Cosa può esserci d’aiuto nell’attività di coaching
È compito “principalmente” del coach instaurare una relazione facilitante con il coachee che si basi su Accoglienza, Fiducia, Autenticità, Ascolto. Questi 4 elementi li ho potuti individuare anche nell’esperienza di laboratorio Espressivo-teatrale svolto con Riccardo Manfredini; Mi spiego meglio:
Accoglienza. Credo di poter dire che l’accoglienza è una delle caratteristiche fondamentali anche in una esperienza come questa di lavoro espressivo-corporeo che trae molto spunto dal teatro. La grande maggioranza di giochi teatrali richiede di lavorare in coppia o in gruppo. Ma non ci si sceglie in anticipo. Il tutto è lasciato al caso. Si lavora sempre con compagni diversi e questo vuol dire allenarsi a “mettersi gli occhiali del coach”, lasciandosi alle spalle giudizi e pregiudizi sulle persone. Significa allenarsi a leggere linguaggi differenti soprattutto para-verbali, attraverso l’osservazione e l’ascolto attivo dell’altro.
Fiducia: Allo stesso modo come nel coaching anche nel lavoro teatrale è importante che venga stretta una forte alleanza con l’insegnante che come il coach diventa una figura di riferimento che ci accompagna verso una sempre maggiore consapevolezza del nostro corpo, delle nostre emozioni e delle nostre risorse espressive. Ma fiducia anche nel gruppo, ci sono alcuni giochi teatrali che aiutano in questo, magari svolti ad occhi chiusi in cui si è chiamati ad “affidarsi” ai compagni, che diventano la nostra guida nei movimenti e negli spostamenti nello spazio. Penso ad esempio all’esercizio svolto con le bende, a coppie, in cui uno dei due fa da guida all’altro bendato. Non è semplice o immediato fidarsi dell’altro in una condizione in cui noi non abbiamo riferimenti visivi circa dove vuole condurci. Così anche nel laboratorio di teatro Riccardo incarna un po' questa figura di conduttore, e noi ogni sera siamo un po' ciechi rispetto ciò che saremo chiamati a mettere in campo, anche rispetto al fine di ciò che stiamo facendo. Gli esercizi sul momento possono sembrare fine a se stessi a volte apparentemente solo ludici, ma non è così, il momento dei feedback finale aiutano a tirare le fila del lavoro svolto, aiutano a prendere coscienza di ciò che possiamo trarre da quella esperienza e riportare nella nostra vita.
Autenticità. È fondamentale che l’attore sia autentico, coerente rispetto ciò che sta comunicando. Ci sono giochi teatrali che lavorano sull’ improvvisazioni, a coppie, in piccolo gruppo o autonomamente. Quello che viene chiesto a chi va in scena è di entrare il più possibile “puliti”, senza prefigurarsi scenari di come potrà evolvere la situazione. Stare quindi solo con sé stessi, nel momento presente e nell’interazione con l’altro. Si pensa in genere, in maniera pregiudizievole, che il teatro sia finzione, un artefatto, un imbroglio quasi…non è così. O meglio siamo chiamati a sperimentare parti di noi che probabilmente non manifestiamo, o crediamo non ci appartengano. Ma in realtà sono solo gli opposti o le sfumature di noi entro cui ci muoviamo e che a volte nei ruoli che ricopriamo tutti i giorni non possiamo esprimere. Siamo sempre noi e serve autenticità nel sperimentarli, per risultare credibili.
Ascolto. Che dire sull’ascolto! Nel coaching l’ascolto è: orecchie, occhi, cuore e contesto. Tutti elementi propri anche del teatro, dove l’ascolto è a tutti i livelli nell’azione corale del gruppo. Se non ci si ascoltasse ognuno agirebbe o risponderebbe nell’interazione senza rispetto dei tempi dell’altro e quando un compagno è in difficoltà tutto si fermerebbe. Quindi l’ascolto, così come l’attenzione verso l’altro singolo o gruppo che sia, diventano fondamentali.
Cosa hanno in comune coaching e un laboratorio espressivo-teatrale, quindi, e come si possono coniugare in favore dell’aumento del benessere delle persone?
Partiamo dal coaching. Nella definizione dell’International Coach Federation, il coaching è una “partnership con i clienti, che attraverso un processo creativo stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale”. Il coaching quindi si basa sull’aumento delle possibilità della persona attraverso un processo creativo, che permette di rileggere in modo diverso la propria realtà e di cogliere possibilità inesplorate.
Insieme al potere della creatività, gli elementi chiave su cui il coaching fonda la propria efficacia sono, consapevolezza e responsabilità. Il coach infatti supporta la persona nel diventare consapevole di sé, del proprio modo di osservare il mondo, dei propri modi cronicizzati di comportarsi, e contestualmente l’aiuta a prendersi carico responsabilmente di problemi, obiettivi, risultati da conseguire, eleggendosi come parte attiva delle proprie scelte e dei contesti che vive.
Ed in qualche modo un laboratorio di teatro, attraverso giochi ed esercizi, favorisce o allena tutto questo. Oltre a favorire consapevolezza aumenta enormemente la fiducia in sé stessi, nelle proprie capacità e risorse che magari fino a quel momento non si conoscevano nemmeno. Favorisce una maggiore intraprendenza e conoscenza di sé. Da la possibilità di sperimentarsi in ruoli, situazioni in cui è possibile superarsi, uscire dai limiti più mentali che reali, che spesso ci autoinfliggiamo. Dico questo non in virtù di una qualche inconfutabile prova scientifica in mio possesso, ma semplicemente perché anche a me è successo, di riuscire ad attingere a risorse che non sapevo neppure di possedere e perché ho potuto osservare direttamente come tutti sappiano andare ben oltre le proprie e altrui aspettative pur spesso incontrando delle criticità nel farlo. E’ bello vedere te stesso ma anche i tuoi compagni di esperienza cambiare, aprirsi, tirare finalmente fuori quelle risorse prima tenute nascoste, timidamente celate, per insicurezza, paura del giudizio…
La consapevolezza genera abilità. Il teatro è un’attività artistica, creativa. Fare teatro apre alla persona la possibilità di sperimentarsi in ruoli diversi, di vivere su di sé personaggi e modi di vedere il mondo differenti dal proprio, di esprimere una gamma molto ampia di emozioni, comprese quelle che facciamo più fatica ad esprimere perché socialmente non accettate o per quell’immagine di perfezione che siamo chiamati a dare al mondo. È un terreno di gioco ideale per l’espressione della creatività, e da lì per la presa di consapevolezza e per l’assunzione responsabile di ruoli diversi. Per acquisire maggiore consapevolezza abbiamo bisogno di stimoli diversi e ogni attività sollecita differenti aspetti di noi.
Dalla consapevolezza corporea e dell’importanza che ha nella comunicazione, il teatro così come il coaching ci impongono di sviluppare una più fine attenzione ad un altro elemento comunicativo importante: la voce, in particolare il tono di voce della persona con cui stiamo interagendo potrebbe rivelare emozioni importanti e nascoste, e dovrebbe quindi essere ascoltato/usato attentamente.
Corpo, voce, linguaggio non verbale, ascolto, attenzione all’altro, presenza, autoconsapevolezza sono tutte caratteristiche che alleniamo nel teatro e che siamo chiamati ad esercitare nell’attività di coaching.
Accoglienza. Credo di poter dire che l’accoglienza è una delle caratteristiche fondamentali anche in una esperienza come questa di lavoro espressivo-corporeo che trae molto spunto dal teatro. La grande maggioranza di giochi teatrali richiede di lavorare in coppia o in gruppo. Ma non ci si sceglie in anticipo. Il tutto è lasciato al caso. Si lavora sempre con compagni diversi e questo vuol dire allenarsi a “mettersi gli occhiali del coach”, lasciandosi alle spalle giudizi e pregiudizi sulle persone. Significa allenarsi a leggere linguaggi differenti soprattutto para-verbali, attraverso l’osservazione e l’ascolto attivo dell’altro.
Fiducia: Allo stesso modo come nel coaching anche nel lavoro teatrale è importante che venga stretta una forte alleanza con l’insegnante che come il coach diventa una figura di riferimento che ci accompagna verso una sempre maggiore consapevolezza del nostro corpo, delle nostre emozioni e delle nostre risorse espressive. Ma fiducia anche nel gruppo, ci sono alcuni giochi teatrali che aiutano in questo, magari svolti ad occhi chiusi in cui si è chiamati ad “affidarsi” ai compagni, che diventano la nostra guida nei movimenti e negli spostamenti nello spazio. Penso ad esempio all’esercizio svolto con le bende, a coppie, in cui uno dei due fa da guida all’altro bendato. Non è semplice o immediato fidarsi dell’altro in una condizione in cui noi non abbiamo riferimenti visivi circa dove vuole condurci. Così anche nel laboratorio di teatro Riccardo incarna un po' questa figura di conduttore, e noi ogni sera siamo un po' ciechi rispetto ciò che saremo chiamati a mettere in campo, anche rispetto al fine di ciò che stiamo facendo. Gli esercizi sul momento possono sembrare fine a se stessi a volte apparentemente solo ludici, ma non è così, il momento dei feedback finale aiutano a tirare le fila del lavoro svolto, aiutano a prendere coscienza di ciò che possiamo trarre da quella esperienza e riportare nella nostra vita.
Autenticità. È fondamentale che l’attore sia autentico, coerente rispetto ciò che sta comunicando. Ci sono giochi teatrali che lavorano sull’ improvvisazioni, a coppie, in piccolo gruppo o autonomamente. Quello che viene chiesto a chi va in scena è di entrare il più possibile “puliti”, senza prefigurarsi scenari di come potrà evolvere la situazione. Stare quindi solo con sé stessi, nel momento presente e nell’interazione con l’altro. Si pensa in genere, in maniera pregiudizievole, che il teatro sia finzione, un artefatto, un imbroglio quasi…non è così. O meglio siamo chiamati a sperimentare parti di noi che probabilmente non manifestiamo, o crediamo non ci appartengano. Ma in realtà sono solo gli opposti o le sfumature di noi entro cui ci muoviamo e che a volte nei ruoli che ricopriamo tutti i giorni non possiamo esprimere. Siamo sempre noi e serve autenticità nel sperimentarli, per risultare credibili.
Ascolto. Che dire sull’ascolto! Nel coaching l’ascolto è: orecchie, occhi, cuore e contesto. Tutti elementi propri anche del teatro, dove l’ascolto è a tutti i livelli nell’azione corale del gruppo. Se non ci si ascoltasse ognuno agirebbe o risponderebbe nell’interazione senza rispetto dei tempi dell’altro e quando un compagno è in difficoltà tutto si fermerebbe. Quindi l’ascolto, così come l’attenzione verso l’altro singolo o gruppo che sia, diventano fondamentali.
Cosa hanno in comune coaching e un laboratorio espressivo-teatrale, quindi, e come si possono coniugare in favore dell’aumento del benessere delle persone?
Partiamo dal coaching. Nella definizione dell’International Coach Federation, il coaching è una “partnership con i clienti, che attraverso un processo creativo stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale”. Il coaching quindi si basa sull’aumento delle possibilità della persona attraverso un processo creativo, che permette di rileggere in modo diverso la propria realtà e di cogliere possibilità inesplorate.
Insieme al potere della creatività, gli elementi chiave su cui il coaching fonda la propria efficacia sono, consapevolezza e responsabilità. Il coach infatti supporta la persona nel diventare consapevole di sé, del proprio modo di osservare il mondo, dei propri modi cronicizzati di comportarsi, e contestualmente l’aiuta a prendersi carico responsabilmente di problemi, obiettivi, risultati da conseguire, eleggendosi come parte attiva delle proprie scelte e dei contesti che vive.
Ed in qualche modo un laboratorio di teatro, attraverso giochi ed esercizi, favorisce o allena tutto questo. Oltre a favorire consapevolezza aumenta enormemente la fiducia in sé stessi, nelle proprie capacità e risorse che magari fino a quel momento non si conoscevano nemmeno. Favorisce una maggiore intraprendenza e conoscenza di sé. Da la possibilità di sperimentarsi in ruoli, situazioni in cui è possibile superarsi, uscire dai limiti più mentali che reali, che spesso ci autoinfliggiamo. Dico questo non in virtù di una qualche inconfutabile prova scientifica in mio possesso, ma semplicemente perché anche a me è successo, di riuscire ad attingere a risorse che non sapevo neppure di possedere e perché ho potuto osservare direttamente come tutti sappiano andare ben oltre le proprie e altrui aspettative pur spesso incontrando delle criticità nel farlo. E’ bello vedere te stesso ma anche i tuoi compagni di esperienza cambiare, aprirsi, tirare finalmente fuori quelle risorse prima tenute nascoste, timidamente celate, per insicurezza, paura del giudizio…
La consapevolezza genera abilità. Il teatro è un’attività artistica, creativa. Fare teatro apre alla persona la possibilità di sperimentarsi in ruoli diversi, di vivere su di sé personaggi e modi di vedere il mondo differenti dal proprio, di esprimere una gamma molto ampia di emozioni, comprese quelle che facciamo più fatica ad esprimere perché socialmente non accettate o per quell’immagine di perfezione che siamo chiamati a dare al mondo. È un terreno di gioco ideale per l’espressione della creatività, e da lì per la presa di consapevolezza e per l’assunzione responsabile di ruoli diversi. Per acquisire maggiore consapevolezza abbiamo bisogno di stimoli diversi e ogni attività sollecita differenti aspetti di noi.
Dalla consapevolezza corporea e dell’importanza che ha nella comunicazione, il teatro così come il coaching ci impongono di sviluppare una più fine attenzione ad un altro elemento comunicativo importante: la voce, in particolare il tono di voce della persona con cui stiamo interagendo potrebbe rivelare emozioni importanti e nascoste, e dovrebbe quindi essere ascoltato/usato attentamente.
Corpo, voce, linguaggio non verbale, ascolto, attenzione all’altro, presenza, autoconsapevolezza sono tutte caratteristiche che alleniamo nel teatro e che siamo chiamati ad esercitare nell’attività di coaching.