Scrivere un post è di certo un ottimo allenamento per imparare a guardarsi dentro e anche un buon modo fare un po’ d’ordine “interno”. Quindi, seppur in questo caso si tratti più di una necessità che di una personale virtù, eccomi qui, in questo nebbioso pomeriggio di novembre a fare appello a tutta la mia creatività, cercando di comunicare qualche scoperta su me stessa o qualche conoscenza acquisita che potrebbe tornare utile a qualcuno, in ogni caso a provare a scrivere qualcosa di intelligente.
Niente da fare.
Complici la mia piccola creatura che si stiracchia dentro la mia pancia, la foto di papà qui sulla scrivania, il cofanetto in simil-pelle blu della mia laurea, abbandonato e impolverato in mezzo ad una pila di bollette da riordinare, … ecco che una dolce, tenera onda di malinconia e di ricordi piano piano sale dal cuore, e calda, morbidamente mi avvolge. Scelgo che ci sta, quindi la accolgo e per qualche istante mi lascio cullare.
E arriva lei. Grande, accogliente, rassicurante. Mia zia Rosina. E arriva vivido il ricordo di quelle domeniche pomeriggio in cui si andava a trovarla, io bambina, con mamma e papà.
Eccoti, enorme, massiccia, con quel retro profumo di candeggina, con le pattine in mano per preservare il tuo terrazzo veneziano lucido come uno specchio. Ed ecco che, abile ammaliatrice, ti prepari a compiere la magia: apri lo sportello della credenza e mi illustri tutti i gusti del semifreddo che hai .. vaniglia, cioccolato, fragola .. offrendoti di dare corpo a tale leccornia per me, con il tuo largo sorriso.
Ho l’acquolina, sono emozionata, mi sento le guance rosse e le mani sudaticce, il desiderio è tale che perfino non sento più i calzini di cotone sforacchiati grattarmi le gambe e bloccarmi la circolazione; fremo, la mia voce interiore grida “Fragola!! Fragola!!!” e mi immagino già lo sciroppo rosa che cola dalla giottesca pallina….
Ma ecco lo sguardo gelido di mamma che come un’inaspettata tormenta si cala su di me e raffredda il mio impeto, ricordandomi che .. NON SI DEVE DISTURBARE, quindi zia reciterò (a malincuore) il mio copione e ti risponderò “no, grazie”…. Fino a che tutte le scatole colorate del semifreddo verranno di nuove riposte nella credenza e non mi resterà che continuare a contare i pezzi arancioni del terrazzo veneziano, aspettando che i discorsi da grandi siano terminati.
….. “Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.
Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.”
(Giorgio Gaber – Non insegnate ai bambini) ….
Per fortuna oggi sono grandicella e il semifreddo me lo posso preparare da sola, anzi lo posso comodamente comprare, ma la cosa migliore dell’essere adulto è avere la capacità di riconoscere un bisogno antico da uno attuale, ma soprattutto aver capito che saper chiedere e saper afferrare una mano tesa per raggiungere ciò che il nostro cuore desidera, sono tra gli atti di onestà più pura e di maggiore grandezza che possiamo avere verso noi stessi.
Niente da fare.
Complici la mia piccola creatura che si stiracchia dentro la mia pancia, la foto di papà qui sulla scrivania, il cofanetto in simil-pelle blu della mia laurea, abbandonato e impolverato in mezzo ad una pila di bollette da riordinare, … ecco che una dolce, tenera onda di malinconia e di ricordi piano piano sale dal cuore, e calda, morbidamente mi avvolge. Scelgo che ci sta, quindi la accolgo e per qualche istante mi lascio cullare.
E arriva lei. Grande, accogliente, rassicurante. Mia zia Rosina. E arriva vivido il ricordo di quelle domeniche pomeriggio in cui si andava a trovarla, io bambina, con mamma e papà.
Eccoti, enorme, massiccia, con quel retro profumo di candeggina, con le pattine in mano per preservare il tuo terrazzo veneziano lucido come uno specchio. Ed ecco che, abile ammaliatrice, ti prepari a compiere la magia: apri lo sportello della credenza e mi illustri tutti i gusti del semifreddo che hai .. vaniglia, cioccolato, fragola .. offrendoti di dare corpo a tale leccornia per me, con il tuo largo sorriso.
Ho l’acquolina, sono emozionata, mi sento le guance rosse e le mani sudaticce, il desiderio è tale che perfino non sento più i calzini di cotone sforacchiati grattarmi le gambe e bloccarmi la circolazione; fremo, la mia voce interiore grida “Fragola!! Fragola!!!” e mi immagino già lo sciroppo rosa che cola dalla giottesca pallina….
Ma ecco lo sguardo gelido di mamma che come un’inaspettata tormenta si cala su di me e raffredda il mio impeto, ricordandomi che .. NON SI DEVE DISTURBARE, quindi zia reciterò (a malincuore) il mio copione e ti risponderò “no, grazie”…. Fino a che tutte le scatole colorate del semifreddo verranno di nuove riposte nella credenza e non mi resterà che continuare a contare i pezzi arancioni del terrazzo veneziano, aspettando che i discorsi da grandi siano terminati.
….. “Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.
Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.”
(Giorgio Gaber – Non insegnate ai bambini) ….
Per fortuna oggi sono grandicella e il semifreddo me lo posso preparare da sola, anzi lo posso comodamente comprare, ma la cosa migliore dell’essere adulto è avere la capacità di riconoscere un bisogno antico da uno attuale, ma soprattutto aver capito che saper chiedere e saper afferrare una mano tesa per raggiungere ciò che il nostro cuore desidera, sono tra gli atti di onestà più pura e di maggiore grandezza che possiamo avere verso noi stessi.