Se avessi fatto, se avessi detto, se avessi capito. Tutti diciamo e facciamo così.
Il tempo giusto, l’armonia delle cose, i problemi in fila, non sono altro che un insieme di qualcosa che vorremmo controllare.
Quello che possiamo controllare sono le nostre reazioni, quello che possiamo anticipare sono le nostre aspettative, quello che possiamo sentire è ciò a cui prestiamo attenzione.
Quando il caso ci fa vivere qualcosa di inaspettato e non voluto, se avessimo fatto altre scelte, è una domanda seria?
Se non facessi questo lavoro, ad esempio, cosa farei di diverso?
E’ la solita vecchia domanda del cowboy solitario o è un modo di aprire altre porte?
Come facciamo a non preoccuparci dei nostri bisogni di base, quali protezione e cibo, e nel contempo prenderci cura di tutte le cose? Preferiamo forse occuparci solo di noi e del nostro punto di vista, o iniziamo a guardarci intorno e a chiedere aiuto? Aiuto per vedere, per affrontare, per riformulare.
E’ vero, ci muoviamo quando l’acqua è alla gola. Ma se ci accorgiamo di essere in un circolo vizioso, rompere gli schemi non è forse una specialità della creatività umana?
Credo che facciamo tutti così. Viviamo la vita velocemente, senza goderci il momento, troppo occupati ad attraversare di corsa le cose, per poter tornare ad occuparci di quello che dovremmo fare davvero.
Io ho questi flash di lucidità, perfetta lucidità, dove per un secondo mi fermo e penso: aspetta, è questa. Questa è la mia vita, farei meglio a rallentare a godermela.
Un giorno finiremo tutti sotto terra e sarà la fine. Ce ne saremo andati. Quindi credo che dovremmo amare ed essere amati, essere creativi e produrre, provare piacere. fare del bene e, soprattutto, fare del nostro meglio.
Il tempo giusto, l’armonia delle cose, i problemi in fila, non sono altro che un insieme di qualcosa che vorremmo controllare.
Quello che possiamo controllare sono le nostre reazioni, quello che possiamo anticipare sono le nostre aspettative, quello che possiamo sentire è ciò a cui prestiamo attenzione.
Quando il caso ci fa vivere qualcosa di inaspettato e non voluto, se avessimo fatto altre scelte, è una domanda seria?
Se non facessi questo lavoro, ad esempio, cosa farei di diverso?
E’ la solita vecchia domanda del cowboy solitario o è un modo di aprire altre porte?
Come facciamo a non preoccuparci dei nostri bisogni di base, quali protezione e cibo, e nel contempo prenderci cura di tutte le cose? Preferiamo forse occuparci solo di noi e del nostro punto di vista, o iniziamo a guardarci intorno e a chiedere aiuto? Aiuto per vedere, per affrontare, per riformulare.
E’ vero, ci muoviamo quando l’acqua è alla gola. Ma se ci accorgiamo di essere in un circolo vizioso, rompere gli schemi non è forse una specialità della creatività umana?
Credo che facciamo tutti così. Viviamo la vita velocemente, senza goderci il momento, troppo occupati ad attraversare di corsa le cose, per poter tornare ad occuparci di quello che dovremmo fare davvero.
Io ho questi flash di lucidità, perfetta lucidità, dove per un secondo mi fermo e penso: aspetta, è questa. Questa è la mia vita, farei meglio a rallentare a godermela.
Un giorno finiremo tutti sotto terra e sarà la fine. Ce ne saremo andati. Quindi credo che dovremmo amare ed essere amati, essere creativi e produrre, provare piacere. fare del bene e, soprattutto, fare del nostro meglio.