In questi ultimi giorni mi è capitato di usare il verbo “galleggiare” per identificare un comportamento.
Senza voler esprimere un giudizio e senza volerne dare un significato di bene o di male.
Da quel momento ho cominciato a riflettere.
Galleggiare….. in che senso? Come mi sento a pensare a quel verbo?
Osho direbbe che per raggiungere la beatitudine occorre fluire col fiume. Diventare fiume. Non c’è bisogno di nuotare. Basta “galleggiare” ed il fiume stesso ti porta all’oceano. La vita è un fiume. Non spingerlo e non sarai infelice.
Vero sicuramente. Questo è il fluire.
Il seguire il flusso senza opporre resistenze. Chiaramente avendo ben consapevolezza della scelta di voler seguire “quel” flusso, in quel particolare fiume, ovunque ti porti.
Senza poter scegliere di attraccare o cambiare affluente.
Sarà la corrente a decidere per te..
Ci può stare...
Anche le resistenze che ci creiamo devono sparire. Solo Flusso…
Bello il pensiero che tutto scorre e la corrente ti trascina. Vivere il momento. Vivere il qui e ora lasciandosi trasportare…
Ma non voglio “galleggiare” in quel modo!
O meglio… non solo così…
Voglio essere come un apneista, capace si di galleggiare in superficie e di lasciarmi trasportare dal flusso.. ma avendo al contempo la capacità, la tecnica e la pace interiore per avventurarmi nel profondo. Negli abissi di noi stessi, nell’oscurità di quel momento.
Per esplorare nel silenzio ciò che è sotto la superficie e che dall’alto è impossibile vedere.
Voglio toccare il fondo per sentire e vedere, e se il fondo è troppo lontano voglio comunque cercare di arrivare al limite così da entrare più in contatto con il fluido nel quale sono immerso…
Meno superficie, meno ego e molta più profondità, molta ma molta più anima!!
E ciò è quello che voglio dagli altri per me… E ciò è quello che voglio da me per gli altri!!
Troppi rimangono in quella che credono essere esplorazione della profondità ma invece non è altro che una superficie che tiene protetti, leggermente sollevati e lontani dalle paure dell’ignoto, con la bocca disponibile alla parola ma con orecchie ovattate dall’acqua e con quel leggero dondolio narcotizzante.
Fare il salto negli abissi richiede coraggio!! E ascolto del silenzio.. Il proprio ego tace, nessuna storia raccontata da altri e l’anima si appropria di tutto lo spazio vitale! Per renderti il viaggio un soggiorno calmo, pacifico e più lungo possibile.
Quindi coraggio !! Non galleggiamo solo ma scendiamo negli abissi dell’anima…
E solo allora, laddove nessun rumore invade la nostra mente, laddove nessun corpo può urtarci, laddove nessun nutrimento può avvenire attraverso gli altri, troveremo le risposte alle nostre domande di vita…
Il trasporto emotivo e l’amore che proveremo ci aiuteranno a ridurre il nostro desiderio di controllo e di conflitto e a porci con gli altri e le persone che amiamo con maggior ascolto, empatia e voglia di condividere la relazione.
Senza voler esprimere un giudizio e senza volerne dare un significato di bene o di male.
Da quel momento ho cominciato a riflettere.
Galleggiare….. in che senso? Come mi sento a pensare a quel verbo?
Osho direbbe che per raggiungere la beatitudine occorre fluire col fiume. Diventare fiume. Non c’è bisogno di nuotare. Basta “galleggiare” ed il fiume stesso ti porta all’oceano. La vita è un fiume. Non spingerlo e non sarai infelice.
Vero sicuramente. Questo è il fluire.
Il seguire il flusso senza opporre resistenze. Chiaramente avendo ben consapevolezza della scelta di voler seguire “quel” flusso, in quel particolare fiume, ovunque ti porti.
Senza poter scegliere di attraccare o cambiare affluente.
Sarà la corrente a decidere per te..
Ci può stare...
Anche le resistenze che ci creiamo devono sparire. Solo Flusso…
Bello il pensiero che tutto scorre e la corrente ti trascina. Vivere il momento. Vivere il qui e ora lasciandosi trasportare…
Ma non voglio “galleggiare” in quel modo!
O meglio… non solo così…
Voglio essere come un apneista, capace si di galleggiare in superficie e di lasciarmi trasportare dal flusso.. ma avendo al contempo la capacità, la tecnica e la pace interiore per avventurarmi nel profondo. Negli abissi di noi stessi, nell’oscurità di quel momento.
Per esplorare nel silenzio ciò che è sotto la superficie e che dall’alto è impossibile vedere.
Voglio toccare il fondo per sentire e vedere, e se il fondo è troppo lontano voglio comunque cercare di arrivare al limite così da entrare più in contatto con il fluido nel quale sono immerso…
Meno superficie, meno ego e molta più profondità, molta ma molta più anima!!
E ciò è quello che voglio dagli altri per me… E ciò è quello che voglio da me per gli altri!!
Troppi rimangono in quella che credono essere esplorazione della profondità ma invece non è altro che una superficie che tiene protetti, leggermente sollevati e lontani dalle paure dell’ignoto, con la bocca disponibile alla parola ma con orecchie ovattate dall’acqua e con quel leggero dondolio narcotizzante.
Fare il salto negli abissi richiede coraggio!! E ascolto del silenzio.. Il proprio ego tace, nessuna storia raccontata da altri e l’anima si appropria di tutto lo spazio vitale! Per renderti il viaggio un soggiorno calmo, pacifico e più lungo possibile.
Quindi coraggio !! Non galleggiamo solo ma scendiamo negli abissi dell’anima…
E solo allora, laddove nessun rumore invade la nostra mente, laddove nessun corpo può urtarci, laddove nessun nutrimento può avvenire attraverso gli altri, troveremo le risposte alle nostre domande di vita…
Il trasporto emotivo e l’amore che proveremo ci aiuteranno a ridurre il nostro desiderio di controllo e di conflitto e a porci con gli altri e le persone che amiamo con maggior ascolto, empatia e voglia di condividere la relazione.