
“Mi ritrovai bella come una mente libera”
Martha Nussbaum (2002)
La più alta forma di libertà è quella che ci concediamo da dentro, sganciandoci da prigioni del pensiero, sorridendo ai tranelli della mente.
Le parole vanno ascoltate.
Cercando il termine “tranello” sul dizionario è possibile arrivare a delle immagini importanti.
“Rete, laccio, trappola” (www.etimo.it) Il termine deriva probabilmente da *trainello, der. di trainare (v. tranare); propr. «il trascinare in un’insidia» (www.treccani.it).
Dove ci trascina la nostra mente quando non è libera? A nostra insaputa ci porta entro tranelli determinati, a volte, da malintesi dovuti a interpretazioni culturalmente diverse, a meccanismi di difesa personali, a vissuti che creano distorsioni e pregiudizi, a predisposizioni emotive, alle ipotesi culturalmente coniate sia sul tempo che sullo spazio..
E’ possibile riuscire a liberarsi? O, almeno, ad essere consapevoli che non sempre siamo liberi?
Accogliamo la musicalità della “non musica”
Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.
(Sclavi, 2000)
L’ascolto è uno dei principali strumenti per mettere a fuoco la situazione in cui ci troviamo. Ascolto degli altri e di sé, verso gli infiniti mondi possibili. Quando capiamo dove siamo, però, non sempre ci piace perché, spesso, tale consapevolezza implica il dover “far qualcosa” per cambiare.
Uscire dalle coccole delle proprie certezze per dare spazio a qualcosa che non mette la persona a proprio agio costa fatica, tempo, energia; organizzare questa uscita non sembra economico e solo con una forte destabilizzazione capiamo che è tempo di “saltare”…cari amici…ricordate “la rana”?
L’ emergenza fa uscire dall’ordinario…straordinario!
Pensiamo a come sarebbe diverso e riuscissimo a guardare e riconoscere l’emergenza come opportunità, come un nuovo livello del sistema persona che ne consente l’apertura con la creazione di una nuovo ordine, come ordinaria.
Autori vari, tra cui Berger e Luckmann, sottolineano che il bagaglio sociale di conoscenze dell’individuo fornisce alla persona schemi di tipizzazione richiesti per le principali routines della vita quotidiana che offrono sicurezza rispetto al pensare a “cosa fare” in determinate situazioni. La validità della mia conoscenza del quotidiano è data per scontata a me stesso e agli altri fino a che non percepisco una dissonanza, una non musica, fino a che sorge un problema che non può essere risolto nei suoi termini e si presenta uno squilibrio. Evviva gli squilibri, allora. I non equilibri vanno amati. Ogni equilibrio attuale è prodotto di negoziazioni del sé in “rinnovati non equilibri”. Non occorre tuttavia un cataclisma per cambiare, sappiamo bene la potenza del battito di ali di una farfalla.
La resistenza al cambiamento ci porta a confermare il noto per rassicurarci: in fondo è sempre stato così..
A volte la mente per quel fenomeno che si chiama “profezia autoavverante” cerca e mette in evidenza aspetti di persone o di fatti che in realtà vanno a confermare ciò che pensiamo di sapere; cosa che ci offre sicurezza e allo stesso tempo una realtà falsata. Come se con una pila mettessimo in luce solo una parte di un fenomeno…il resto è solo nel buio che noi vogliamo lasciare ma non è che non ci sia.
Quanto bisogno abbiamo di avere sicurezza! La mente, invitata a questo procedere, ci prende per mano…prestiamo attenzione a dove ci porta.. la mente produce.. produce…prendiamola per mano.
La Dott.ssa Susanna Cancelli è esperta nei processi formativi. Si è laureata presso l’Università degli Studi di Verona e ha conseguito il Master Sviluppo Umano e Ambiente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore dove presta collaborazioni come docente di laboratorio nel Corso di Laurea di Scienze della Formazione e come formatore presso il Centro di Formazione Permanente.
Collabora con studi di consulenza e formazione.
Martha Nussbaum (2002)
La più alta forma di libertà è quella che ci concediamo da dentro, sganciandoci da prigioni del pensiero, sorridendo ai tranelli della mente.
Le parole vanno ascoltate.
Cercando il termine “tranello” sul dizionario è possibile arrivare a delle immagini importanti.
“Rete, laccio, trappola” (www.etimo.it) Il termine deriva probabilmente da *trainello, der. di trainare (v. tranare); propr. «il trascinare in un’insidia» (www.treccani.it).
Dove ci trascina la nostra mente quando non è libera? A nostra insaputa ci porta entro tranelli determinati, a volte, da malintesi dovuti a interpretazioni culturalmente diverse, a meccanismi di difesa personali, a vissuti che creano distorsioni e pregiudizi, a predisposizioni emotive, alle ipotesi culturalmente coniate sia sul tempo che sullo spazio..
E’ possibile riuscire a liberarsi? O, almeno, ad essere consapevoli che non sempre siamo liberi?
Accogliamo la musicalità della “non musica”
Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.
I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché incongruenti con le proprie certezze.
(Sclavi, 2000)
L’ascolto è uno dei principali strumenti per mettere a fuoco la situazione in cui ci troviamo. Ascolto degli altri e di sé, verso gli infiniti mondi possibili. Quando capiamo dove siamo, però, non sempre ci piace perché, spesso, tale consapevolezza implica il dover “far qualcosa” per cambiare.
Uscire dalle coccole delle proprie certezze per dare spazio a qualcosa che non mette la persona a proprio agio costa fatica, tempo, energia; organizzare questa uscita non sembra economico e solo con una forte destabilizzazione capiamo che è tempo di “saltare”…cari amici…ricordate “la rana”?
L’ emergenza fa uscire dall’ordinario…straordinario!
Pensiamo a come sarebbe diverso e riuscissimo a guardare e riconoscere l’emergenza come opportunità, come un nuovo livello del sistema persona che ne consente l’apertura con la creazione di una nuovo ordine, come ordinaria.
Autori vari, tra cui Berger e Luckmann, sottolineano che il bagaglio sociale di conoscenze dell’individuo fornisce alla persona schemi di tipizzazione richiesti per le principali routines della vita quotidiana che offrono sicurezza rispetto al pensare a “cosa fare” in determinate situazioni. La validità della mia conoscenza del quotidiano è data per scontata a me stesso e agli altri fino a che non percepisco una dissonanza, una non musica, fino a che sorge un problema che non può essere risolto nei suoi termini e si presenta uno squilibrio. Evviva gli squilibri, allora. I non equilibri vanno amati. Ogni equilibrio attuale è prodotto di negoziazioni del sé in “rinnovati non equilibri”. Non occorre tuttavia un cataclisma per cambiare, sappiamo bene la potenza del battito di ali di una farfalla.
La resistenza al cambiamento ci porta a confermare il noto per rassicurarci: in fondo è sempre stato così..
A volte la mente per quel fenomeno che si chiama “profezia autoavverante” cerca e mette in evidenza aspetti di persone o di fatti che in realtà vanno a confermare ciò che pensiamo di sapere; cosa che ci offre sicurezza e allo stesso tempo una realtà falsata. Come se con una pila mettessimo in luce solo una parte di un fenomeno…il resto è solo nel buio che noi vogliamo lasciare ma non è che non ci sia.
Quanto bisogno abbiamo di avere sicurezza! La mente, invitata a questo procedere, ci prende per mano…prestiamo attenzione a dove ci porta.. la mente produce.. produce…prendiamola per mano.
La Dott.ssa Susanna Cancelli è esperta nei processi formativi. Si è laureata presso l’Università degli Studi di Verona e ha conseguito il Master Sviluppo Umano e Ambiente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore dove presta collaborazioni come docente di laboratorio nel Corso di Laurea di Scienze della Formazione e come formatore presso il Centro di Formazione Permanente.
Collabora con studi di consulenza e formazione.