Quando facciamo esercizi che ci invitano a esplorare lo spazio relazionale degli affetti, degli altri e dell’ambiente, quando spegniamo il giudizio e facciamo emergere sguardi, gesti e suoni liberatori, il corpo ride, suda, piange e la mente va in confusione.
Le emozioni, quando vengono riconosciute e liberate, sorprendono e confondono allo stesso tempo: il corpo si muove, emergono vissuti e polarità, e ciò che si prova è un’esperienza integra, totale, liberatoria. Senza giudizio.
Allo stesso tempo, gli stessi movimenti, relativizzati dalle nostre maschere, possono generare sbilanciamenti, dubbi, confusione, vergogna.
Nel frattempo, tutto diventa scoperta: dal buio più nero, agli abissi più profondi; dalla paura più ancestrale, alla fede più incrollabile.
Il corpo accompagna tutto questo. Mentre ci si muove, qualcosa fa ‘click’ dentro di noi, le emozioni trovano spazio, e ci si muove con fiducia alla scoperta di interezza, unicità e individuazione.
Per la mente, tutto questo, è un vero dilemma: è difficile integrare strati di dubbi e di maschere, e riuscire a vederli come una strada verso la realizzazione personale.
Per una persona normale che desideri crescere attraverso la conoscenza di sé e la libera espressione delle proprie alterità, è una meraviglia, è un immergersi in se stessi. Ma chi fa esperienze per finalizzare le proprie competenze sul lavoro o nello sport, il compito è arduo. Si tratta impiegare le proprie energie in sforzi appropriati.
Avere un’incrollabile fiducia nelle proprie capacità e nel contempo avere forti dubbi, è normale.
Sono due strade che conducono entrambe all’integrazione. Quella di fidarsi ciecamente è apparentemente più facile, basta assecondare le emozioni: avere fede.
Ma avere incertezze, dubbi e paure, sembra un percorso più difficile, ma altrettanto interessante: occorre modificare delle credenze.
Su tutto, non bisogna spingere a forza le emozioni nei recessi più oscuri dell’anima. Bisogna accettarle, apprezzarle e ... sperimentarle.
Si vedranno le cose per quello che sono e non sarà necessario annegare nelle emozioni degli altri.
Le emozioni, quando vengono riconosciute e liberate, sorprendono e confondono allo stesso tempo: il corpo si muove, emergono vissuti e polarità, e ciò che si prova è un’esperienza integra, totale, liberatoria. Senza giudizio.
Allo stesso tempo, gli stessi movimenti, relativizzati dalle nostre maschere, possono generare sbilanciamenti, dubbi, confusione, vergogna.
Nel frattempo, tutto diventa scoperta: dal buio più nero, agli abissi più profondi; dalla paura più ancestrale, alla fede più incrollabile.
Il corpo accompagna tutto questo. Mentre ci si muove, qualcosa fa ‘click’ dentro di noi, le emozioni trovano spazio, e ci si muove con fiducia alla scoperta di interezza, unicità e individuazione.
Per la mente, tutto questo, è un vero dilemma: è difficile integrare strati di dubbi e di maschere, e riuscire a vederli come una strada verso la realizzazione personale.
Per una persona normale che desideri crescere attraverso la conoscenza di sé e la libera espressione delle proprie alterità, è una meraviglia, è un immergersi in se stessi. Ma chi fa esperienze per finalizzare le proprie competenze sul lavoro o nello sport, il compito è arduo. Si tratta impiegare le proprie energie in sforzi appropriati.
Avere un’incrollabile fiducia nelle proprie capacità e nel contempo avere forti dubbi, è normale.
Sono due strade che conducono entrambe all’integrazione. Quella di fidarsi ciecamente è apparentemente più facile, basta assecondare le emozioni: avere fede.
Ma avere incertezze, dubbi e paure, sembra un percorso più difficile, ma altrettanto interessante: occorre modificare delle credenze.
Su tutto, non bisogna spingere a forza le emozioni nei recessi più oscuri dell’anima. Bisogna accettarle, apprezzarle e ... sperimentarle.
Si vedranno le cose per quello che sono e non sarà necessario annegare nelle emozioni degli altri.