Fino a quando non capita un evento repentino solitamente doloroso, un evento per il quale la nostra principale risorsa che noi pensiamo cosi infinita ci viene mostrata per quello che è: non infinita!
Un evento per il quale il nostro lavoro, il nostro amore, tutto ciò in cui abbiamo scelto di perderci, di dedicarci, di crederci, di rispecchiarci, viene bruscamente interrotto.
Sino ad allora noi non decidiamo mai di rimettere mano al nostro modo di essere, a ripensarci, ad aprirci al cambiamento, a porci quelle domande che ci permetterebbero di ritrovarci e vivere meglio con noi stessi e di conseguenza con gli altri.
Ciò non avviene perché la paura di perdere e perderci è il nostro freno inibitore. Ma paura di che?
Crediamo che posticipare parole o situazioni permetterà comunque di trovare quella felicità persa da tempo, crediamo che il non dialogo ci aiuterà a mantenere lo status quo evitando modifiche sostanziali di quanto ogni giorno ci attende.
Cambiare è faticoso, a volte toglie il respiro, a volte ci appesantisce ulteriormente anziché liberarci da pesi dell’anima accumulati e di cui vorremmo disfarci. Cambiare non è cosa da tutti. O meglio occorrono strumenti ed aiuti per potersi predisporre.
Poi arriva appunto l’episodio portatore di sofferenza che senza chiederci il permesso si innesta sul nostro cammino e grazie al quale potremo fare un salto evolutivo se ne sapremo cogliere il valore e le potenzialità.
Un episodio che ci si pone davanti e che senza scampo ci fornisce un diverso punto di vista che solo a partire da quel particolare momento riusciamo a prendere in considerazione.
E’ come se qualcuno lo facesse apposta per vedere la nostra reazione: “E allora? Ora cosa fai? Come agisci? Come ti comporti? Come cambi? Come i nuovi pensieri possono trasformarsi in azioni?”
Ecco, quello è un momento fondamentale.
Legarsi al ritmo costante del gia noto o perdersi nel battito accelerato di ciò che potrebbe portarci ad un nuovo tutto da scrivere?
Come sempre la scelta è personale.
Si può vivere egregiamente qualunque sia la direzione di quel momento.
Imboccare qualsiasi strada con il desiderio di scoperta, di osservare ciò che di nuovo ci si presenta, con presenza di sé e con tempo per apprezzare il ritmo del viaggio e regolare il respiro.
Perché allora non agire fin da subito, da ora, senza attendere quell’episodio non governabile e non pianificabile per vivere appieno le nostre scelte, il nostro essere nel mondo, il nostro stare, ancora prima che tale evento spiacevole o toccante porti alla nostra attenzione questa nuova visione di cambiamento?
Perché non riflettere, ripensare e cambiare occhi fin da ora?
Cosa ne dici?
Dai che il tempo scorre…
Cominciamo?
Un evento per il quale il nostro lavoro, il nostro amore, tutto ciò in cui abbiamo scelto di perderci, di dedicarci, di crederci, di rispecchiarci, viene bruscamente interrotto.
Sino ad allora noi non decidiamo mai di rimettere mano al nostro modo di essere, a ripensarci, ad aprirci al cambiamento, a porci quelle domande che ci permetterebbero di ritrovarci e vivere meglio con noi stessi e di conseguenza con gli altri.
Ciò non avviene perché la paura di perdere e perderci è il nostro freno inibitore. Ma paura di che?
Crediamo che posticipare parole o situazioni permetterà comunque di trovare quella felicità persa da tempo, crediamo che il non dialogo ci aiuterà a mantenere lo status quo evitando modifiche sostanziali di quanto ogni giorno ci attende.
Cambiare è faticoso, a volte toglie il respiro, a volte ci appesantisce ulteriormente anziché liberarci da pesi dell’anima accumulati e di cui vorremmo disfarci. Cambiare non è cosa da tutti. O meglio occorrono strumenti ed aiuti per potersi predisporre.
Poi arriva appunto l’episodio portatore di sofferenza che senza chiederci il permesso si innesta sul nostro cammino e grazie al quale potremo fare un salto evolutivo se ne sapremo cogliere il valore e le potenzialità.
Un episodio che ci si pone davanti e che senza scampo ci fornisce un diverso punto di vista che solo a partire da quel particolare momento riusciamo a prendere in considerazione.
E’ come se qualcuno lo facesse apposta per vedere la nostra reazione: “E allora? Ora cosa fai? Come agisci? Come ti comporti? Come cambi? Come i nuovi pensieri possono trasformarsi in azioni?”
Ecco, quello è un momento fondamentale.
Legarsi al ritmo costante del gia noto o perdersi nel battito accelerato di ciò che potrebbe portarci ad un nuovo tutto da scrivere?
Come sempre la scelta è personale.
Si può vivere egregiamente qualunque sia la direzione di quel momento.
Imboccare qualsiasi strada con il desiderio di scoperta, di osservare ciò che di nuovo ci si presenta, con presenza di sé e con tempo per apprezzare il ritmo del viaggio e regolare il respiro.
Perché allora non agire fin da subito, da ora, senza attendere quell’episodio non governabile e non pianificabile per vivere appieno le nostre scelte, il nostro essere nel mondo, il nostro stare, ancora prima che tale evento spiacevole o toccante porti alla nostra attenzione questa nuova visione di cambiamento?
Perché non riflettere, ripensare e cambiare occhi fin da ora?
Cosa ne dici?
Dai che il tempo scorre…
Cominciamo?