Ansia, ansia e ancora ansia. Sto verificando intorno a me situazioni che mi fanno dire: ‘accidenti, che momenti! Che disgrazie! Che debiti da ripagare! Che patemi per la sopravvivenza! Quante perdite economiche per le nostre aziende! Che incertezze per il futuro! Che malesseri fisici! Ci sono milioni di persone che stanno provando queste tensioni, minacce reali e preoccupazioni interiori. Persone in altalena, che si muovono e faticano ad immaginare di avanzare di un passo.
L’ansia è come un vuoto, uno spazio che si vive in un silenzio strano, che può generare una boccata d’aria solo se si riesce a decifrarne il metabolismo di base, riempiendo di significati ’l’’adesso’ e il ‘poi’.
L’adesso, per molti, è non pensare al disagio, al dolore o alla ripresa di domani, ma di apprezzare le piccole soddisfazioni di oggi: siamo vivi, siamo attivi, ci stiamo rigenerando di nuovi modi di stare insieme e i nostri pensieri hanno il tempo di respirare le atmosfere che ci circondano. Anche con momenti di sconforto e di pianto rigenerante.
Il ‘poi’ ha bisogno di momenti di rinnovamento: idee nuove su aspettative e abitudini, una migliore organizzazione mentale con schemi alternativi e più funzionali, una ristrutturazione delle credenze negative, un maggiore controllo sui propri pensieri.
In pratica, nello spazio tra l’adesso e il poi, dobbiamo fare un invisibile ma attivo lavoro di introspezione. Di ascolto, di osservazione, di attesa. E poi? Via con l’azione.
La psicologia ci insegna che l’ansia non risolve i problemi, ma è il problema che ha in sé la soluzione, se la cerchiamo attivamente. Noi, dalla nostra parte, dobbiamo cambiare qualcosa. Certamente qualche abitudine.
Ogni buon libro inizia con un delitto o un problema da risolvere. Ogni cambiamento inizia con una chiamata. La crisi.
Questa crisi ci richiama alle nostre responsabilità, quella di prenderci cura del nostro essere nel mondo. Grati!
L’ansia è come un vuoto, uno spazio che si vive in un silenzio strano, che può generare una boccata d’aria solo se si riesce a decifrarne il metabolismo di base, riempiendo di significati ’l’’adesso’ e il ‘poi’.
L’adesso, per molti, è non pensare al disagio, al dolore o alla ripresa di domani, ma di apprezzare le piccole soddisfazioni di oggi: siamo vivi, siamo attivi, ci stiamo rigenerando di nuovi modi di stare insieme e i nostri pensieri hanno il tempo di respirare le atmosfere che ci circondano. Anche con momenti di sconforto e di pianto rigenerante.
Il ‘poi’ ha bisogno di momenti di rinnovamento: idee nuove su aspettative e abitudini, una migliore organizzazione mentale con schemi alternativi e più funzionali, una ristrutturazione delle credenze negative, un maggiore controllo sui propri pensieri.
In pratica, nello spazio tra l’adesso e il poi, dobbiamo fare un invisibile ma attivo lavoro di introspezione. Di ascolto, di osservazione, di attesa. E poi? Via con l’azione.
La psicologia ci insegna che l’ansia non risolve i problemi, ma è il problema che ha in sé la soluzione, se la cerchiamo attivamente. Noi, dalla nostra parte, dobbiamo cambiare qualcosa. Certamente qualche abitudine.
Ogni buon libro inizia con un delitto o un problema da risolvere. Ogni cambiamento inizia con una chiamata. La crisi.
Questa crisi ci richiama alle nostre responsabilità, quella di prenderci cura del nostro essere nel mondo. Grati!