Cosa c’è di sbagliato nel voler capire? Credo sia un bisogno fondamentale dell’uomo, un istinto primordiale inconscio che lavora per farci sentire sempre al sicuro...
Eppure di fronte a certe storie la meraviglia prende il sopravvento sulla razionalità. Ti chiedi :<< come è possibile?>>...
Che poi queste storie, a pensarci bene, sono così incredibili che non sei nemmeno sicuro di voler capire... Vorresti solo farne parte, gioire...
Che storie sono?? Ancora qualche secondo.
D’altronde, si sa, è dura la vita del ricercatore... Sempre in mezzo fra lo slancio entusiastico in cui appare una visione e la realtà. E quella perenne necessità di dimostrare. Per cui o restringi il campo di ciò che vuoi affermare, oppure ti metti alla ricerca di quello che ancora non sai... Ma lo sai dentro. Scopri nuovi mondi, nuovi pensieri che molto si avvicinano a ciò che sai dentro...ma quando ti avvicini così tanto, ti vorresti lasciar andare, godere, abbandonare il classico atteggiamento prudente dello scienziato, che, anche quando fa la scoperta del secolo, si contiene, e buttarti anima e corpo in quella che per te, almeno in quel momento, è la verità. Già, la verità.... Ci siamo quasi, posso sentire l’ansia della mia, presto vostra, nostra, storia che sta per entrare sul palcoscenico... Ha sentito la parola verità e sa che sul copione è tre righe prima della sua battuta, il battito aumenta, l’ansia e la gioia pure.
Purtroppo il nostro regista ci riporta alla verità. Ma quale verità? Quella che sto scrivendo? Quella che sto immaginando? Quella che state vivendo? Forse quella che sta provando la nostra storia dietro le quinte? Oppure quella che famosi autori ti indicano come Assoluta? Verità che metti in dubbio, anche giustamente, ma di cui sei tanto infervorato, che vorresti infischiartene della ragione... Ed è qui che entra in gioco la nostra storia. Quasi a supportare coloro che, come me, col cervello sono convinti di una cosa, e col cuore dell’esatto opposto.
Si tratta di una storia vera, documentata, che ha per protagonista uno psicologo hawaiano, tale dott. Ihalekala Hew Len.
Allievo di una delle ultime Kahuna (guaritrici, detentrici di segreti) hawaiane, Morrnah Simeona, dal 1982 ne diffonde il metodo aggiornato di guarigione, chiamato ho’oponopono, la cui traduzione letterale è “correggere, mettere le cose al giusto posto”. Ok, fin qui, tutto molto strano, ma niente di straordinario...
Lo straordinario è che il dott. Hew Len da quando è stato assunto presso l’ospedale nazionale psichiatrico delle Hawaii nel 1984, nel corso di tre anni, lo ha fatto chiudere per mancanza di detenuti e senza mai averli incontrati, solo leggendo le loro cartelle cliniche.
E il personale, intervistato da Joe Vitale, giura che la situazione era veramente critica... Assenteismo dilagante fra gli infermieri per paura di attacchi, obbligo di manette per i detenuti quando raramente era permesso loro di uscire dalla cella, omicidi all’interno... Come ha fatto?
La risposta è: ho’oponopono. Sì, il metodo di cui accennavo sopra....
Si basa sull’accettazione che tutto in questo mondo, pensieri, emozioni, fatti, credenze, valori, comportamenti, problemi, sono una nostra creazione e in quanto tale ne siamo responsabili (ma non colpevoli) al 100%. Nel momento in cui questa difficilissima accettazione si attua, dal momento che il problema di turno che affrontiamo, lo abbiamo (coscientemente o incoscientemente) creato noi, basta assumersene la responsabilità interna, chiedendo al divino perdono per la parte di noi che condivide ed è causa del problema sperimentato, dicendo un sincero “mi dispiace” per la situazione, e poi due parole potenti come “Ti amo” e “Grazie”, le quali hanno il compito di neutralizzare i
pensieri inconsci negativi condivisi (con la persona o situazione di turno che percepiamo come un problema), e di trasformarli in amore.
Praticamente il dott. Hew Len ripuliva, tramite la ripetizione di questo mantra che vi ho brevemente spiegato “mi dispiace, ti prego perdonami, ti amo, grazie”, i propri pensieri o programmi, che, in quest’ottica particolare, erano causa del problema. Partendo dalla concezione che il mondo è dentro di noi e fuori esiste solo come proiezione del nostro sé, si chiedeva, quando incontrava un problema nel mondo esterno, quale fosse la radice interna a sé di questa proiezione problematica. Non stava però a ricercarne le cause, ma semplicemente ne prendeva atto, ne chiedeva perdono e ringraziava la divinità (il vero attore di questo processo di guarigione) amandola.
È più faceva questo standosene a casa sua a leggere le cartelle cliniche più i pazienti dell’ospedale miglioravano e veniva concesso loro di girare liberi per i corridoi della struttura, l’assenteismo si modificava, (di fronte ai progressi a visto d’occhio dei detenuti) in piacere del lavoro, e presto l’ospedale doveva chiudere per gli eccessivi costi di manutenzione rispetto all’esiguo numero di criminali al suo interno.
Ora io, ma anche voi, credo, si staranno dicendo... “Ma che diavolo??? ... Si, vabbè ammesso che sia vero, come ci è riuscito senza mai vederli o parlargli?
Il fatto è che sono alle prese con un dubbio esistenziale: credere a questa storia irrazionale che non programma piani risolutivi, percorsi per manipolare la realtà esterna, ma che si affida completamente al cambiamento interno e all’amore per agire sull’esterno, la prossima volta che mi si presenterà un problema o continuare a credere che il problema sia là fuori e a cercare, come fanno tutti, e meglio di me, alcune soluzioni.
Per esempio, secondo ho'oponopono dovrei credere che il traffico di esseri umani è una mia responsabilità, ma non dovrei cercare di fare pressioni sugli organi internazionali affinché adottino nuove strategie secondo me risolutorie (è un esempio, se ce le avessi, le avrei subito scritto al governo ;-) ) perché sarebbe ancora un modo non veritiero di cercare la soluzione definitiva, cioè là fuori, e non dentro di me. Sarebbe ancora come accusare qualcuno della situazione e delegare qualcun altro di risolvere il problema, invece di risolverlo io... Il problema è che il dott.Hew Len vive ancora e molti praticano ho’oponopono in tutto il mondo ma il traffico di vite umane c’è ancora.... Allora è inefficiente il metodo? È troppo grande questa memoria/ricordo negativo presente in tutte le persone del mondo e che causa il traffico di vite da essere estirpato in maniera visibile? Se esiste ho'oponopono perché le guerre esistono ancora?
È il rimuovere del tutto l’azione pratica che non mi convince.... Non la filosofia che c’è dietro di interconnessione di tutta la realtà.
Alcuni sostenitori ho'oponopono obietterebbero che non bisogna focalizzarci sui risultati, ma continuare a ripulirci.... Si, una vita di pulizia...bello, ma intanto le persone ogni giorno continuano a morire di fame uccise da un mondo di ineguaglianza.
Eppure c’è qualcosa di ho'oponopono che sento come vero... Cioè il fatto di dover cambiare se stessi per cambiare il mondo, o di vedere i problemi come opportunità di cura di te stesso, della tua crescita.
E se...fosse solo una questione di non crederci abbastanza? Non è forse vero che l’approccio alla risoluzione dei problemi è un fatto culturale? E non è forse vero che sentiamo il fascino orientale di una tensione verso l’infinito, verso la potenza, verso la pace e l’amore?
Fino ad ora per la pace moltissimo è stato fatto e galassie di cose ci sono ancora da fare, ma poche cose sembrano così potenti come quello che è successo nella storia fra il dott.Hew Len e i detenuti.
Forse se dessimo una chance all’irrazionalità e ci credessimo tutti davvero, chissà...