Ed è solo facendo silenzio che io riesco ad ascoltare quello che l’altro ha intenzione di dirmi.
Come possiamo far passare il colloquio da un semplice strumento quotidiano ad un vero e proprio strumento scientifico, metodologico?
Grazie alla definizione di un metodo.
Si definisce metodo un insieme che possiede al suo interno delle regole rigorose che ne definiscono la struttura e che rimangono fisse e costanti, queste regole stabili permettono l’utilizzo del metodo in diversi contesti e gli elementi di stabilità permettono il suo adeguamento a situazioni tra loro molto diverse.
Il colloquio è un metodo e possiede numerosi ambiti di applicazione: Psicologia, Medicina, Giornalismo, Diritto, Servizio sociale, Ricerche di mercato e di marketing, Lavori aziendali, Coaching.
Il colloquio è anche uno strumento cioè ha una funzione, serve a qualcosa ed è anche uno strumento di misura (quantificazione).
All’interno di una situazione di colloquio possiamo individuare alcuni elementi generali:
- Un fine o uno scopo
- Un oggetto o argomento di cui parlare
- Un accordo comune
- Un clima di agevolazione della conversazione
- La presenza di due persone di cui una pone questioni mentre l’altra risponde
Il colloquio è un particolare tipo di strumento caratterizzato da uno scambio verbale in una situazione dinamica di interazione psichica (azione, influenza reciproca) che permetta lo svilupparsi di un processo di conoscenza, per raggiungere tale obiettivo ci si basa sul consenso tra conduttore e partecipante a discutere, parlare, trattare insieme un tema o un argomento.
- Il processo di consenso si riferisce al trovare un accordo tramite il confronto su differenti esperienze e punti di vista individuali.
- Il consenso implica un clima collaborativo ed il rispetto reciproco degli individui, il condividere tutti i passaggi dello scambio, il rispettare e coltivare la ricchezza del punto di vista altrui senza prevaricare sull’altro, tenendo sempre in considerazione le dinamiche relazionali e di potere che possono attivarsi.
- Per facilitare la comunicazione, il conduttore usa tecniche non direttive, consente al soggetto di sentirsi valorizzato, non sottoposto a giudizio valutativo, trattato come una persona da un’altra persona di cui percepisce la disponibilità.
- DIVERSAMENTE, ritengono che la situazione dinamica e motivazionale del colloquio non debba essere necessariamente centrata sul rapporto emotivo.
- Si può creare anche su basi prevalentemente cognitive (ad es., nel colloquio di ricerca che approfondisce alcune tematiche).
Anche il colloquio di coaching può essere considerato un metodo, un metodo con cui attraverso una serie di incontri individuali, stimola nel coachee un processo di autosviluppo, che lo accompagna verso il raggiungimento di obiettivi professionali e personali.
L’esplorazione col chunking (nella psicologia cognitiva il termine chunk viene utilizzato per indicare un’unità di informazione, di conseguenza il chunking è il processo che permette di acquisire tale unità di informazione) serve anche a fornire una prima descrizione del sistema in cui il coachee agisce nonché dei suoi partecipanti.
Le domande circolari sono utili per costruire una mappa sistemica delle relazioni in cui il cliente deve conseguire un obiettivo. Per mezzo di domande circolari si aggira l’inevitabile egocentrismo del soggetto accompagnandolo verso altre posizioni percettive e altri panorami nella sua mappa. Tanto il coachee quanto il coach, attraverso le domande, cambiano costantemente sulla base dell’informazione offerta dell’altro. La circolarità è indispensabile allo sviluppo di una concreta visione sistemica.
Mentre alla fine o all’inizio di ogni sessione, oppure dopo insight importanti, le domande riflessive aiutano il coachee a capitalizzare ed elaborare.
Questi strumenti linguistici sono elementi essenziali in un colloquio di cambiamento, sia per le informazioni che forniscono, sia per gli insight che procurano, sia perché sono il punto di partenza per costruire riformulazioni di particolare efficacia.
Questi passaggi di colloquio iniziano con domande su un particolare schema e lì tornano alla fine, in modo che il coachee possa ridefinire i passaggi via via che acquisisce nuove informazioni. Dunque, hanno un andamento circolare, dove a ogni giro gli elementi nuovi arricchiscono il ciclo successivo.
Tecnicamente, una struttura ricorsiva; la scelta della sequenza tra i vari passaggi è decisa di volta in volta dal coach in base a come si sviluppa la sessione.
Usando l’arte della dialettica nel dialogo si piantano e
si seminano parole non sterili: poiché racchiudono in sé
un germe da cui nuove parole germogliano in altre
persone, esse sono capaci di rendere questo seme
immortale e rendono beato chi lo possiede. Platone, Fedro