“Nelle profondità del tuo essere c’è tutto ciò che è perfetto,
pronto a irradiarsi nel mondo attraverso di te.”
- Un corso in miracoli -
Se come Coach non abbiamo veramente compiuto quelle conquiste in cui stiamo cercando di aiutare i nostri clienti, difficilmente potremo facilitarli nel loro percorso trasformativo ed evolutivo. Ogni Coach è infatti una guida ma è anche un allievo rispetto alla sua professione.
Per fare tutto ciò, ma soprattutto per essere tutto ciò, il Coach ha bisogno di attivare in sé stesso le medesime risorse che attiva nella relazione di Coaching: auto-osservazione, autoriflessione, assenza di giudizio e di interpretazione, consapevolezza dei propri coni d’ombra o punti ciechi, connessione, fluidità, resilienza, visione sistemica [1].
Ci sono delle domande che possono, come una bussola, orientarci a una maggiore auto-consapevolezza nel nostro operare come professionisti:
L’aiuto di un Mentore o di un Supervisore è fondamentale per poter facilitare lo sviluppo continuo e la nostra fioritura personale come Coach. Serve infatti un serio, strutturato e impegnativo lavoro su di sé, che difficilmente da soli potremo portare avanti. Attraverso il rispecchiamento con un Mentore, possiamo invece acquisire nuove chiavi di lettura e alimentare in noi stessi quella trasformazione positiva, che serve ad accendere poi la miccia della trasformazione nei nostri Coachee.
Va inoltre continuamente coltivato, allenato e potenziato, c l’amore per il sapere, che è un tratto caratteriale indispensabile per chi vuole intraprendere la professione del Coach. Si tratta di quel desiderio forte di imparare e di comprendere, una spinta gentile interiore all’eccellenza, alla volontà di mettersi in gioco in obiettivi sfidanti di padronanza e di competenza, che fanno diventare il Coach stesso un “laboratorio esperienziale”, un perenne “cantiere in divenire”. È un viaggio che porta a ricercare e a scoprire nuovi strumenti, a studiare nuovi teorie o modelli che il Coach può sentire affini alla sua professione. È un vero e proprio moto dell’anima nello spostarsi verso l’oggetto del sapere, perché proprio attraverso questo processo, il Coach si ritrova cambiato, più ricco e più realizzato nella sua professione e essenza interiore.
Ogni sessione di Coaching e ogni cliente, diventa così una splendida occasione per affinare le proprie tecniche di coaching e allo stesso tempo per conoscere sé stessi sempre meglio e sempre più profondamente.
[1] La Potenza del Coaching – Emanuela Del Pianto – FrancoAngeli 2017
pronto a irradiarsi nel mondo attraverso di te.”
- Un corso in miracoli -
Se come Coach non abbiamo veramente compiuto quelle conquiste in cui stiamo cercando di aiutare i nostri clienti, difficilmente potremo facilitarli nel loro percorso trasformativo ed evolutivo. Ogni Coach è infatti una guida ma è anche un allievo rispetto alla sua professione.
Per fare tutto ciò, ma soprattutto per essere tutto ciò, il Coach ha bisogno di attivare in sé stesso le medesime risorse che attiva nella relazione di Coaching: auto-osservazione, autoriflessione, assenza di giudizio e di interpretazione, consapevolezza dei propri coni d’ombra o punti ciechi, connessione, fluidità, resilienza, visione sistemica [1].
Ci sono delle domande che possono, come una bussola, orientarci a una maggiore auto-consapevolezza nel nostro operare come professionisti:
- Sto andando nella direzione giusta?
- Cosa c’è dietro a questa sensazione di turbamento che sto avvertendo mentre il mio Coachee mi parla?
- Come risuona dentro di me quell’insuccesso che mi ha raccontato il Coachee?
- Cosa sto proiettando della mia storia nella storia del Coachee?
- In quale particolare momento della sessione ho perso di vista me stesso nella relazione con il Coachee?
- Cosa mi è più utile condividere con il Coachee, di quanto sento e provo nell’interazione tra di noi?
- Quali incroci della mia vita non ho ancora attraversato, che mi portano a reagire alle parole del Coachee in questo modo?
- Quali mie vulnerabilità e zone d’ombra sta facendo emergere questa specifica sessione di Coaching?
L’aiuto di un Mentore o di un Supervisore è fondamentale per poter facilitare lo sviluppo continuo e la nostra fioritura personale come Coach. Serve infatti un serio, strutturato e impegnativo lavoro su di sé, che difficilmente da soli potremo portare avanti. Attraverso il rispecchiamento con un Mentore, possiamo invece acquisire nuove chiavi di lettura e alimentare in noi stessi quella trasformazione positiva, che serve ad accendere poi la miccia della trasformazione nei nostri Coachee.
Va inoltre continuamente coltivato, allenato e potenziato, c l’amore per il sapere, che è un tratto caratteriale indispensabile per chi vuole intraprendere la professione del Coach. Si tratta di quel desiderio forte di imparare e di comprendere, una spinta gentile interiore all’eccellenza, alla volontà di mettersi in gioco in obiettivi sfidanti di padronanza e di competenza, che fanno diventare il Coach stesso un “laboratorio esperienziale”, un perenne “cantiere in divenire”. È un viaggio che porta a ricercare e a scoprire nuovi strumenti, a studiare nuovi teorie o modelli che il Coach può sentire affini alla sua professione. È un vero e proprio moto dell’anima nello spostarsi verso l’oggetto del sapere, perché proprio attraverso questo processo, il Coach si ritrova cambiato, più ricco e più realizzato nella sua professione e essenza interiore.
Ogni sessione di Coaching e ogni cliente, diventa così una splendida occasione per affinare le proprie tecniche di coaching e allo stesso tempo per conoscere sé stessi sempre meglio e sempre più profondamente.
[1] La Potenza del Coaching – Emanuela Del Pianto – FrancoAngeli 2017